Coripet: una nuova plastica per un’economia green e circolare

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Con 1206 ecocompattatori e 5800 tonnellate di PET riciclate, il consorzio contribuisce a raggiungere gli obiettivi imposti dalla SUP. Ma si può (e si deve) fare meglio per rispettare le deadline del 2025 e del 2030.

“Raccogliamo il futuro: la raccolta selettiva e gli obiettivi europei” era il titolo della conferenza organizzata il 24 gennaio presso la sala stampa della Camera dei deputati, a Roma. L’evento ha rappresentato l’occasione per fare il punto sulla situazione del riciclo selettivo di PET, alla luce delle scadenze che non sono più così lontane: l’anno 2025 è dietro l’angolo e le deadline imposte dalla Direttiva SUP (Single Use Plastic) non possono essere prorogate.

Nei prossimi mesi, quindi, sarà necessario lavorare per efficientare il sistema di raccolta selettiva e tradizionale nel comparto plastico, ma è necessario il coinvolgimento dell’intera specifica filiera italiana. Si tratta indubbiamente di un obiettivo ambizioso, ma è anche una sfida in cui l’Italia eccelle, a livello europeo, come ha ricordato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, presente all’incontro.

In tutto ciò è fondamentale evidenziare il prezioso operato di Coripet nel corso degli anni, sin da quando il MASE – già MITE – nel luglio del 2021 gli riconobbe il ruolo ufficiale di gestore diretto degli imballaggi in PET per liquidi alimentari, con l’obiettivo di ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente.

Attraverso l’incremento dei livelli di riciclo e grazie alla creazione di una filiera italiana del “bottle to bottle” per l’rPET (il “recycled PET” ottenuto attraverso processi di recupero e riciclo del comune PET), Coripet supporta in maniera diretta tutti i suoi associati, facilitando il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Direttiva SUP 2019/904.

La Single Use Plastics e il ruolo del consorzio

I relatori intervenuti alla conferenza del 24 gennaio (da sinistra): Mirko Nigro (commercialista ed esperto in finanza d’impresa), Gilberto Pichetto Fratin (Ministro dell’Ambiente), Erica Mazzetti (VIII Commissione Ambiente), Corrado Dentis (presidente Coripet), Francesco De Leonardis (docente di Diritto Amministrativo all’Università Roma 3, Facoltà di Giurisprudenza) e il moderatore Alessandro Astorino (responsabile Rapporti con il Parlamento dell’USPI)

La Direttiva SUP ha l’obiettivo di ridurre l’uso della plastica monouso, non biodegradabile e non compostabile, e introduce il divieto di produzione e immissione sul mercato di una serie di prodotti in plastica monouso, con l’obbligo di marcatura di specifici beni, fabbricati interamente o parzialmente in plastica monouso.

La normativa stabilisce che entro il 2025 bisognerà procedere a differenziare, nella raccolta, almeno il 77% delle bottiglie in PET, mentre nel quadriennio successivo (entro quindi il 2029) la percentuale dovrà salire al 90. Ma non solo: dal prossimo anno cambieranno anche le linee sul quadro produttivo. Dal 2025, infatti, le bottiglie dovranno contenere almeno il 25% di rPET idoneo al diretto contatto alimentare. Dal 2030 questa quota passerà al 30%. E, probabilmente, aumenterà ancora negli anni successivi, ma al momento la normativa si ferma lì. Vedremo, poi.

Alla luce delle imposizioni europee, il consorzio Coripet offre un sostegno importante alla comunità imprenditoriale, operando con due diverse modalità. Da un lato supporta la differenziazione della raccolta attraverso la classica metodologia, grazie agli accordi con i Comuni. Dall’altro facilita la raccolta selettiva, un’operazione che assume un’importanza rilevante per la realizzazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale: produrre una tonnellata di PET riciclato comporta una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di circa il 24% rispetto al sistema tradizionale. Non poco.

