La seconda vita del packaging in plastica

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Foto Freepik

Ottenuti da riciclo meccanico o chimico, oppure progettati per essere riciclati: sono le opzioni possibili, che nelle soluzioni più avanzate coesistono, per la quasi totalità dei nuovi materiali e applicazioni dedicate all’industria dell’imballaggio. Il concetto di circolarità è diventato davvero imprescindibile nella comunicazione dei grandi marchi, così come dei piccoli brand in cerca di un’identità distintiva e di consumatori fedeli. Sarà vera gloria? I volumi produttivi, il budget e la risonanza mediatica giustificano le multinazionali del food & beverage e dei prodotti per la cura della persona nell’intraprendere investimenti e partnership con i big della plastica e gli specialisti del packaging. Ugualmente la coerenza tra contenuto e contenitore è quasi un must per le aziende di prodotti bio. Al contempo, i produttori di resine, additivi e masterbatch moltiplicano la varietà e la specificità dell’offerta, debuttando con soluzioni green in applicazioni complesse e in segmenti di mercato particolarmente esigenti.

PET da scarti vegetali

Versatile, estetico, prestazionale, il polietilentereftalato è il materiale più amato dall’industria del packaging e la sua riciclabilità è ambita su più fronti. Carbios ci lavora da quasi un decennio e il risultato è arrivato. La tecnologia sviluppata e brevettata dall’azienda potenzia l’azione di un enzima naturale che decompone le membrane delle foglie morte, rendendolo capace di “scomporre” rapidamente prodotti in PET d’ogni foggia e colore: il 97% del manufatto viene ridotto ai minimi termini in sedici ore, pronto per rinascere in uno nuovo. Secondo Carbios il riciclo enzimatico evita la perdita di prestazioni tipica del riciclo meccanico e riduce del 30% le emissioni di anidride carbonica associate all’incenerimento. L’rPET così ottenuto è idoneo al contatto alimentare, come hanno dimostrato le aziende del consorzio creato ad hoc per l’impiego di questo processo – L’Oréal, Nestlé Waters, PepsiCo, Suntory Beverage & Food Europe – realizzando campioni di bottiglie per i marchi Biotherm, Perrier, Pepsi Max e Orangina. Visti i risultati della sperimentazione, Carbios si è attivata su scala industriale e a breve inaugurerà un impianto dimostrativo per avviare entro il 2025 uno stabilimento con capacità produttiva annua di 40.000 tonnellate di rPET.

Carbios ha messo a punto una tecnologia proprietaria per il riciclo enzimatico del PET, già collaudata da L’Oréal, Nestlé Waters, PepsiCo, Suntory Beverage & Food Europe

Combinazione vincente

Un design “economo” resta il punto di partenza per la sostenibilità. è la soluzione scelta da Competek Sustainable Packaging Solutions, azienda nata il primo giugno scorso dalla fusione di Comep, specializzata nella progettazione e costruzione di stampi per contenitori in PET e PET Engineering, azienda trevigiana che sviluppa confezioni in PET, in particolare preforme e bottiglie, dal concept all’industrializzazione del processo produttivo. La nuova realtà ha debuttato recentemente con una soluzione plug and play che abilita la realizzazione di bottiglie più leggere – un grammo in meno per i formati da mezzo litro e due grammi per i contenitori da un litro e mezzo – per risparmiare materia prima ed energia nel processo di stampaggio. Il risultato nasce dalla combinazione della tecnologia brevettata Starlite di Sidel, che alleggerisce la base delle bottiglie per bevande piatte e carbonate migliorandone la resistenza e la stabilità nel pallet, e della tecnologia proprietaria Supervent, che ottimizza l’evacuazione dell’aria tramite un sistema di sfiati, riducendo la pressione richiesta dal processo di soffiaggio e quindi il consumo energetico. L’ottimizzazione non modifica il design originale della bottiglia, a eccezione della base, e nemmeno in modo sostanziale l’impianto produttivo, al quale è richiesto solo un intervento di retrofitting.

L’impiego congiunto delle tecnologie Starlite di Sidel e Supervent di Competek riduce il peso e il fabbisogno energetico per il processo di soffiaggio delle bottiglie in PET

Meglio se monomateriale

kpNext è il primo blister in PET riciclabile completamente compatibile con le linee di confezionamento form fill and seal (forma, riempimento e sigillatura) dell’industria farmaceutica. Per utilizzarlo non serve alcuna modifica all’impianto produttivo preesistente; non comporta rallentamenti o cambi stampo e soddisfa la domanda delle principali aziende del settore di una soluzione a minor impatto ambientale. «Le confezioni blister per medicinali attualmente in commercio sono classificate come RIC #7 (Resin Identification Code, codice per l’identificazione della materia plastica per il riciclo secondo lo standard internazionale stabilito dalla Society of Plastic Industry)» spiega Daniel Stagnaro, Head of Technology presso Klöckner Pentaplast. «È la categoria di materiali per la quale non esiste un circuito di riciclo, che include le strutture multimateriale, destinati alla discarica o all’incenerimento. Il nostro prodotto, che ha richiesto tre anni di ricerca e sviluppo per la messa a punto, può essere conferito nei circuiti a flusso singolo del PET RIC #1».

