La trasformazione tecnologica si impara nel Distretto Digitale di Reggio Emilia

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Tra il 2018 e il 2019, sessanta imprenditori del territorio di Reggio Emilia, con la “regia” di Unindustria, si sono incontrati per confrontarsi sulle possibili strategie da attuare per rendere ancora più competitivo il loro sistema industriale, cercando di cogliere al meglio le sfide della digitalizzazione e soprattutto mettendo in campo progetti concreti che potessero supportare le aziende, a partire dalle PMI che rappresentano la spina dorsale dell’industria emiliana e italiana. È nato così il Distretto Digitale di Reggio Emilia che, diventato operativo nel 2020, ha già posto le basi per numerose attività in diverse sedi cittadine, anche se presto troverà la sua casa più grande e accogliente all’interno del Parco Innovazione che sta nascendo negli spazi delle ex Officine Meccaniche Reggiane. Il passato e il futuro della manifattura del territorio si daranno il cambio proprio nei capannoni che fino alla Seconda guerra mondiale hanno ospitato una delle più grandi fabbriche italiane. Una vera città nella città con oltre 13.000 lavoratori, capace di produrre per il comparto ferroviario e soprattutto aeronautico del paese, ma anche di incidere profondamente le vicende sociali della città.

L’eredità delle ex Reggiane

Nel 1944, con i bombardamenti del sito produttivo è iniziato un lento declino, con il progressivo ridimensionamento delle attività, passaggi di proprietà e l’abbandono finale del 2008. Ma le Reggiane sono riuscite a restare protagoniste. Sì, perché centinaia di ex lavoratori, negli anni del boom industriale, hanno messo a frutto le loro competenze per costruire tante piccole fabbriche di carattere famigliare, diventate nel tempo tantissime. Creando, di fatto, fortune e ricchezze di questa provincia fino ai nostri giorni.

Nel cuore di un territorio che ha avuto nella meccanica e oggi ha nella meccatronica – tema trasversale a tutti i settori merceologici – il suo fiore all’occhiello, che porta nel mondo le bandiere della Motor Valley, del food e della moda, e che ha la forza per formare significativi distretti anche nei settori della plastica e della ceramica, si è iniziato a lavorare al Distretto Digitale per renderlo operativo ben prima che si potessero aprire nuovi spazi in quest’area da 26 ettari, pari a un quinto del centro storico cittadino. Come a dire che da pragmatici quali sono, gli imprenditori reggiani hanno pensato a fare innovazione senza perdersi in troppe parole e a lavorarci prima ancora di poter disporre di una sede prestigiosa. Pensando quindi prima al contenuto che al contenitore.

Quattro pilastri, sei progetti

Il Distretto Digitale si sviluppa intorno a quattro linee strategiche: territorio, education, innovazione e internazionalizzazione, legate dal fil rouge della sostenibilità economica prima che ambientale. Per accelerare le tappe, Unindustria ha messo in campo personale dedicato, come un digital transformation manager che, oltre a essere impegnato nella formazione del personale interno, lavora a fianco delle imprese. Figura alla quale ne seguono – e presto ne seguiranno – altre. Prendono così il via diverse attività, confinate in ambienti fisici e concettuali che si intersecano in unico obiettivo: crescere seguendo la filosofia del “fare insieme”, che prevede una sempre più forte partecipazione attiva delle aziende e dei loro rappresentanti alle scelte associative.

