Stoviglie usa e… ricicla

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Uno studio sul ciclo di vita delle stoviglie monouso in plastica dimostra che il loro impatto ambientale non è distante da quello delle stoviglie in porcellana e vetro. E ridimensiona le “virtù” ecologiche di quelle compostabili in PLA

Valutate in uno scenario di smaltimento che ne escluda il conferimento in discarica, in conformità alle direttive dell’Unione europea, le stoviglie monouso in plastica sono al secondo posto nella classifica per basso impatto ambientale e buona capacità di riciclo, vicinissime alle “prime della classe”: le stoviglie tradizionali e riutilizzabili in porcellana e vetro. Al terzo posto quelle monouso compostabili. Sono i risultati di uno studio basato sull’analisi del ciclo di vita (LCA o Life Cycle Assessment) di piatti e bicchieri realizzati in diversi materiali, commissionato da Pro.mo – il gruppo di produttori stoviglie monouso in plastica di Unionplast – e condotto dal Dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Trento.

«Il nostro obiettivo – spiega Marco Omboni, presidente di Pro.mo, che ha commentato i risultati della ricerca – è favorire una maggiore conoscenza e consapevolezza dell’impatto ambientale delle stoviglie monouso in plastica, per sensibilizzare e incentivare la propensione al riciclo, innescando quel circolo virtuoso che fa bene all’ambiente e all’economia».

Il focus della ricerca

Lo studio, condotto dal prof. Flavio Deflorian e dall’ing. Andrea Dorigato del Dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Trento, ha preso in considerazione l’impatto ambientale di stoviglie realizzate con diverse materie prime, tra cui plastica (un dato medio tra polistirolo e polipropilene), polpa di cellulosa e polilattide (PLA), e stoviglie tradizionali riutilizzabili in porcellana o vetro. La ricerca è basata sull’analisi LCA: il metodo oggettivo di valutazione dei carichi energetici e ambientali potenziali associati a un prodotto nel suo intero ciclo di vita e regolamentato dalle norme ISO della serie 14040.

Fra gli scenari di smaltimento post-consumo che la ricerca ha individuato, sono interessanti i risultati scaturiti da quello definito “best” o “zero landfill” (“discarica zero”), coerente con le raccomandazioni dell’Unione europea, che prevede: per le stoviglie in plastica il 50% di termovalorizzazione e il 50% di riciclo meccanico; per quelle monouso compostabili in PLA e polpa di cellulosa il 50% di termovalorizzazione e il 50% di compostaggio; il 100% di conferimento in discarica per le stoviglie riutilizzabili, che a oggi non possono contare su alcuna forma praticabile e utile di recupero.

I risultati

La ricerca dell’università di Trento dimostra che l’impatto ambientale delle stoviglie “tradizionali” riutilizzabili non è così distante da quello delle stoviglie monouso in plastica, per le quali vanno considerati anche i vantaggi a livello di igienicità e praticità.

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1 Nello scenario di smaltimento “negativo” che esclude il riciclo (“100% discarica”), l’impatto ambientale dei piatti monouso in plastica tradizionale è paragonabile a quello delle stoviglie in PLA e superiore a quello delle stoviglie in porcellana

Come si evidenzia nello studio (figura 1), il confronto generale per lo scenario “negativo” 100% discarica effettuato sui piatti in diverso materiale pone al primo posto quelli in porcellana, al secondo quelli in polpa di cellulosa, al terzo i piatti in plastica tradizionale e all’ultimo posto quelli in PLA. Va sottolineato che l’impatto ambientale associato ai piatti in porcellana dopo 2000 utilizzi è “solamente” 16 volte superiore a quello dei medesimi dopo 1 utilizzo e che il vantaggio ambientale aumenta comunque con il numero di utilizzi.