È progettato per il riciclo il blister in PET kpNext di Klöckner Pentaplast, una soluzione plug & play per le linee di confezionamento del packaging farmaceutico

Multimateriale nella stragrande maggioranza è anche il vasto mondo degli imballaggi flessibili, che sta pensando a soluzioni più facilmente riciclabili. Uno degli esempi più recenti è il redesign di Mondi e Hazeleger Kaas che rinnova la confezione di formaggio olandese Maaslander abbandonando il precedente imballaggio flessibile, multimateriale, per una soluzione realizzata tutta in polipropilene. Le modifiche includono la parte superiore termoformata, la struttura reticolare della base e l’etichetta in polipropilene che sostituisce la precedente in carta. Il mix permette di risparmiare il 23% di materiale plastico, garantisce lunga vita sullo scaffale, grazie alle prestazioni barriera ottimali, e il riciclo dell’intero pack.

Il formaggio olandese Maaslander cambia casa, passando da una confezione multi materiale a una soluzione, a cura di Mondi e Hazeleger Kaas, tutta in polipropilene

È sempre più orientato verso il monomateriale anche il produttore di pellicole per confezioni laminate ed etichette Jindal Films, che propone diversi materiali a base di polipropilene e polietilene. Al proprio catalogo di prodotti sostenibili aggiungerà a breve pellicole BOPP (polipropilene orientato biassiale) con contenuto di materiale post consumo certificato: il polipropilene circolare di TotalEnergies. Nel 2023, l’azienda inaugurerà presso la sede francese di Grandpuits, in collaborazione con Plastic Energy, specializzata nel riciclo chimico, un impianto industriale in grado di trasformare tramite pirolisi 15.0000 tonnellate di rifiuti plastici in olio Tacoil, che diverrà materia prima per la produzione di polimeri con prestazioni analoghe a quelle offerte dalle resine vergini: idoneità al contatto con i cibi, ottima resa in stampa e altre performance necessarie nel confezionamento di snack, barrette di cioccolato, biscotti, cibo per animali. «La collaborazione con Jindal Films sostiene la nostra ambizione di produrre, entro il 2030, il 30% dei nostri materiali con risorse riciclate e rinnovabili per soddisfare la richiesta di imballaggi flessibili e di etichette con alto profilo tecnico conformi ai requisiti per la circolarità» osserva Valérie Goff, Vice President Senior della divisione Polimeri di TotalEnergies.

Jindal produrrà film BOPP con il polipropilene circolare di TotalEnergies

Rinascere in bellezza

La gamma di copolimeri Cristal One di Eastman, a base PET e certificata RIC #1, debutta nell’esigente comparto della cosmetica di lusso: sin dal nome l’azienda sottolinea l’aspetto prezioso di queste resine trasparenti, idonee allo stampaggio di contenitori a pareti spesse fino a 12 millimetri. Il nuovo portfolio si affianca alla linea Cristal Renew, contenente materiale riciclato fino al 50% (certificato con il metodo del bilancio di massa), e prevede prossime formulazioni riciclate e riciclabili, le resine Cristal One Renew.

Estetica e prestazioni di questi polimeri hanno convinto FusionPKG, brand di imballaggio appartenente al gruppo Aptar Beauty + Home, che li ha scelti per la collezione Space Max. Un’intera linea che comprende un flacone airless, un dropper, un flaconcino con applicatore, una bottiglia con erogazione che sfrutta la pressione atmosferica sono realizzati con Cristal Renew. Un vasetto per creme utilizza invece Cristal One per emulare, accanto alla trasparenza, anche la consistenza di un recipiente in vetro, sinonimo di pregio. «Con il portfolio prodotti Cristal One siamo in grado di unire il meglio delle due strategie, materiale riciclato e materiale riciclabile, garantendo le alte prestazioni richieste dai marchi innovativi e design-oriented, come FusionPKG, per le proprie confezioni» commenta Tara Cary, Market Development Manager della divisione cosmetici e personal care di Eastman.

Anche il marchio francese di prodotti di bellezza naturali Corine de Farme ha deciso rendere più green le sue confezioni. Sono infatti già in commercio i flaconi per doccia schiuma ridisegnati da Sarbec Laboratories per la produzione con polietilene parzialmente ottenuto da fonte rinnovabile CirculenRenew di LyondellBasell. Il polimero permette di abbattere le emissioni di anidride carbonica del 75% rispetto al polietilene standard. Secondo le stime di LyondellBasell, i consumatori finali sensibili al tema della sostenibilità rappresentano un quarto del mercato globale.

