2023 positivo per i costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione

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Un anno ancora complessivamente positivo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, che ottiene così un nuovo record di produzione. Si allunga quindi il trend favorevole per il settore, che dovrebbe trovare conferma anche nel 2024. Questo, in sintesi, quanto illustrato da Barbara Colombo, presidente dell’associazione di categoria Ucimu-Sistemi per produrre, nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno, tenutasi il 13 dicembre presso il Palazzo Giureconsulti di Milano.

Esportazioni italiane di macchine utensili (gennaio-agosto 2023; valori in migliaia di euro; fonte: elaborazione Centro Studi Ucimu su dati Istat)

Come emerge dai dati di preconsuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, nel 2023, la produzione si è attestata a 7560 milioni di euro, segnando un incremento del 3,8% rispetto all’anno precedente. Il risultato è stato determinato dal buon andamento delle esportazioni, cresciute del 10,3% a 3825 milioni di euro. Il dato di export/produzione è tornato a salire, attestandosi al 50,6%.

Sul fronte estero, secondo l’elaborazione Ucimu sui dati Istat, nel periodo gennaio-agosto 2023 (ultimo dato disponibile), principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di settore sono risultati: Stati Uniti (356 milioni di euro, +26,7%), Germania (217 milioni, +8,8%), Cina (163 milioni, +34%), Francia (138 milioni +32,1%) e Polonia (128 milioni, +14,7%).

Le consegne dei costruttori italiani sul mercato interno sono risultate invece in leggera contrazione, fermandosi a 3735 milioni di euro, il 2% in meno rispetto al 2022. Consegne e importazioni – queste ultime in calo del 4,5%, a 2385 milioni di euro – hanno risentito della riduzione, seppur minima, del consumo, sceso del 3% a 6120 milioni di euro.

Le previsioni

Alfredo Mariotti, Barbara Colombo e Claudia Mastrogiuseppe, rispettivamente:direttore generale, presidente e responsabile relazioni esterne e ufficio stampa di Ucimu

Per il 2024, i costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione si attendono un consolidamento dei risultati degli ultimi anni: la produzione sarà trainata dalla domanda estera, a fronte di una modesta riduzione del consumo interno.

In particolare, secondo le previsioni elaborate dal Centro Studi Ucimu, nel 2024 la produzione crescerà a 7595 milioni (+0,5% rispetto al 2023), in virtù dell’incremento registrato dalle esportazioni, che si attesteranno a 4070 milioni di euro (+6,4%).

Le consegne dei costruttori sul mercato interno si fermeranno invece a 3525 milioni (-5,6%), in linea con il calo del consumo domestico che dovrebbe attestarsi a 5780 milioni di euro (-5,6%).

Anche le importazioni risentiranno del raffreddamento della domanda di investimenti in Italia, scendendo del 5,5% a 2255 milioni di euro. Il dato di export/produzione salirà ancora, attestandosi a 53,6%.

I commenti della presidente di Ucimu

La presidente di Ucimu, Barbara Colombo (a sinistra), e la rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Sciuto, hanno firmato lo scorso 12 dicembre un accordo triennale volto a potenziare il dialogo e la collaborazione tra le due organizzazioni

“Sebbene siano evidenti i segnali di rallentamento, il 2023 dei costruttori italiani chiude ancora con segno positivo; la produzione made in Italy di settore cresce mettendo a segno un nuovo record grazie ai buoni riscontri che le aziende hanno ottenuto oltreconfine”, ha commentato Barbara Colombo. “Tutto questo significa che, ancora una volta, le nostre imprese hanno saputo riorientare la propria offerta verso aree dove la domanda è più vivace, vale a dire i mercati esteri. Scongiurato il rischio recessione degli Stati Uniti, a fronte dell’instabilità geopolitica che ci troviamo a fronteggiare oggi, le imprese italiane sono anzitutto impegnate nel presidio dei mercati tradizionali: oltre agli USA, quello dei paesi UE dove, tra l’altro, speriamo nella ripresa della Germania, che è, da sempre, partner di prim’ordine per la meccanica italiana”.

“A questo proposito”, ha puntualizzato la presidente di Ucimu, “abbiamo recentemente presentato al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), un piano operativo di attività per il biennio 2024-2025, tra industrie della macchina utensile italiana e tedesca, volto a consolidare i rapporti di collaborazione tra i due sistemi industriali leader mondiali in questo settore. Sulla scorta delle esperienze passate e considerato il valore dell’intervento, riteniamo che questo programma debba essere svolto secondo un modello di collaborazione, anche economica, pubblico-privato. A fianco delle associazioni di categoria dei rispettivi paesi, per parte italiana, dovrebbero intervenire, a nostro avviso, oltre al Maeci, anche Sace, Simest, CDP e ICE-Agenzia”.

Abbinamento tra green e digitale per lo sviluppo del manifatturiero

“Sul fronte italiano”, ha continuato Barbara Colombo, “apprezziamo il lavoro svolto dalle nostre autorità di governo che hanno ottenuto il via libera da parte della Commissione Europea per finanziare, con il Repower EU, il piano transizione 5.0, che punta sull’abbinata green e digitale per sostenere lo sviluppo del manifatturiero secondo i criteri di risparmio energetico, considerando anche il tema, fondamentale, della formazione. Ora attendiamo di vedere la messa a terra dei provvedimenti che renderanno operativo questo piano”. “Parallelamente”, ha concluso la presidente di Ucimu, “al governo chiediamo un intervento di perfezionamento delle misure 4.0, al fine di estendere l’utilizzo delle stesse a una platea sempre più ampia di imprese. L’idea è quella di liberare maggiori risorse per gli investimenti di piccola taglia, che, ragionevolmente, sono appannaggio delle aziende più piccole, le quali, in linea generale, sono state, e sono tuttora, più restie a intraprendere la transizione digitale. Consapevoli del fatto che le diponibilità economiche sono scarse, riteniamo utile a questo scopo, l’innalzamento dell’aliquota del credito d’imposta del primo scaglione, ora fissata al 20%, a fronte dell’abbassamento del valore massimo dell’investimento agevolabile attualmente fissato a 2,5 milioni di euro”.


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