Mandolesi di Guzzini: “Un nuovo modello di fabbrica”

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«La digitalizzazione di un’azienda implica il coinvolgimento di tutto il personale, dei diversi ruoli e delle diverse generazioni. Ma, quando si intraprende questo percorso, non è detto che siano proprio i più anziani a essere reticenti all’innovazione» sostiene Lorenzo Mandolesi, direttore Operations di Fratelli Guzzini.

Quando avete avviato il percorso verso la transizione digitale?
Agli inizi degli anni Duemila, la forte crisi che ha colpito il settore del retail ci ha imposto di pensare a un progetto di riconversione del nostro modello di fabbrica. Abbiamo implementato sistemi digitali in tutti i reparti, partendo dal gestionale per arrivare ai diversi ambiti di produzione. Da molti anni, quindi, disponiamo di un’ottima capacità di monitoraggio e controllo dei dati di processo che ci aiutano a raggiungere gli obiettivi stabiliti.

È stato facile?
Il percorso, durato anni, è stato fondamentale e ci permette oggi di contare su tecnici dotati di nuove skill professionali. Le attività di formazione messe in campo si sono rivelate determinanti per il conseguimento dell’obiettivo. Per favorire la predisposizione alle novità delle persone abituate a lavorare secondo schemi e procedure consolidate abbiamo organizzato dei corsi in modo interattivo e stimolante, strategia che ha dato ottimi risultati nell’introduzione in fabbrica di robot e cobot, oggi utilizzati con familiarità anche dagli operatori meno giovani. Lo stesso discorso vale per i sistemi di raccolta e interpretazione dei dati, che abbiamo implementato con successo anche grazie al supporto degli sviluppatori di tecnologia.

A suo parere, quale è stata la direzione prevalente dell’evoluzione tecnologica?
Ritengo che nell’ultimo decennio lo sviluppo della tecnologia abbia riguardato non tanto i processi di lavorazione delle materie plastiche, quanto la possibilità di rendere le macchine sempre più evolute nella capacità di dialogo con l’operatore. Tutto a vantaggio della qualità del prodotto finito, oltre che di una maggiore efficienza.

Quali vantaggi possono nascere dalla collaborazione con i fornitori partner?
La nostra azienda trasforma plastica per produrre oggetti per la tavola e la cucina, nonché complementi d’arredo. Un settore che può e deve attingere al miglioramento tecnologico derivante da altri comparti, come l’automotive, in cui la ricerca e sviluppo porta a una continua evoluzione dei materiali e dei processi. La collaborazione con partner tecnologici, ad esempio i costruttori di presse a iniezione, può favorire il processo di cross contamination a tutto vantaggio dell’innovazione.

La sostenibilità è un driver strategico. Avete in corso progetti dedicati?
Il nostro programma Circle è stato avviato nel 2019 con l’obiettivo di impiegare plastica rigenerata. Siamo stati una delle prime realtà nel nostro contesto a intraprendere un progetto che guardasse all’impiego di plastiche 100% da post consumo per la produzione di oggetti per la tavola, la cucina e la casa.
Oggi, i polimeri rigenerati rappresentano circa il 45% dell’intera produzione e raggiungeranno entro la fine dell’anno il 50%, con l’obiettivo di utilizzare esclusivamente materiale riciclato nel 2025.

Cosa prevede, invece, il futuro?
In occasione dei suoi 110 anni di attività (1912-2022), Guzzini ha deciso di realizzare la caraffa “110”, un omaggio al designer scandinavo Charles F. Joosten e alla sua linea drink beverage del 1957. “110” appartiene al programma Circle, ed è realizzata con bioplastiche derivate da residui di biomasse vegetali, dunque biobased, prodotte con materia riciclata e di origine rinnovabile. Un primato, se si pensa che è stato possibile rendere questo tipo di materiale trasparente come il cristallo e idoneo al contatto alimenti.


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