Amanti del cibo

Efficacemente avviata sulla strada della sostenibilità è anche Greiner Packaging, che ha recentemente sviluppato vaschette per latticini con tecnologia IML interamente in polipropilene Bornewables di Borealis. Il materiale è ottenuto impiegando nel processo di produzione materie prime rinnovabili di seconda generazione, quali oli vegetali o di legno, oli da cucina esausti e altri rifiuti alimentari. Il contenuto bio-circolare del materiale è certificato dallo schema ISCC Plus attraverso il bilancio di massa. La produzione di queste poliolefine, secondo un’analisi del ciclo di vita, condotta da Borealis presso il proprio stabilimento di Kallo (Belgio), consente di ridurre l’impronta di carbonio di almeno 2,7 chilogrammi di anidride carbonica equivalente per ogni chilogrammo di polimero da fonti fossili, riducendo al contempo il consumo di queste ultime del 69%. Bornewables è caratterizzato da una struttura chimica molto simile a quella del polipropilene standard e perciò le vaschette sono riciclabili nei medesimi circuiti.

Concept di vaschette IML per latticini realizzate da Greiner Packaging con il polipropilene bio-attribuito Bornewable di Borealis

«La realizzazione di concept come le nostre vaschette IML per alimenti è percorribile solo quando tutti i partner della catena del valore, dai fornitori di materie prime ai proprietari dei marchi, sono coinvolti e condividono gli stessi target in tema di sostenibilità» commenta Stephan Laske, direttore R&D presso Greiner Packaging. Un concetto condiviso anche da Emmi, che a partire da settembre utilizzerà almeno 100 tonnellate di polipropilene Borcycle C per il proprio brand di bevande a base di caffè freddo Caffè Latte. Il materiale appartiene a un’altra gamma di polimeri sostenibili di Borealis, ottenuta tramite riciclo chimico da rifiuti plastici post consumo misti, altrimenti impossibili da riutilizzare. Le tazze con coperchio per Caffè Latte sono stampate a iniezione da Greiner con polipropilene contenente resina PCR per il 30%. La decorazione è affidata a una sleeve.

Il polipropilene Borcycle C di Borealis, con contenuto derivato da riciclo chimico per il 30%, è un ingrediente virtuoso delle confezioni per i drink Caffè Latte di Emmi

Da riciclo meccanico

Accanto a chi sceglie la strada del riciclo chimico c’è chi continua a puntare sul riciclo meccanico, sviluppando però tecnologie per migliorarne la qualità. Ineos Styrolution, ad esempio, ha recentemente lanciato il primo polistirene rigenerato al 100%, ottenuto da un impianto di riciclo dotato di un avanzato sistema di selezione di rifiuti plastici con sensori al vicino infrarosso (NIR) forniti da Tomra, in grado di garantire una purezza del 99,9%. Il grado PS ECO 440 MR100, dove MR100 indica la percentuale di riciclato (100%), è disponibile nei colori bianco e grigio chiaro. È indicato per numerose applicazioni, anche nel packaging alimentare (strato interno di vaschette XPS con all’esterno polimero vergine) e, a fine vita, può essere riciclato. Sirap, marchio di riferimento per la produzione di packaging alimentari in polistirene espanso, ha incluso il materiale “rinnovato” Ineos nel proprio portfolio.

L’adesivo acrilico permanente di Avery Dennison garantisce la giusta aderenza dell’etichetta al flacone in HDPE senza comprometterne la riciclabilità a fine vita

Questioni di etichetta

La piattaforma europea per il riciclo delle materie plastiche RecyClass prevede che le etichette in polietilene, polipropilene o machine direction oriented (MDO) siano rimovibili per mezzo di lavaggio a freddo, circa 40 °C, in acqua. È il metodo più diffuso per il riciclo degli imballaggi in polietilene ad alta densità (HDPE), che tuttavia presenta un inconveniente: a questa temperatura l’etichetta può staccarsi facilmente dalla confezione anche durate l’uso, ad esempio sotto la doccia. L’impiego di adesivi acrilici in emulsione nelle etichette Avery Dennison PE White, MDO White e PP Clear bypassa il problema ed è stato approvato da RecyClass per il riciclaggio dell’HDPE. Un prodotto ad hoc agevola anche il riciclo delle bottiglie in PET, l’adesivo WB0030, rimovibile senza tracce con un lavaggio in soda caustica a 65 °C. Avery Dennison l’ha messo a punto in particolare per il mercato scandinavo, dove il riciclo dei contenitori per bevande cresce in misura interessante. Fino all’esaurimento del prodotto contenuto, la colla fornisce un’unione solidale tra le etichette in polipropilene bianche e trasparenti (PP50 Top Clear WB0030 PET23 e PP60 Cavit Top White WB0030 PET23) e il substrato; resiste con efficacia alla scoloritura causata dall’acqua e si stampa con cromie brillanti e nitidezza grazie al topcoat TC7007. Il prodotto è stato approvato dai circuiti di deposito Returpack (svedese) e Infinitum (norvegese).


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