Tecnologie di produzione additiva per nuovi modelli di business

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Business unit del Gruppo Prima Industrie, Prima Additive sviluppa, produce, vende e distribuisce sistemi industriali per applicazioni di additive manufacturing del metallo

Beneficiando della storica esperienza della capogruppo Prima Industrie nel campo dei macchinari laser e dei servizi, la business unit Prima Additive supporta i propri clienti nello sviluppo di applicazioni innovative guidate dai bisogni emergenti e dalla domanda nei maggiori settori industriali dove l’additive manufacturing si sta evolvendo rapidamente. L’azienda figura tra i pochi produttori e distributori al mondo a offrire le principali tecnologie laser per la produzione additiva: Powder Bed Fusion (PBF); Direct Energy Deposition (DED).

«La prima, la tecnologia Powder Bed Fusion, consente di realizzare componenti dal design complesso, grazie alla possibilità di creare componenti strato su strato a partire dalla polvere metallica, che viene fusa tramite l’utilizzo di un laser», spiega Daniele Grosso, marketing manager di Prima Additive. «La seconda, meno utilizzata ma non per questo meno efficace, è la tecnologia Direct Energy Deposition, la quale, depositando polvere di metallo tramite ugelli e fondendola mediante l’utilizzo di una sorgente laser, consente di depositare materiale dove serve e, di conseguenza, di creare feature anche su componenti già esistenti».

Le citate tecnologie per la stampa 3D del metallo possono processare diversi tipi di materiali: le leghe di alluminio, di acciaio, di rame, di titanio, di nichel, di cromo-cobalto, ma anche le leghe di oro e altri metalli preziosi.

«Potenzialmente», sottolinea Grosso, «le nostre macchine possono processare ogni tipo di metallo. Quello che facciamo è affiancare il cliente nella scelta del migliore materiale per la sua applicazione, supportandolo nello sviluppo di materiali custom, se necessario».

Nonostante la sempre maggiore diffusione, la stampa 3D si trova ancora ad affrontare alcune sfide per diventare una metodologia operativa largamente adottata anche tra gli stampatori. Quali ostacoli devono ancora essere superati e, soprattutto, come state lavorando per superarli?

Daniele Grosso, marketing manager di Prima Additive

«Il principale ostacolo», osserva Grosso, «si colloca prevalentemente in una scarsa conoscenza della tecnologia e nel timore presso gli utilizzatori finali di non essere in grado di sfruttare appieno questa modalità produttiva».

Attiva su questo fronte, Prima Additive cerca il più possibile di abbassare le barriere all’ingresso di questa tecnologia, e lo fa in diversi modi.

«Normalmente», spiega Grosso, «chi si avvicina a queste tecnologie lo fa avendo un prodotto in mano già validato e cercando di capire l’eventuale vantaggio per quel tipo di applicazione. Quello che facciamo è analizzare il caso di studio portato e, su questo, identificarne la fattibilità in termini tecnici, la convenienza in termini di costi e possibili ottimizzazioni del design. In funzione di queste analisi, viene identificata la convenienza dell’applicazione, valutando anche aspetti non secondari, quali le attività di post lavorazione, spesso necessarie per ottenere le qualità superficiali attese per raggiungere i parametri richiesti».

Un altro elemento cruciale del supporto applicativo di Prima Additive è poi l’identificazione del materiale più adatto. I tecnici dell’azienda torinese, infatti, partono dall’esame delle specifiche del cliente per identificare il materiale più adatto a raggiungere i risultati attesi. Se necessario, possono arrivare anche a sviluppare leghe metalliche ad hoc, in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi di durezza e di resistenza all’usura richiesti.

«Un’altra iniziativa che l’azienda ha organizzato per abbassare le barriere all’ingresso della tecnologia», aggiunge Grosso, «è rappresentata dal “Prima Additive Marketplace”: una piattaforma digitale tramite la quale è possibile caricare il file 3D dei propri componenti e richiedere uno studio applicativo, o direttamente la stampa degli stessi. In questo modo, è possibile accedere alla tecnologia anche senza possedere una macchina, consentendo così anche a chi ha necessità di piccolissimi lotti o non ha la possibilità d’investire in un sistema proprio di sfruttare i vantaggi offerti dalle tecnologie additive».

Con riferimento alle vostre tecnologie di stampa 3D, quali sono i vantaggi e i benefici ottenibili dall’utilizzatore?

Dotata di tecnologia Powder Bed Fusion, la serie Print 300 di Prima Additive è disponibile in configurazione a 1, 2 o 4 laser a seconda delle esigenze produttive

«I vantaggi delle tecnologie di Prima Additive», conclude Grosso, «sono molteplici. Innanzitutto, crediamo sia importante lavorare per offrire soluzioni che siano il più possibili personalizzate. Per questo il nostro approccio è più consulenziale che non di vendita: quando un potenziale cliente si avvicina a noi, quello che cerchiamo di fare è proporgli una soluzione su misura per le sue esigenze, in termini sia di dimensioni dell’area di stampa sia di configurazioni laser.

Proprio in tema di laser, per essere ancora più efficienti sul maggior numero di applicazioni possibili, abbiamo sviluppato un’importante esperienza nelle sorgenti laser a lunghezza d’onda corta, come il laser verde o il laser blu, che consentono di realizzare componenti in rame puro o in materiali preziosi con densità superiori al 99%. Poi abbiamo il nostro marketplace, accessibile tramite il nostro sito, mediante il quale è possibile richiedere la stampa on demand di un componente.

In questo modo abbassiamo notevolmente le barriere all’ingresso della tecnologia, rendendo accessibili le nostre soluzioni anche a chi non ha la possibilità o non ha la necessità di fare un investimento in un sistema di proprietà. Infine, tutte le nostre soluzioni sono a parametri aperti: è quindi possibile utilizzare sulle nostre macchine qualsiasi tipo di materiale, senza vincoli sui produttori, ed è possibile settare in autonomia, oppure con il nostro supporto, tutti i parametri di processo al fine di ottenere i risultati desiderati». 

Versatilità e produttività, con diverse opzioni di automazione

Come accennato, Prima Additive mette a disposizione del mercato le migliori tecnologie laser per l’additive manufacturing. Tra queste vi è la PBF di cui è dotata la serie di stampanti Print 300, con un’area di lavoro di 330 x 330 x 400 mm e disponibile in configurazione a 1, 2 o 4 laser, a seconda delle esigenze produttive. Si tratta di un sistema versatile e altamente produttivo, con diverse opzioni di automazione per la gestione delle polveri e per la gestione della fase successiva alla stampa. Oltre ai macchinari, la stessa azienda fornisce supporto applicativo completo per aiutare chi volesse avvicinarsi all’additive manufacturing a trarre il massimo da questa tecnologia.

Gianandrea Mazzola


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