Uno studio commissionato da EuPC al centro di ricerca austriaco TCKT indica che i sacchetti biodegradabili, compostabili od oxo-degaradbili, potrebbero inquinare i circuiti di riciclo del polietilene per film anche in concentrazioni inferiori al 2%. Quanto basta per far chiedere all’associazione europea dei trasformatori la creazione di circuiti separati per la raccolta e il recupero a fine vita di film e sacchetti biodegradabili.
La ricerca è frutto di 3.740 analisi su film ottenuti da 17 diverse miscele di rifiuti plastici, partendo da cinque diversi tipi di sacchetti reperiti sul mercato, non ancora usati: uno in polietilene vergine, tre in plastica biobased e compostabile, uno in plastica non biobased e degradabile.
I risultati indicano che aggiungendo fino al 5% di plastiche degradabili al polietilene vergine non si riscontrano problemi di processabilità, mentre le proprietà meccaniche diminuiscono con l’aumentare del contenuto di materiali degradabili, a eccezione della rottura all’allungamento, specialmente in direzione macchina, che risulta più elevata. Nel complesso, però, l’aspetto estetico del film e le proprietà meccaniche incominciano a degradarsi già a concentrazioni del 2%, in tutte le formulazioni esaminate.
Va comunque sottolineato che i test sono stati condotti miscelando plastiche biodegradabili da riciclo con polietilene vergine e non con polimero riciclato, come sarebbe stato forse più coerente ai fini di una simulazione.
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