Marco Bedogni, Unindustria RE: “L’Emilia resiste”

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Marco Bedogni, CEO di Bear Plast di Reggio Emilia e presidente del Gruppo Gomma Materie Plastiche di Unindustria Reggio Emilia

«La politica deve dare fiducia agli imprenditori, perché le fabbriche devono essere riaperte in sicurezza. Per ricominciare. Per esserci. Non sono necessarie grandi forzature perché, se si escludono i settori strategici che operano a servizio della situazione emergenziale, quasi nessuno sta impegnando l’intera capacità produttiva». Così ha dichiarato a Plastix Marco Bedogni, CEO di Bear Plast di Reggio Emilia e presidente del Gruppo Gomma Materie Plastiche di Unindustria Reggio Emilia. Un sodalizio, quest’ultimo, che negli anni si è sempre dimostrato molto attivo e che anche in queste settimane tormentate dal Covid-19 tiene in contatto le 65 aziende associate (delle 100 del distretto reggiano) con un importante supporto informativo a 360 gradi.

Qual è la situazione per le imprese del vostro distretto?
Le nostre aziende stanno continuando a lavorare, seppure in modo parziale e dopo un’adeguata riorganizzazione degli aspetti sanitari, che sono la nostra prima preoccupazione dopo l’aspetto economico. Molti hanno già registrato perdite stimabili attorno al 15-20% nel mese di marzo e c’è il timore di un aprile con risultati decisamente più pesanti. Anche se con differenze che variano da azienda ad azienda, attualmente il denominatore comune è quello di un generale calo o annullamento di parte degli ordini, con il rinvio di commesse già acquisite. Chi lavora a contatto con il settore biomedicale, a partire dal distretto di Mirandola, è meno esposto rispetto a chi serve multinazionali estere, con filiere piene di incognite in molti punti della catena produttiva e logistica. C’è poi chi trasforma o commercializza prodotti molto legati alla stagionalità, come ad esempio accessori per biciclette e motocicli, che naturalmente si trova in una condizione molto difficile, anche in prospettiva. Sulla scorta di quanto successo nella mia azienda, posso dire che, dopo le prime difficoltà, l’attività è stata assicurata da forniture regolari, nonostante evidenti problemi nel settore dei trasporti legate all’aumento delle tariffe e alla difficoltà di reperire autisti per le aziende specializzate. Soprattutto all’inizio dell’emergenza in Italia, molti clienti esteri hanno sollecitato le consegne dei nostri prodotti nel timore di trovarsi poi di fronte a un blocco.

A quali aspetti di sicurezza avete posto maggiore attenzione?
La normativa basata sui codici Ateco ha costituito un vaglio piuttosto grossolano, ma quantomeno ha consentito al nostro settore di tenere aperte le aziende. Qualche collega, in modo prudenziale, ha disposto comunque una chiusura cautelativa soprattutto nelle prime fasi dell’emergenza, ma fortunatamente non si ha notizia di casi di contagio tra il personale, che avrebbe complicato la situazione. Il territorio reggiano, nel quale operiamo, ci ha certamente avvantaggiato: i collaboratori risiedono generalmente vicino alle aziende e non devono quindi esporsi all’uso dei mezzi pubblici per recarsi al lavoro. Inoltre, abbiamo da subito potuto contare su una buona disponibilità di presidi di protezione. L’associazione si è mossa per stimolare la condivisione delle informazioni e un’impresa tessile locale, Nuova Sapi, ha riorganizzato parte della produzione per produrre 150.000 mascherine al giorno, con le quali rifornisce le farmacie Comunali reggiane ma anche tutte le aziende associate a Confindustria.

SMART WORKING
Si è rivelato un utile alleato, che al termine dell’emergenza andrà tenuto in maggior considerazione per alcune mansioni

L’assistenza da remoto per le macchine e lo smart working si sono rivelati due strumenti utili?
Credo in percentuale davvero ridotta, limitata a impianti tecnologicamente moderni e ad aspetti legati alla regolazione più che alla manutenzione o alla sostituzione di pezzi di ricambio, che sono i casi più frequenti e per i quali l’impossibilità di una visita diretta del tecnico è fortemente penalizzante. La tecnologia si è invece rilevata un utile alleato per permettere di attivare le procedure di smart working e sotto questo aspetto l’accelerazione dei processi di digitalizzazione avvenuta negli ultimi anni, anche grazie agli incentivi dell’industria 4.0, ha certamente giovato. I reparti amministrativi e commerciali, come l’ufficio tecnico, hanno potuto continuare a lavorare abbastanza regolarmente con questa modalità, che ritengo debba essere tenuta in maggior considerazione per alcune mansioni al ritorno della normalità. Per le reti vendita, le più penalizzate in questo periodo per l’assenza di contatti diretti, il rapporto umano resta invece fondamentale.

