Un settore in salute… verde giocattolo

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La quota di prodotti realizzati in bioplastica e in plastica riciclata è arrivata a pesare il 4% sul fatturato totale del settore italiano dei giocattoli. Ma le previsioni parlano di una crescita costante anche per i prossimi anni. Un comparto di sbocco interessante per i fornitori di materia prima green.

Ha tanti anni di storia sulle spalle, ma ha saputo tenersi in forma grazie alla capacità di innovazione delle sue imprese e all’attenzione costante all’evoluzione della domanda. Stiamo parlando del settore italiano dei giocattoli. “Dopo un periodo di crisi, il mercato ha tutta l’intenzione di voler tenere il passo e di non perdere competitività”, commenta Gianfranco Ranieri, presidente di Assogiocattoli. “Le 200 aziende italiane del settore, con i loro 10 mila addetti, hanno chiuso il 2022 con un giro d’affari di 3,5 miliardi di euro, in linea con quello del 2021, ma i risultati dei primi mesi del 2023 hanno fatto registrare una crescita del fatturato del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e questo ci fa ben sperare. Ma, come tutti gli anni, la cartina di tornasole sarà il Natale, da sempre momento clou per il nostro comparto”.

“La svolta green delle aziende del comparto dei giocattoli non si trova solo nell’uso di materie prime e seconde più sostenibili, ma anche nel packaging in carta o bioplastiche”, dichiara Gianfranco Ranieri, presidente di Assogiocattoli

A confermare il trend in crescita sono stati i numeri della sesta edizione di Toys Milano & Bay-B, importante fiera di settore che ha visto la partecipazione di 235 brand e un’affluenza di buyer e operatori in crescita del 25% rispetto al 2022. Non male per un settore che nella sua storia ha visto emergere eccellenze italiane di grande prestigio internazionale e che, soprattutto, “sta riportando in Italia design e produzione per garantire continuità e forza del made in Italy”, prosegue Ranieri.

Le motivazioni vanno cercate in parte nei problemi di logistica, che per oltre due anni hanno reso difficile produrre in Cina, e in parte nel bisogno di tornare ad avere il pieno controllo della propria supply chain, oltre che nel desiderio di riportare la creazione del valore e le competenze chiave di design e della manifattura nei territori d’origine delle aziende.

Ma c’è anche un altro fenomeno che caratterizza il settore: le potenzialità di crescita del mercato del giocattolo made in Italy stanno  attirando l’attenzione di operatori internazionali che recentemente hanno deciso d’investire in Italia con l’apertura di filiali, come: Vtech, multinazionale con oltre 1500 ricercatori e designer di giochi elettronici di apprendimento, e Schleich, azienda tedesca che da vent’anni rende felici milioni di bambini con i suoi Puffi (ma anche con i dinosauri) e che ha da poco lanciato una collezione di personaggi legati alla saga di Harry Potter.

 

Segmento green in crescita

La linea di giochi Chicco Eco+ è stata sviluppata e prodotta interamente in Italia con un approccio sostenibile a 360 gradi

Un mercato frizzante, dunque, caratterizzato da diversi trend emergenti tra cui quello legato alla sostenibilità, che vede in costante crescita la fetta di giochi, per la prima infanzia e non solo, realizzati in plastica riciclata o in materiali sostenibili e organici. Una fetta che oggi pesa il 4% sul fatturato complessivo di settore.  “La svolta green però non riguarda solo l’uso di materie prime e seconde più sostenibili, ma anche il packaging in carta o bioplastiche”, precisa Ranieri. “Una tendenza che ha visto l’intera filiera adeguarsi alle indicazioni in arrivo dal mercato, dai singoli paesi, dall’Unione europea e da ogni angolo del mondo”.

Tante le aziende del settore che hanno abbracciato la filosofia green prestando attenzione all’uso di nuovi materiali ecocompatibili. Un esempio è Mondo, impresa che ha sede nella provincia di Cuneo, specializzata nella produzione di palloni leggerissimi e colorati, che ha lanciato due nuove linee di prodotto: BioBall e ReNewToys. I primi sono i nuovi palloni (Super Santos o Super Tele, oltre alla miriade di licenze) privi di ftalati e certificati Ok Bio-Based. Alla base della scelta c’è la convinzione del management che anche il giocattolo deve essere sempre più sostenibile. In questo modo, infatti, è stato possibile sostituire il 50% di materie prime di origine fossile con un derivato di origine vegetale proveniente da fonti rinnovabili, riducendo l’impatto sull’ambiente dei prodotti sia in termini di emissioni di CO2 sia a livello di dispersione di microplastiche. Il tutto senza intaccare l’elasticità del pallone.

