L’azienda bergamasca Montello ha deciso di investire in una joint venture kenyota per operare nel settore del recupero e del riciclo della plastica, riducendo così la dipendenza del paese africano dall’importazione di questa materia prima dall’estero
Essere un’azienda sostenibile significa anche progettare e realizzare azioni in campo sociale che aiutino le persone a stare bene; significa creare nuovi posti di lavoro in grado di migliorare le condizioni di vita di donne, uomini e bambini; significa andare oltre le mura della propria azienda e occuparsi della crescita del territorio, ma anche di quella di paesi esteri disagiati, condividendo il proprio know how e la propria esperienza. Lo ha capito molto bene Montello, azienda bergamasca specializzata nel recupero e nel riciclo dei rifiuti di imballaggi in plastica post consumo e dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, che lo scorso ottobre ha siglato una joint venture con la PMI kenyota Pure Planet Recyclers, guidata da Richard Kainika, dalla quale è nata Pura Terra Recycling.
«Crediamo che l’Africa sia un continente con forti potenzialità di crescita nel settore in cui operiamo», ha detto Roberto Sancinelli, fondatore e presidente di Montello. L’opportunità è stata offerta da E4Impact, Fondazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, di cui l’azienda bergamasca è diventata socio imprenditore lo scorso anno. «Un’occasione propedeutica alla crescita dell’economia africana e un’opportunità per le imprese italiane – e per Montello nel caso specifico – non per delocalizzare l’attività, ma per presidiare un nuovo mercato che nei prossimi anni è destinato a crescere sempre di più e per sostenere un’azienda locale nella sua crescita. L’obiettivo, infatti, è mettere a disposizione la nostra esperienza per incrementare la quota di rifiuti raccolti e trasformarli in plastica seconda vita, riducendo così la dipendenza del Kenya dall’importazione della materia prima plastica dall’estero», ha precisato l’imprenditore.
Quella kenyota non è la prima esperienza di Montello nel continente africano. L’azienda lombarda, infatti, da qualche anno è presente anche in Senegal, sempre con una joint venture che si occupa operativamente dello sviluppo di attività di riciclo. «Attualmente abbiamo aperto contatti anche con altri paesi africani che ci hanno invitato a intervenire come esperti del nostro settore. In questo caso specifico, abbiamo scelto il Kenya perché tra i paesi del continente si sta posizionando come leader nella gestione dei rifiuti», ha spiegato Sancinelli.
Da tempo, infatti, il Kenya ha bandito con successo i sacchetti in plastica dal mercato e nell’estate 2022 ha emesso il Sustainable Waste Management Act, prima legge sulla raccolta differenziata e la creazione di una rete di centri di raccolta. Recentemente ha inoltre avviato la formalizzazione dei contratti in base ai quali i produttori di imballaggi di plastica saranno obbligati a versare un contributo per il loro riciclo e, infine, ha promosso iniziative sul tema come l’Africa Climate Summit 2023.
Non sono mancate le difficoltà
Durante il percorso non sono certo mancate le difficoltà. «La principale è stata sicuramente quella di individuare il partner locale con le giuste basi e le caratteristiche necessarie per il raggiungimento degli obiettivi prefissati», ha proseguito Sancinelli. «Nel creare una joint venture bisogna essere infatti allineati in termini di mission e di vision, oltre a condividere gli stessi valori.
Da non sottovalutare, poi, la conoscenza del territorio e le relazioni: in questo la collaborazione con Pure Planet Recyclers e il supporto di E4Impact sono stati di fondamentale aiuto. Credo fortemente nel lavoro di questa fondazione, con la quale abbiamo deciso di collaborare per sostenerne l’attività e fornire un concreto impegno allo sviluppo dell’economia circolare in Africa e alla creazione di nuovi posti di lavoro nel continente».
Risorse umane in crescita
Al momento nella nuova azienda africana lavorano circa dieci dipendenti, ma il potenziale di crescita è alto, tanto che la proprietà conta di rafforzare il numero delle persone impiegate parallelamente alla crescita della joint venture. «Attualmente la presenza di tutor è limitata perché faremo la formazione dirigenziale dei lavoratori locali direttamente presso la nostra sede a Montello, in provincia di Bergamo; un processo che richiede tempo», ha puntualizzato Sancinelli, che con la sua società metterà a disposizione della joint venture sia il know-how, quindi la propria competenza tecnologica e la visione globale, sia gli investimenti e tutte le risorse finanziarie che saranno necessarie.
«Montello ha sempre sviluppato progetti investendo solo risorse proprie e, poiché crediamo fortemente in questo progetto, metteremo in campo tutto l’impegno necessario, anche dal punto di vista finanziario», ha affermato l’imprenditore.
Obiettivi 2024 già fissati
Entro il 2024, Pura Terra Recycling punta a crescere aumentando i volumi sia della raccolta sia della produzione di nuovi manufatti in plastica, migliorando l’intero processo di riciclo e trasformando i rifiuti plastici raccolti in granuli con cui poi realizzare nuovi prodotti e manufatti in plastica seconda vita.
«Al momento siamo alla ricerca di una sede per un nuovo stabilimento, dove si svolgeranno le attività manifatturiere, mentre in quella attuale continueranno a essere effettuate la raccolta e le prime fasi di lavorazione. I macchinari sono in corso di definizione e di ordine. I nostri obiettivi sono quelli di aumentare raccolta e produzione, di creare nuovi posti di lavoro più qualificati e di diminuire la necessità d’importare plastica vergine in Kenya», ha specificato Sancinelli.
La Tanzania nel mirino
Un modello, quello Kenyota, che Montello intende replicare anche in altri paesi africani, stabilendo rapporti con altre aziende locali nel campo del riciclo.
«Ad esempio, recentemente, abbiamo incontrato una delegazione della Tanzania guidata dal Primo Ministro», ha confidato Sancinelli che, da buon imprenditore, guarda sempre al futuro. «Tra i nostri progetti futuri di sostenibilità sociale, c’è sicuramente quello di realizzare una struttura per la formazione al lavoro nei settori di trattamento, recupero e riciclo dei rifiuti a matrice organica e recupero e riciclo dei rifiuti di imballaggi in plastica. Formare le nuove generazioni, che saranno i veri protagonisti negli anni a venire, sarà il nostro modo di contribuire allo sviluppo ecologico, sociale ed economico delle imprese locali dei paesi in via di sviluppo», ha concluso Sancinelli.
L’acceleratore dello sviluppo
L’E4Impact Accelerator nasce nel 2018 a Nairobi ed è promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore attraverso E4Impact Foundation, grazie al supporto dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. L’obiettivo è quello di sostenere le competenze imprenditoriali dell’ecosistema keniota e favorire partnership con le aziende italiane interessate a investire in Africa.
L’Acceleratore offre alle startup del Kenya un’esperienza personalizzata, orientata all’azione e ai risultati, con l’obiettivo di far crescere i business, aumentare l’impatto positivo sulla comunità, facilitare gli investimenti e i collegamenti con i mercati regionali e internazionali, in particolare, appunto, quelli italiani.
Ad oggi sono 112 le aziende keniote, appartenenti a diversi settori, che hanno beneficiato del programma di E4Impact Accelerator. A loro vengono offerti: i collegamenti con aziende italiane interessate a una partnership in Kenya; un percorso formativo personalizzato; coaching e mentoring internazionale e locale; accesso a servizi professionali (legali, contabili, di comunicazione ecc.) e ai finanziamenti.
Carolina Parma