L’emergenza Covid è occasione di riscatto, a livello di immagine, per il mondo della plastica?
Siamo passati da una campagna quasi quotidiana di demonizzazione alla scoperta che le nostre aziende sono strategiche per affrontare la battaglia contro il virus, a partire dagli ospedali. Nessuno si aspetta ringraziamenti, ma certo qualche riflessione, quando l’emergenza sarà passata, andrebbe fatta. In questo momento gli imprenditori hanno altro a cui pensare: la preoccupazione riguarda gli aspetti economici e finanziari, non solo per le singole aziende, ma in generale per un paese con il 130% di debito rispetto al PIL e la prospettiva che questa forbice possa crescere non poco nei prossimi mesi.

INCENTIVI
La Regione Emilia Romagna ha avviato misure a tasso zero con procedure snelle e il rimborso dei costi di istruttoria

A livello associativo, qual è l’opinione sugli interventi economici messi in campo dallo Stato?
Certamente servirà ancora del tempo per capire le modalità con cui eventualmente accedere ai 400 miliardi destinati alle imprese, dato che anche le banche che abbiamo consultato non sono state finora in grado di fornire indicazioni precise. In Emilia Romagna possiamo contare anche su uno strumento avviato dalla Regione, che prevede agevolazioni fino a 150.000 euro a tasso zero con procedure snelle e il rimborso dei costi di istruttoria. In entrambi i casi, comunque, andrebbero fatte valutazioni caso per caso. Si parla tanto di rischio per la liquidità delle aziende e per un imprenditore contrarre debiti, con la prospettiva di un calo di fatturato praticamente certo, è un passo da ponderare con attenzione. In questo momento, le imprese sono alla finestra per tentare di comprendere meglio ciò che avranno a disposizione e soprattutto se i benefici supereranno i rischi.

Nel vostro distretto si è utilizzata la cassa integrazione?
È uno strumento a cui più o meno tutte le imprese stanno facendo ricorso in modo parziale, organizzando rotazioni tra il personale. In questo momento serve riorganizzarsi in fretta e devo dire che in generale sta prevalendo il senso di responsabilità, anche dei sindacati. Le aziende hanno potuto gestire il personale sulla base delle reali necessità e anche tra i collaboratori domina la consapevolezza che i sacrifici di tutti debbano servire a garantire il futuro dell’azienda e conseguentemente dei posti di lavoro.

OPPORTUNITÀ
Sono arrivati segnali positivi da clienti esteri preoccupati per le difficoltà contingenti in Spagna e Portogallo

Le imprese più in difficoltà o ferme per legge rischiano di perdere clienti?
Con l’evolversi dell’epidemia in Europa e nel mondo tutti gli imprenditori hanno certamente avuto questa preoccupazione. Personalmente, quando il problema ha iniziato a manifestarsi in Italia, ho avuto il timore di perdere la possibilità di chiudere un importante contratto con il mio principale cliente in Francia, cosa che fortunatamente non è avvenuta.
Con il trascorrere del tempo e il propagarsi dell’emergenza, si stanno aprendo nuove opportunità: nel nostro settore sono arrivati segnali da clienti esteri preoccupati per le difficoltà di Spagna e Portogallo, ad esempio. Di tutt’altro tenore è certamente la situazione per molte aziende italiane oggi completamente ferme: soprattutto in quelle molto esposte con l’estero la preoccupazione è comprensibilmente alta.

Unindustria è da sempre orientata alla formazione nelle scuole. Il Covid ha penalizzato questa attività?
I ragazzi sono a casa e gli stage post diploma andranno inevitabilmente ripensati a settembre, ma il dialogo con gli insegnanti non si è fermato. Sfruttando le tecnologie digitali, si sono svolti con regolarità i comitati tecnici e le riunioni per progettare in anticipo il lavoro del prossimo anno scolastico, pensando a un rilancio del corso di studi dedicato alle materie plastiche attraverso l’acquisto di nuove attrezzature da mettere a disposizione delle scuole, ma anche con l’inserimento di corsi professionalizzanti che coprano l’intera filiera del settore e le competenze richieste dalla digitalizzazione. Dopo aver avviato, nel 2019, un corso di formazione per gli stampisti con l’Istituto professionale di Correggio, il proposito del Gruppo di Unindustria è di approcciare la robotica a bordo pressa e l’utilizzo dei sistemi MES con i docenti dell’Itis Einaudi, sempre a Correggio. La formazione non deve riguardare solo la conoscenza dei materiali e delle tecnologie di trasformazione, ma deve aprirsi anche ai processi più complessi.

FUTURO
C’è voglia di ripresa: le aziende hanno ordini da evadere e il personale manifesta con forza il desiderio di tornare a lavorare

Le prossime settimane saranno decisive. Come si vede alla fine di questa esperienza?
Nel nostro distretto ce la stiamo mettendo davvero tutta per “cadere in piedi”. C’è voglia di rimettersi in moto. Abbiamo ordini da evadere, le aziende sono state sanificate e il personale, ne ho quotidianamente la testimonianza, dopo il primo periodo di smarrimento oggi manifesta con forza il desiderio di tornare a lavorare. Non dico che non vediamo l’ora di ricominciare perché non ci siamo mai fermati, ma c’è bisogno di normalità.


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