Plastica rigenerata ma anche bioplastiche

“Nel corso degli ultimi anni abbiamo avviato diverse attività per ridurre le emissioni di CO2 della nostra produzione industriale: dalla diffusione della cultura del ricambio del singolo pezzo guasto, piuttosto che dell’acquisto di un nuovo prodotto, fino alla costante ricerca di materiali innovativi per la realizzazione dei nostri tricicli e di altri giochi su ruote”, afferma Stefano Gandolfi, amministratore delegato di Italtrike

Nel 2018 il tema ambientale è entrato nel mirino anche di Italtrike, azienda veneta che, con i suoi 15 dipendenti, ha sempre mantenuto la produzione in Italia guardando all’estero come mercato di sbocco, tanto che il 90% dei suoi giochi è destinato all’export. “La nostra mission è produrre solo giocattoli con ruote e che favoriscano la motricità del bambino, nel rispetto dell’ambiente”, precisa Stefano Gandolfi,amministratore delegato della società. “Così nel corso degli ultimi anni abbiamo avviato diverse attività per ridurre le emissioni di CO2 della nostra produzione industriale: dall’utilizzo di un sistema di pannelli solari per la produzione di energia interna, alla scelta di fornitori a chilometro zero, passando per la  diffusione della cultura del ricambio del singolo pezzo guasto, piuttosto che dell’acquisto di un nuovo prodotto, fino alla costante ricerca di materiali innovativi per la realizzazione dei nostri tricicli e di altri giochi su ruote”.

Da anni, per esempio, l’azienda ha sostituito il materiale del corpo in plastica del suo best seller, il cavalcabile “La cosa”, con una plastica ecosostenibile prodotta con polimeri riciclati (30-40%), per quanto riguarda sia il polipropilene che il polietilene. “Si tratta di un materiale certificato d’origine fossile ma rigenerato, che garantisce comunque resistenza e durabilità ai nostri prodotti e che può essere lavorato utilizzando i macchinari tradizionali”, spiega Gandolfi. “Parallelamente stiamo però testando due nuovi materiali provenienti dagli scarti dell’industria del legno, dalla lignina e dalle trebbie di post produzione della birra. Questi materiali, oltre al costo elevato per la nostra categoria di prodotti, necessitano anche di trattamenti particolari prima del loro utilizzo; anche gli stampi devono poi essere adattati. Ma…ci stiamo lavorando”.

E il mercato mostra di apprezzare gli sforzi dell’azienda veneta. La linea di prodotti eolo +, destinata ad asili e luoghi pubblici per bambini, sta andando molto bene anche perché l’idea che sta alla base è quella di favorire l’economia circolare.  Tutti i prodotti di questa linea, infatti, sono stati disegnati, progettati e realizzati per essere smontati a fine uso. “Ed è in questa direzione che intendiamo procedere anche in futuro”, conclude Gandolfi. “Uno dei nostri progetti, per esempio, è quello di creare un passaporto di sostenibilità per ogni prodotto, che riporti dati come il valore di CO2 emesso per la sua realizzazione, in modo da aiutare il consumatore a maturare consapevolezza sulla sua decisione d’acquisto”.

Ricerca continua di nuovi materiali a basso impatto

Molto attento all’utilizzo di materiali green per la realizzazione dei suoi giocattoli per la prima infanzia è anche il Gruppo Artsana, con il brand Chicco. La linea di giochi Chicco Eco+, per esempio è stata sviluppata e prodotta interamente in Italia con un approccio sostenibile a 360 gradi. “Si tratta di giochi realizzati usando plastica riciclata da residui industriali e bioplastica, ovvero materie plastiche prodotte da fonti rinnovabili, come grassi e oli vegetali, amido di mais, paglia, trucioli di legno, segatura. E per i loro pack viene usata carta proveniente da foreste gestite in modo sostenibile e da fonti controllate”, fa sapere il Team Toys di Chicco.

Del resto, l’attenzione dei consumatori all’utilizzo di materiali sempre più sostenibili è decisamente in crescita. Anche per questo i giochi Chicco Eco+ sono stati subito molto apprezzati dal mercato, tanto che ogni anno si aggiungono sempre nuove referenze. “Basti dire che in tre anni la numerica della gamma Eco+ è triplicata, andando incontro alla sempre maggiore richiesta dei genitori di giochi eco-friendly e nello stesso tempo educativi. E quest’anno anche il “Tulipano Sonoro”, l’iconico trillino di Chicco, sarà realizzato in bioplastica e plastica riciclata”, prosegue il Team Toys, che per il prossimo futuro intende continuare a investire in sostenibilità. “Il nostro processo d’innovazione è in continua evoluzione attraverso la ricerca anche di nuovi materiali, tra i quali c’è il poliestere riciclato, con cui abbiamo realizzato un morbido tappeto e simpatici pupazzi”, chiosa.

Sostenibilità dei prodotti in primo piano anche in Quercetti, storica azienda torinese nota in tutto il mondo per i suoi mitici chiodini, che hanno alimentato la fantasia di generazioni di bambini. Questo significa costanti investimenti destinati alla ricerca di materiali e processi innovativi per proporre al mercato soluzioni sempre più “verdi”. Così, oltre ai numerosi giochi realizzati in legno, è nata la linea Play Bio, prodotta in bioplastica 100% riciclabile e organica, realizzata per il 40% in fibra di legno. Il materiale utilizzato, oltre a essere atossico e certificato, viene lavorato senza sprecare nulla. Nel pieno rispetto dell’economia circolare.

Nadia Anzani


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