Aumentano i marchi delle plastiche “circolari” mass balance attributed

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Fino a qualche anno fa, le plastiche potevano essere vergini o riciclate; tutt’al più si poteva optare tra diverse percentuali di rigenerato, sempre ammesso che vi fosse un’adeguata disponibilità e che le specifiche applicative ne permettessero l’impiego. Oggi l’offerta di materiali sostenibili è senza dubbio più ricca e variegata: oltre alla grande famiglia delle bioplastiche più o meno biobased, compostabili o no, c’è un’area grigia che comprende le resine ottenute da feedstock rinnovabili o da riciclo chimico, che non sono sempre effettivamente incorporati nel materiale – come nel riciclo meccanico – ma attribuiti ex post mediante bilancio di massa (mass balance), generalmente certificato. In altre parole, il produttore dichiara di voler attribuire a un determinato lotto di polimero una quota di materie prime non fossili utilizzata in una qualsiasi fase del suo processo di produzione (generalmente nel cracking) e la certificazione garantisce questa corrispondenza: tante materie prime bio o da riciclo utilizzate, tante attribuite alla plastica, al netto della necessaria conversione, in funzione della resa.

L’attribuzione non cambia le proprietà

Ne consegue che, con questo approccio aritmetico, un dato grado di polietilene vergine ottenuto da materie prime fossili sia del tutto identico, per composizione e prestazioni, a uno biobased o riciclato, agevolando non poco la sostituzione, soprattutto per quelle plastiche che richiedono un iter di omologazione lungo e complesso (come nel caso dell’auto), oppure devono garantire un elevato grado di purezza, come nel medicale o nel packaging alimentare. Impiegando feedstock biologici o riciclati, ciò che cambia nelle plastiche circolari è la ridotta impronta di carbonio, anche questa – per forza di cose – attribuita.

Per distinguere le resine circolari da quelle vergini, soprattutto a fini di marketing, i produttori di materie plastiche e via via anche gli altri attori della filiera (compounder, distributori e trasformatori), stanno introducendo marchi specifici, volti a sottolineare il minor impatto in termini di emissioni di CO2 equivalente. Il tutto in una sorta di limbo regolamentare, dato che riciclo chimico e attribuzione mediante bilancio di massa sono scarsamente normati, anche se l’unico rischio potrebbe nascere dalle modalità in cui le resine vengono offerte sul mercato, nei giusti termini, e nella comprensione del meccanismo che sta dietro all’attribuzione mediante bilancio di massa.

Borcycle e Bornewables

I produttori di materie plastiche sono stati i primi a muoversi. Tra i pionieri c’è il gruppo austriaco Borealis, che nell’ambito della piattaforma EverMinds, contributo al passaggio da un’economia lineare a una circolare, due anni fa ha lanciato il marchio Borcycle: poliolefine prodotte con materie prime da riciclo chimico, attribuite mediante bilancio di massa e certificate ISCC Plus (serie Borcycle C), oppure da riciclo meccanico (Borcycle M), in questo caso senza necessità di attribuzione. Più recentemente, l’offerta di Borealis si è ampliata con i primi gradi della famiglia Bornewables, resine poliolefiniche ottenute in parte con materie prime ricavate da scarti agricoli, sottoprodotti di lavorazione del legno o recupero di oli alimentari esausti, anche in questo caso attribuite ai prodotti mediante bilancio di massa certificato ISCC Plus.

Il primo grado a essere introdotto sul mercato è Bornewables BH381MO, un polipropilene con il 30% di feedstock bio attribuito per applicazioni di stampaggio a iniezione di contenitori a parete sottile. Proprietà meccaniche e prestazioni, a differenza dei gradi contenenti materiali da riciclo meccanico post consumo, sono le stesse del materiale vergine, compresa l’idoneità al contatto con gli alimenti.

Due anni fa, Borealis ha lanciato il marchio Borcycle: poliolefine prodotte con materie prime da riciclo chimico, attribuite mediante bilancio di massa e certificate ISCC Plus, oppure da riciclo meccanico

Circulen si fa in tre

LyondellBasell ha presentato in primavera il nuovo marchio Circulen, uno dei pilastri del piano di sostenibilità attraverso il quale si è impegnato a produrre e distribuire, entro il 2030, due milioni di tonnellate annue di polimeri ottenuti da riciclo chimico o basati su fonti rinnovabili, anche mediante attribuzione con bilancio di massa.

