«Per un distributore di materie prime programmare approvvigionamenti e scorte è una priorità assoluta. E, in un contesto sempre più compromesso da shortage e caro polimeri, la digitalizzazione è un supporto irrinunciabile» afferma Luca Leonardi, l’amministratore delegato di Leonardi SpA.
Qual è la sua percezione dell’approccio alla digitalizzazione dei trasformatori?
In qualità di agenti di importanti costruttori di macchine e attrezzature per lo stampaggio a iniezione, la nostra filosofia è di stimolare i clienti a credere in tutte le potenzialità della digitalizzazione. Un compito facile, dal momento che abbiamo la fortuna di lavorare con molti imprenditori virtuosi, anche se non mancano realtà più scettiche.
La sua azienda ha in corso progetti dedicati alla digitalizzazione?
Dal momento che la nostra attività è più concentrata sulla distribuzione che sulla produzione, abbiamo investito in un magazzino automatizzato, dotato di carrelli automatici e applicazioni molto evolute, che ci stanno dando ottime soddisfazioni.
Quali fattori ritiene strategici per migliorare la competitività delle imprese?
Credo che nessuna realtà industriale, di qualunque dimensione, possa fare a meno di considerare tre elementi fondamentali: digitalizzazione, ecosostenibilità e formazione. E quest’ultima è un fattore essenziale per affrontare al meglio gli altri due aspetti. Il nostro compito è quello di supportare le aziende, anche le più piccole, non limitandoci alla “semplice” vendita di macchine e tecnopolimeri, ma cercando di fornire loro un servizio di formazione e informazione, che possa colmare la difficoltà dovuta alla mancanza di risorse interne adatte a presidiare al meglio questi nuovi aspetti. Leonardi Academy è nata proprio con questo scopo, fornendo ai clienti la possibilità di confronti diretti con i nostri tecnici per lavorare a progetti calati sulle singole realtà ed esigenze, ma anche aiutandoli con le normative e le occasioni offerte dai bandi regionali ed europei.
Un altro concetto chiave della ripresa è transizione ecologica. Pensa che il mondo della plastica saprà trarne vantaggio?
È una tendenza in grandissima evoluzione e un settore su cui tutti i principali produttori – e non solo – hanno deciso di investire, anche perché le normative stanno spingendo a un impiego sempre maggiore nei diversi campi di applicazione.
L’offerta di rigenerati è ormai molto ampia, con una qualità che punta a eguagliare quella dei materiali “vergini”. Anche noi siamo scesi in campo con il marchio Gaia, certificato IPPR Plastica Seconda Vita, che comprende materiati sia da post consumo sia post industriali. Quanto alle bioplastiche, oggi non ancora in grado di garantire le prestazioni dei tecnopolimeri, a mio parere vedranno uno sviluppo crescente soprattutto nelle applicazioni ad alto valore aggiunto.
Ritiene che i materiali green possano vincere l’ondata plastic free?
Sono convinto che gli sforzi dei produttori di polimeri e compound siano destinati a cambiare la percezione della plastica. La strada è ancora lunga, ma sicuramente riusciremo a vincere la sfida della sostenibilità, migliorando al contempo la competitività delle imprese del nostro settore.
Quali altri problemi urgenti sta affrontando il settore?
In questo momento il mondo delle materie plastiche sta affrontando una sorta di “tempesta perfetta”, con uno shortage e un caro materie prime mai registrato prima, che ha interessato anche i prodotti green, soprattutto quelli derivanti da scarti industriali. Mi auguro che il peggio sia passato, anche se le previsioni annunciano strascichi importanti per la prima parte del 2022, aggravati dall’impennata del costo dell’energia.