Stoviglie usa e getta: tra plastica e compostabili è scontro

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Foto campagnaPro.mo, il Gruppo Produttori Stoviglie Monouso in Plastica, ha divulgato questa mattina i risultati di una ricerca di Life Cycle Assessment (LCA) comparativo tra diversi tipi di stoviglie per uso alimentare. Lo studio, eseguito in conformità alle norme ISO 14044 e 14040, è stato sottoposto a critical review dall’organismo di certificazione SGS Italia.
Il Rapporto completo e l’executive summary dello studio LCA comparativo di stoviglie per uso alimentare sono scaricabili su www.pro-mo.it

Nel seguito ne riportiamo il contenuto riprendendo fedelmente il comunicato divulgato da Pro.mo

L’analisi è stata applicata a due tipologie di stoviglie: ai piatti (monouso in PP, PS, PLA, polpa di cellulosa e piatti riutilizzabili in porcellana) e ai bicchieri (monouso in PP, PS, PLA, cartoncino laminato PE e riutilizzabili in vetro) prendendo in considerazione diversi scenari di fine vita.
Come si evidenzia nei grafici che seguono, l’impatto ambientale dei prodotti realizzati in materiale plastico tradizionale (PP e PS) presentano valori mediamente inferiori a quelli realizzati in biopolimeri che nello studio sono rappresentati dal PLA.

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Marco Omboni, Presidente di Pro.mo, commenta così questi risultati: «Per originalità e completezza dell’analisi, per la molteplicità degli scenari considerati, per l’impegno nel verificare la qualità dei dati, la sensibilità e l’incertezza dei risultati, questo studio ha un “peso” scientifico elevato: un peso riconosciuto e positivamente valutato dalla stessa SGS, società leader nel mondo per i servizi di certificazione che ha curato l’asseverazione a norma ISO 14044. Crediamo che questo studio possa offrire numerosi spunti anche al decisore politico e a chi si occupa di tematiche ambientali nella pubblica amministrazione, e prestarsi ad essere punto di partenza di ulteriori approfondimenti e valutazioni, per i quali lo strumento dell’LCA resta il più efficace. Lo studio infatti non ha solo l’obiettivo di contribuire all’acquisizione di conoscenze che possano agevolare le aziende del Gruppo nelle loro strategie aziendali, ai fini della massima riduzione possibile dell’impatto ambientale dei prodotti, ma si propone come utile strumento alle varie parti interessate per una maggiore comprensione dei temi legati al ciclo di vita dei prodotti e dei relativi impatti ambientali».

Lo studio dimostra quanto l’approccio alla quantificazione dell’impatto ambientale dei prodotti sia complesso, e porti a conclusioni spesso inaspettate, raramente di valore assoluto: prodotti, scenari, fasi del ciclo di vita apparentemente poco impattanti possono in realtà esserlo, e viceversa.
Lo studio conferma che le stoviglie “tradizionali” in vetro e porcellana hanno prestazioni ambientali nel complesso superiori; ma anche questa affermazione si presta a qualche distinguo una volta approfondito lo studio completo. L’analisi di categorie di impatto ambientale aggiuntive, oltre a quelle presenti nei grafici qui riportati, mostra infatti che in alcune di queste le stoviglie riutilizzabili sono meno performanti di alcune tipologie di stoviglie monouso, tra cui quelle in plastica tradizionale.

Risulta chiaro che la scelta tra stoviglie “tradizionali” multiuso e stoviglie monouso, almeno nell’ambito della ristorazione collettiva/fuori casa, è fatta in funzione anche di altre variabili quali l’accessibilità al lavaggio, la funzionalità, il costo, la sicurezza ed igiene…
La misurazione e valutazione di queste variabili esula evidentemente da questo studio, ma esse giocano spesso a favore dell’opzione “monouso”, e concorrono pienamente alla realizzazione della sostenibilità globale di prodotto di cui le aziende, gli utilizzatori, i consumatori e tutti gli altri “stakeholders” devono tener conto.

Sottolinea Marco Omboni «La conclusione più importante dello studio è che non emergono considerazioni legate all’impatto ambientale che possano avvalorare la messa al bando di nessuna delle tipologie di prodotto prese in considerazione: tantomeno delle stoviglie monouso in Polipropilene (PP) e Polistirene (PS), la cui immagine in termini di impatto ambientale, spesso messa sotto processo, esce pienamente rivalutata alla luce degli esiti dello studio».


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