Il primo progetto, ma solo in ordine cronologico, parte nell’ottobre 2020. Si tratta di Robo Lab, un ambiente di apprendimento innovativo nato per proporre laboratori didattici ai giovani (dalla scuola primaria a quella secondaria di secondo grado) con l’obiettivo di favorire un approccio pragmatico all’apprendimento delle Steam (Science Technology Engineering Art Mathematics). Poco più di un mese dopo muove i suoi primi passi lo Human & Technology Training Center (HTTC), un ambiente dove si studiano, si organizzano e si tengono percorsi di formazione specialistica rivolti a giovani, adulti, manager e imprese, dedicati allo sviluppo delle competenze per la trasformazione digitale. All’inizio del 2021 si inaugura il Tech-Up Accelerator per ospitare le start up che si preparano a entrare in relazione con il mercato, con imprese consolidate e con finanziatori, ai quali proporre progetti di accelerazione, incubazione e supporto nella ricerca di partnership industriali e nella raccolta di capitali. Infine, nel luglio 2021 partono le attività del Digital Automation Lab (DAL), un laboratorio aperto dove le imprese possono sperimentare soluzioni di automazione, robotica, visione, digital twins e modelli di simulazione virtuale, con il supporto di tecnici specializzati secondo un approccio Test before Invest. Parte fondante del Distretto è anche l’impegno nei confronti della formazione scolastica e accademica, che ha favorito l’avvio dell’ITS Digital Makers per la preparazione di tecnici in grado di operare nella gestione digitale di impianti industriali automatizzati, nell’installazione e nel collaudo di impianti ad automazione avanzata, mentre in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio (Unimore) sono stati progettati due nuovi corsi di laurea in discipline digitali, rispettivamente in Ingegneria per l’industria digitale e Data Science.

Robo Lab è un ambiente innovativo, nato per proporre laboratori didattici ai giovani, dalla scuola primaria a quella secondaria di secondo grado, con l’obiettivo di favorire un approccio pragmatico all’apprendimento delle STEAM

Dove la scienza si impara da piccoli

Cominciamo da quello che può essere considerato il “tempo zero” della formazione digitale. Nato come laboratorio territoriale per favorire l’occupabilità, oggi Robo Lab è il centro di una vasta attività di orientamento per alunni dalla terza elementare alla quinta superiore. Dotato di quattro robot modulari (e.DO) appositamente realizzati per la didattica, è aperto a tutte le scuole della provincia offrendo pacchetti da quattro ore durante l’anno scolastico, parametrati secondo età e grado di istruzione degli studenti. «Lo abbiamo pensato per far conoscere e appassionare i ragazzi alle materie Steam» spiega Alberto Seligardi, responsabile dell’Ufficio Studi e dell’Area Educational di Unindustria Reggio Emilia. «I circa 80 laboratori organizzati finora, totalmente gratuiti, hanno mandato in overbooking il calendario, riscuotendo grande interesse tra le scuole del territorio. Il centro è utilizzato per attività laboratoriali anche dagli otto istituti superiori reggiani con indirizzo tecnico industriale, che lavorano su pacchetti didattici per gruppi di cinque-sei studenti, utilizzando i robot per misurarsi con le competenze matematiche acquisite».

Il luogo della formazione

Cambiando fascia di età, il percorso nella cultura digitale continua nello Human & Technology Training Center, che ha già coinvolto nei corsi di formazione specialistica giovani inoccupati e disoccupati di tutte le età.
«Ci rivolgiamo a persone e imprese, aiutando le prime a riqualificarsi o ad accedere per la prima volta a nuove professionalità, possibilmente legate al mondo digitale, e le seconde a progettare percorsi personalizzati sulle specifiche esigenze» spiega Anna Balboni, responsabile HTTC. «Così facendo, coinvolgiamo direttamente gli imprenditori, agevolando l’incontro tra domanda e offerta in un territorio dove le aziende sono protagoniste di un’incessante richiesta di manodopera specializzata».
Le attività vengono condotte con la regia del CIS, la scuola di formazione di Unindustria, in collaborazione con diverse agenzie per il lavoro. Il Centro ospita anche corsi post diploma, finanziati dalla Regione, con 500 ore di aula e 300 di stage.