A sua volta, la famiglia Circulen si articola su tre linee: CirculenRecover, ovvero plastiche ottenute da riciclo meccanico di sfridi o rifiuti plastici post consumo presenti nella composizione finale; CirculenRevive, dove parte dei feedstock sono ottenuti da riciclo chimico, attribuiti alle resine mediante bilancio di massa; infine, CirculenRenew, resine ottenute in tutto o in parte da materie prime rinnovabili o di scarto, come l’olio da cucina esausto, introdotte nel processo di produzione al posto di materie prime fossili e attribuite anche in questo caso con approccio mass balance. Le ultime due vengono fornite con certificazione ISCC Plus a garanzia della corrispondenza tra input e output.

A questo scopo, LyondellBasell ha ottenuto di recente la certificazione ISCC Plus per tutti i siti europei e per quattro in Nord America. Le prime applicazioni riguardano valigeria, attrezzature da giardino e imballaggio, dove i gradi a marchio Circulen hanno rimpiazzato le corrispondenti resine in uso. Un esempio sono i flaconi per dermocosmesi a marchio Corine de Farme, prodotti con polietilene bio attribuito CirculenRenew, vantando così un’impronta di carbonio inferiore del 75% rispetto a un’analoga confezione in materiale vergine, senza scadimento delle prestazioni o della lavorabilità.

Con il nuovo marchio Circulen, LyondellBasell si è impegnata a produrre e distribuire, entro il 2030, due milioni di tonnellate annue di polimeri ottenuti da riciclo chimico o basati su fonti rinnovabili

Revive per PE, PS ed EPS

L’italiana Versalis (gruppo ENI) ha scelto il marchio Revive per identificare poliolefine e resine stireniche (polistirene ed EPS) contenti materiale rigenerato, attualmente proveniente solo da riciclo meccanico. Nel caso del polietilene (Revive PE) sono in catalogo tre gradi LDPE e HDPE con contenuto di riciclato fino al 75%, ottenuto in larga parte da imballaggi post consumo recuperati dalla raccolta differenziata, destinati ad applicazioni di packaging industriale, pacciamatura e drip irrigation. Nello stabilimento Versalis di Mantova viene prodotto polistirene espandibile (EPS) contenente materia prima seconda proveniente dal circuito della raccolta differenziata domestica italiana, soprattutto bicchieri, vassoi e coppette yogurt in polistirene. L’offerta di Revive EPS comprende tre gradi, con contenuto di riciclato del 10% o del 35%, per applicazioni di packaging o isolamento termico. Infine, l’azienda italiana propone con il marchio Revive PS tre gradi di polistirene, sempre da riciclo meccanico di bicchieri e contenitori post consumo, contenenti il 75% di materiale rigenerato.

Tra le applicazioni sviluppate con questi materiali, si segnala la vaschetta R-XPS messa a punto da Coopbox per applicazioni di imballaggio alimentare. La struttura è di tipo A-B-A dove, tra due foglie di materiale vergine (XPS), viene interposto uno strato di polistirene espanso Revive, contenente il 75% di riciclato. L’imballo può così vantare una percentuale di riciclato fino al 50% garantendo allo stesso tempo piena conformità al contatto con gli alimenti, senza sacrificare altre caratteristiche come la leggerezza, e con un impatto positivo anche sulla plastic tax italiana sui Macsi (manufatti a singolo impiego) che entrerà in vigore, salvo ulteriori proroghe, il 1° gennaio 2022; imposta che colpisce le sole resine vergini.