Gli ecocompattatori, una strategia vincente

Bottiglie, scaglie e granuli di PET (foto Coripet)

Coripet opera, infatti, attraverso gli ecocompattatori, installati dal 2020 in aree strategiche dove risulta più semplice differenziare: pensiamo ai luoghi della GDO – supermercati e catene di intermediari – o anche ad altri spazi dove si conta un elevato consumo di bottiglie in plastica (mense, ospedali, infrastrutture per i trasporti come stazioni, aeroporti ecc). In questo modo si attiva quella che viene definita l’economica circolare “bottle to bottle”.

Tra l’altro, l’utilità degli ecocompattatori è confermata anche dall’operatività del Fondo del MASE, con il Programma Sperimentale Mangiaplastica del 2021 e le ingenti risorse offerte ai Comuni per valorizzare le filiere del riciclo: attualmente sono 10 i milioni di euro richiedibili dalle amministrazioni comunali entro il 31 marzo 2024, per contributi a fondo perduto destinati all’acquisto dei macchinari.

Ma riflettiamo anche su un altro aspetto. L’utilizzo degli ecocompattatori rientra nei macroobiettivi della Direttiva SUP, in considerazione delle tre azioni su cui punta l’atto europeo: oltre a richiedere una drastica e concreta riduzione dell’utilizzo di plastica, la SUP punta a sensibilizzare la popolazione UE, suggerendo l’adozione di comportamenti e stili di vita più sostenibili.

Promuove, poi, una filiera industriale che faccia della chimica green e dei materiali compostabili il suo cavallo di battaglia. E pare che le aziende italiane siano state attente al richiamo, se consideriamo quante risorse risultino investite negli anni, non solo in tecnologie, ma anche in macchinari e formazione: come ricorda Erica Mazzetti, della VIII Commissione Ambiente, questo ha permesso al Paese di collocarsi all’apice europeo per lo smaltimento dei rifiuti differenziati.

I numeri di Coripet

Stabilimento per il riciclo del PET (foto Coripet)

La quantità di PET recuperata attraverso gli ecocompattatori è cresciuta costantemente nel corso degli anni, e la modalità di raccolta è risultata vincente: a fine 2023 il numero delle macchine automatizzate di Coripet ha raggiunto le 1206 unità e, attraverso le stesse è stato possibile riciclare 5800 tonnellate di PET, pari a circa 141 milioni di bottiglie, con un incremento del 100% rispetto agli anni passati. Un numero decisamente importante, ma soprattutto interessante se si considera il coinvolgimento dei cittadini.

Questo evidenzia una coscienza green sempre più forte, che favorisce un’azione comune per un obiettivo prezioso, al quale il consorzio lavora da anni. Eppure, nonostante le ottime performance, bisogna fare meglio, e l’invito è rivolto a tutti: attualmente la percentuale di raccolta delle bottiglie per bevande è ancora ferma al 67,03% e mancano solo 6 anni e 22,97 punti percentuali per arrivare al traguardo del 90% imposto per il 2030.

E, se questo sembra difficile, il vero problema è raggiungere gli obiettivi nel mercato dell’rPET alimentare, dove si punta al 30% ma si parte da un attuale 9. Non è poco il gap da colmare. Ma Coripet non sembra scoraggiarsi e vuole volare alto: come sostiene il suo presidente Corrado Dentis, per riuscire a rispettare quanto stabilito dall’ambizioso (testuali parole) Regolamento, il Consorzio provvederà, nei prossimi anni, ad aumentare il numero delle macchine installate, che potrebbe arrivare alle cinquemila unità, incrementando in maniera rilevante la percentuale di riciclo realizzata grazie agli ecocompattatori. 

Una sfida interessante e che tutti ci auguriamo di riuscire a vincere, non solo per rispondere al diktat di Bruxelles, ma principalmente per il bene comune.

Marianna Capasso


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