Il Digital Automation Lab è una fabbrica dimostrativa dove le aziende possono sperimentare soluzioni di automazione e robotica con il supporto di tecnici specializzati secondo un approccio test before invest

La fabbrica dimostrativa

Andrea Parmeggiani, General Manager del Tecnopolo Reggio-Emilia, ci introduce assieme ad Anna Balboni negli spazi del Digital Automation Lab, un laboratorio dove la formazione è tagliata su misura per le esigenze delle imprese che desiderano intraprendere o migliorare il proprio percorso nel processo di transizione digitale. «Ci occupiamo in modo strettamente integrato delle tecnologie di processo, come automazione e robotica, ricreando una fabbrica dimostrativa perfettamente organizzata, dove coesistono attrezzature e software – gli stessi che utilizzano le aziende –, ma anche formatori che rivestono i diversi ruoli degli operatori dello stabilimento, dal direttore della produzione al tecnico specializzato nell’interpretazione dei dati di processo» racconta Andrea Parmeggiani. «Grazie al supporto dei nostri partner tecnologici disponiamo di una linea di assemblaggio, un banco di lavoro con tecnologia AGV, un magazzino verticale per la logistica e un MES che garantisce la perfetta interoperabilità. Un modello di fabbrica digitale in cui sono presenti anche elementi tecnologici direttamente connessi al lavoro dell’operatore, come un esoscheletro passivo, sistemi di visione HoloLens, visori a realtà mista».

Al DAL possono accedere sia le imprese che vogliono avvicinarsi a questo mondo, sia quelle già strutturate, che in tal modo riescono a colmare lacune su particolari settori della digitalizzazione di fabbrica. Possono contare su una struttura composta da cinque persone, cui si aggiungono di volta in volta partner tecnologici e docenti con competenze specifiche. «Qui si viene per conoscere e capire» precisa Andrea Parmeggiani. «Non siamo uno showroom e non vendiamo tecnologia, ma servizi di accompagnamento. Ci proponiamo di essere un vero laboratorio delle imprese dove – ci piace pensare – non solo si acquisiscono competenze dirette, ma si apre la mente a nuovi scenari, con la massima concretezza possibile, perché offriamo anche servizi di progettazione per soluzioni di automazione ad hoc per la singola azienda».

Il Tecnopolo è uno spazio aspecifico e al contempo altamente specializzato dove coesistono laboratori avanzati sul biogas, la robotica e l’alimentazione, ma anche di ricerca e sviluppo nel settore delle materie plastiche

L’ecosistema dell’innovazione

Tutto riconduce dove è iniziata la storia di Reggio Emilia come città della manifattura. I primi capannoni riqualificati delle ex Reggiane ospitano il Parco Innovazione, che funge da dealer per mettere in contatto il mondo dell’impresa con i settanta laboratori di ricerca industriale dell’Emilia-Romagna, che rispondono a richieste ed esigenze specifiche o, attraverso incontri dedicati, organizzano presentazioni per diffondere i risultati delle loro ricerche. «Lavoriamo anche con le aziende che non dispongono di adeguate strutture per effettuare prove di laboratorio e per questo si appoggiano a noi, in modo che la ricerca sia orientata alle effettive esigenze» prosegue Andrea Parmeggiani. Ospitando un panel davvero eterogeneo, il Tecnopolo è uno spazio aspecifico e allo stesso tempo altamente specializzato. «Ci sono laboratori avanzati sulla filiera del Parmigiano Reggiano, sull’alimentazione, il biogas e la robotica. Si effettuano studi di entomologia, ma anche di ricerca e sviluppo nel settore delle materie plastiche, per il quale stiamo lavorando a studi complessi sulla tracciabilità in ottica di economia circolare».

Quando il progetto di riqualificazione sarà terminato, gli spazi delle ex Reggiane ospiteranno tutte le attività legate al Distretto Digitale oggi declinate in diverse sedi cittadine. Ma ci sarà posto anche per il Polo digitale dell’Università, per un incubatore di nuove imprese, per gli uffici degli Ordini professionali, oltre che per le sedi private di diverse aziende, alcune delle quali già operative. «La nostra mission è rendere sempre più attrattivo questo luogo e l’esperienza ci sta insegnando che chi inizia a frequentarlo ne capisce il valore e rimane. Quindi lavoriamo perché questi spazi siano sempre più ricchi di iniziative, progetti e concretezza» conclude Andrea Parmeggiani. Così, nei capannoni che nel passato hanno ospitato il lavoro di decine di migliaia di reggiani, sottratti all’abbandono dopo la fine di un’era industriale, il cerchio si chiude guardando il futuro.

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