Versalis ha recentemente introdotto il nuovo grado di polistirene espanso estruso (XPS) Revive PS Air F – Series Forever contenente il 75% di materiale rigenerato da rifiuti post consumo provenienti dalla raccolta differenziata

Stireniche in E-loop

Restando nell’ambito delle stireniche, la spagnola Elix Polymers ha presentato all’inizio di quest’anno il nuovo marchio E-Loop, che contraddistingue tutte le attività della società nell’economia circolare, in termini di prodotti, processi e innovazione, articolate nei programmi Circular Plastics e Responsible Innovation. Il marchio viene anche adottato dalle resine contenenti materiale riciclato sia meccanicamente, sia attribuito mediante bilancio di massa partendo da biomasse o feedstock da riciclo chimico, con certificazione ISCC Plus.

Prima dell’estate sono stati lanciati i primi due gradi E-Loop a base ABS e ABS/PC, validati da alcuni clienti in applicazioni nei settori automotive e giocattoli e già disponibili sul mercato in quantità commerciali. Il primo tipo, E-Loop H801 MR black, è una lega ABS/PC contenente materiale rigenerato per via meccanica da rifiuti stirenici, mentre la sigla E-Loop M220 CR25 identifica un ABS prodotto con feedstock da riciclo chimico, attribuiti alla resina mediante bilancio di massa certificato ISCC Plus. In entrambi i casi le materie prime da riciclo provengono da fornitori con i quali sono stati stipulati accordi a lungo termine, al fine di garantire costanza qualitativa e disponibilità. Il produttore spagnolo ha già annunciato di voler espandere il portafoglio E-Loop con ulteriori gradi contenenti materiale riciclato o biobased.

Valeras per gli additivi

Valeras è il marchio scelto da BASF per la sua linea di prodotti sostenibili, secondo una definizione allargata: rientrano sotto questo ombrello tutti i prodotti che forniscono un contributo in termini di durata, efficienza energetica, emissioni e riciclabilità. I primi gradi della famiglia Valeras, presentati a settembre, sono gli additivi IrgaCycle, rivolti in modo specifico ai processi di riciclo meccanico di poliolefine, al fine di migliorarne processabilità, resistenza meccanica e profilo termico, con l’obiettivo dichiarato di ridurre la distanza tra materiale riciclato e vergine, aumentando così le potenzialità applicative in ottica di upcycling. Un lavoro condotto non a livello molecolare, ma formulativo, allo scopo di fornire soluzioni specifiche per compounder, masterizzatori, riciclatori e trasformatori.

I primi quattro gradi sono destinati a polietilene e polipropilene da post consumo, per applicazioni di imballaggio rigido e flessibile, automotive e outdoor. IrgaCycle PS 032 G, ad esempio, aumenta la processabilità e le proprietà termomeccaniche del polipropilene e delle miscele poliolefiniche contenenti impurità, come gli involucri delle batterie contenenti residui acidi, con l’obiettivo di neutralizzare gli effetti degradativi di questi composti, migliorando così la qualità finale del rigenerato. IrgaCycle UV 033 DD combina invece stabilizzazione termica e ai raggi UV, ed è indicato in applicazioni per esterno dove occorre garantire anche resistenza alla luce. Altri due gradi, PS 030 G e PS 031 G, sono stati formulati per applicazioni nel packaging, rispettivamente rigido (HDPE) e flessibile (LDPE e LLDPE), in quest’ultimo caso con l’obiettivo di inibire la formazione di geli, uno dei principali problemi che il converter si trova ad affrontare lavorando materiale rigenerato.

Valeras è il marchio scelto da BASF per la sua linea di prodotti sostenibili. I primi gradi della famiglia sono gli additivi IrgaCycle, rivolti in modo specifico ai processi di riciclo meccanico di poliolefine

Circolarità alla giapponese

Meguri nella lingua giapponese significa “circolarità”: per questa ragione il termine è stato adottato da Sumitomo Chemical per identificare tutte le resine poliolefiniche e acriliche (PMMA) contenenti materiale proveniente da riciclo meccanico o chimico. I primi gradi a raggiungere il mercato saranno a base di polimetilmetacrilato prodotto con materie prime provenienti da un impianto pilota di riciclo chimico in funzione presso il sito giapponese Ehime Works. Si passerà poi al polietilene ottenuto dalla rigenerazione di rifiuti urbani, con il coinvolgimento di Sekisui Chemical, e ai compound a base di polipropilene per applicazioni automotive ricavati dal riciclo di plastiche post consumo.


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