a cura di Mariangela Quarto
Al centro del progetto europeo Archibiofoam, che coinvolge anche l’Università degli Studi di Milano e il Centro per la complessità e i biosistemi, insieme con l’Università di Stoccarda, quella finlandese di Aalto e il suo spin-off aziendale Woamy, c’è lo sviluppo di un nuovo biomateriale espanso per l’edilizia, compatibile con la stampa 3D.
Questo progetto mira a modificare la concezione delle costruzioni, puntando a edifici che reagiscono naturalmente alle condizioni ambientali, espandendosi e contraendosi per controllare il flusso d’aria. L’obiettivo principale del progetto è quello di arrivare, nei prossimi tre anni, a formulare un materiale espanso biobased, derivato da cellulosa di legno estrusa, idoneo alla realizzazione di facciate esterne di edifici ventilati passivamente, con aperture a oblò capaci di aprirsi e chiudersi “reagendo” all’ambiente circostante.
Nello specifico, l’Università Statale di Milano si occuperà dell’ottimizzazione algoritmica dei parametri di progettazione, come la sensibilità al calore e all’umidità dell’espanso, utilizzando a questo fine un software proprietario.