2 Nello scenario di smaltimento “discarica zero”, l’impatto ambientale dei piatti in materiale tradizionale è inferiore a quello dei piatti in PLA e a quello dei piatti in polpa di cellulosa. Maggiore riciclo si traduce in minore impatto sull’ambiente
2 Nello scenario di smaltimento “discarica zero”, l’impatto ambientale dei piatti in materiale tradizionale è inferiore a quello dei piatti in PLA e a quello dei piatti in polpa di cellulosa. Maggiore riciclo si traduce in minore impatto sull’ambiente

Il confronto generale “discarica zero” (figura 2) vede su un podio ideale al primo posto per minore impatto sull’ambiente (punteggio pari a 2) i piatti riutilizzabili in porcellana (considerando cautelativamente un numero massimo di utilizzi pari a 1.000), al secondo posto i piatti monouso in plastica, al terzo quelli monouso compostabili in polpa di cellulosa, mentre all’ultimo i piatti in PLA.

Per quanto riguarda i bicchieri, sono stati analizzati quelli in plastica tradizionale, in PLA, in cartoncino laminato PE e in vetro.

3 Nello scenario di smaltimento “negativo” “100% discarica”, l’impatto ambientale dei bicchieri in materiale tradizionale è simile a quello dei materiali biodegradabili (PLA) e superiore a quello dei bicchieri in cartoncino laminato e vetro
3 Nello scenario di smaltimento “negativo” “100% discarica”, l’impatto ambientale dei bicchieri in materiale tradizionale è simile a quello dei materiali biodegradabili (PLA) e superiore a quello dei bicchieri in cartoncino laminato e vetro

Il confronto generale per lo scenario “negativo” 100% discarica (figura 3) ha evidenziato che l’impatto ambientale associato ai bicchieri in materiale plastico tradizionale è simile a quello dei materiali biodegradabili (PLA) e superiore a quello dei bicchieri in cartoncino laminato e in vetro. Dal confronto generale per lo scenario “discarica zero” (figura 4), emerge invece che l’impatto ambientale associato ai bicchieri in PP e PS è inferiore a quello dei materiali biodegradabili (PLA) e simile a quello dei bicchieri in cartoncino laminato. I migliori sono risultati quelli in vetro.

4 Con il riciclo nello scenario di smaltimento “discarica zero”, l’impatto ambientale dei bicchieri in materiale tradizionale è inferiore a quello dei materiali biodegradabili (PLA) e simile a quello dei bicchieri in cartoncino laminato. Maggiore riciclo significa minore impatto sull’ambiente
4 Con il riciclo nello scenario di smaltimento “discarica zero”, l’impatto ambientale dei bicchieri in materiale tradizionale è inferiore a quello dei materiali biodegradabili (PLA) e simile a quello dei bicchieri in cartoncino laminato. Maggiore riciclo significa minore impatto sull’ambiente

Le conclusioni

«I risultati del nostro studio comparato – spiega Flavio Deflorian – sul ciclo di vita delle stoviglie per usi alimentari rivelano che molti luoghi comuni non trovano riscontro scientifico, soprattutto per quei prodotti comunemente ritenuti a basso impatto ambientale».

In particolare, nello scenario che esclude il riciclo (100% discarica), l’impatto ambientale dei piatti monouso in plastica tradizionale è paragonabile a quello delle stoviglie in PLA e superiore rispetto a quello delle stoviglie in porcellana. Ma se l’obiettivo è evitare la discarica e riciclare i materiali (scenario “discarica zero”), l’impatto ambientale associato ai piatti in materiale tradizionale è inferiore a quello dei piatti in PLA e a quello dei piatti in polpa di cellulosa. Maggiore è il riciclo e minore è l’impatto sull’ambiente. Analogamente, per i bicchieri: quelli in plastica tradizionale e in PLA hanno un impatto ambientale confrontabile nello scenario 100% discarica, ma i primi sono vincenti rispetto ai bicchieri in PLA quando lo scenario prevede il riciclo ed esclude la discarica.

«Incentivando la cultura del riciclo, potremo generare benefici ambientali ed economici allo stesso tempo: le stoviglie monouso sono risorse troppo preziose per restare dei semplici rifiuti», conclude Marco Omboni.


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