“Oltreplastica. Plastiche in movimento verso un design a basso impatto”

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Oltreplastica è prodotta da ADI Design Museum con il supporto di ENI, main partner del museo milanese. “Non è solo il titolo di una mostra, è il tentativo di dare un nome nuovo a una materia in trasformazione e di rispondere a domande molto semplici”, ha spiegato la curatrice Frida Doveil in occasione della presentazione alla stampa del 4 dicembre 2025.

“Molti hanno definito il Novecento ‘il secolo della plastica’; per noi, in Italia, la materia plastica è stata ed è una spinta incredibile all’innovazione. Cosa è cambiato nel frattempo? Cosa possiamo fare oggi per dare delle risposte plausibili e consapevoli continuando a usare la plastica? Spesso di parla di alternative alla plastica e la sfida che ho raccolto con gioia è tentare di sovrapporre il nuovo alle categorie mentali già apprese, alla famosa piramide dei materiali che dalle commodity sale fino a polimeri straordinari, in grado di resistere in applicazioni aerospaziali”.

La parola ‘sfida’ risuona come filo conduttore della mostra, aperta sino al 15 gennaio 2026. L’hanno usata anche Luciano Galimberti, presidente di ADI (Associazione per il Disegno Industriale), sottolineando la difficoltà del tema che tuttavia è in linea con l’identità di un museo di ricerca quale ADI Design Museum vuole essere, strutturato come realtà in rete con i musei d’impresa italiani. E, ancora, per Antonio Funiciello, Head of Identity Management di ENI, le sfide complesse dell’oggi possono essere affrontate rafforzando il rapporto tra design e materia plastica, prendendo a modello il tempo in cui questi due mondi “andavano molto d’accordo, un momento di crescita felice del nostro Paese, economica, sociale, culturale, anche sociale”.

Il design interpreta la natura dei materiali esprimendo le loro caratteristiche in oggetti perché “costruisce il legame tra il produttore e il consumatore”, ha osservato Adriano Alfani, amministratore delegato di Versalis (Gruppo ENI). “Il mettere a fattor comune competenze produttive e progettuali ci permette di lavorare a un futuro fatto di nuovi materiali e nuove tecnologie: questo per noi è fare plastica sostenibile e innovativa”.

Il rosso delle plastiche iconiche

Lampada Duse in SAN Balance®, design: Ludovica+Roberto Palomba, prodotta da Vesta nell’ambito del progetto ReUp di Versalis (foto: Versalis)

Il processo di trasformazione della materia plastica è inarrestabile, rapido e organico, poiché intreccia scienza, industria, società e immaginario. Nella visione che ha ispirato la mostra, quest’evoluzione non riguarda soltanto i materiali, ma la nostra stessa idea di contemporaneità.

Il percorso espositivo prende forma in oggetti che presentano tre fasi di sviluppo scandendole con tre colori. Con il supporto di un glossario preparato a corredo della mostra, il visitatore può familiarizzare con nuovi sigle di polimeri e con definizioni che ne chiariscono la provenienza e l’approccio produttivo.

Si parte dalla plastica così come l’abbiamo conosciuta finora: citando il titolo di un saggio di Ezio Manzini del 1986, è stata ‘materia dell’invenzione’.

In onore al museo, che ospita la collezione storica del premio Compasso d’Oro, a rappresentare cinque polimeri, diventati di successo con il contributo prezioso del design, sono stati scelti altrettanti prodotti premiati. Il poliuretano espanso elastico, brevettato da Pirelli con il nome di gommapiuma, mostra la sua plasmabilità con la scimmietta Zizì di Bruno Munari (1954).

La trasparenza del SAN (copolimero stirene-acrilonitrile) dona leggerezza ed eleganza allo spremiagrumi LaTina di Lorenzo Gecchelin per Alessi (2004). Robusti e coloratissimi, il polietilene e l’ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene) sono interpretati da Marco Zanuso e Richard Sapper con la seggiolina K 1340 per Kartell (1964) e il televisore Algol per Brionvega (1970), mentre il polipropilene veste il pennarello TrattoPen di Design Group Italia per Fila (1979).

Rivitalizzati e a massa bilanciata

Campioni e lavorazioni di Algaeskin™, sviluppati utilizzando alghe per i settori della moda e del design; produzione: Peelsphere® (foto: Peelsphere)

Il rosso del design storico e dell’economia lineare, quello della verticalità della piramide dei polimeri ricordata da Frida Doveil, diventa l’arancione della circolarità con i materiali di origine riciclata e le plastiche ottenute parzialmente da risorse rinnovabili. La scelta evidenzia la vicinanza con i polimeri da materia prima vergine e fossile in un passaggio per molti versi inavvertibile ai non addetti ai lavori, perché le resine originate da riciclo chimico e meccanico soddisfano prestazioni, anche estetiche, analoghe a quelle delle materie prime vergini.

Una plastica rivitalizzata è la poliammide 6 Econyl, prodotta da Aquafil al 100% con rifiuti di nylon pre e post consumo, per esempio reti da pesca abbandonate nei mari. Ottenuta tramite depolimerizzazione, è riciclabile virtualmente all’infinito in una strategia virtuosa per ridurre le emissioni di anidride carbonica, ma anche per soddisfare il fabbisogno globale di materie plastiche, che oggi si producono al ritmo di 400 milioni di tonnellate l’anno.

Il progetto ReUp promosso da Versalis mostra all’opera la collaborazione vantaggiosa tra industria e mondo del design con soluzioni realizzate da fonti rinnovabili o riciclate. La lampada da tavolo Duse di Ludovica+Roberto Palomba, prodotta da Vesta, è stampata con il SAN Balance®, un materiale a massa bilanciata ricavato da oli vegetali, rifiuti alimentari e grassi di scarto, con percentuali dal 25% al 50% di contenuto bio.

L’inserto in schiuma espansa contenuto nell’impugnatura delle torce olimpiche Essential, disegnate da Carlo Ratti Associati per Milano Cortina 2026, impiega un copolimero espanso a celle chiuse XL Extralight di Finproject (gruppo Versalis), ottenuto per il 60% con bionafta da materie prime rinnovabili.

Blu come biologico

Scarpa in tessuto biodegradabile (PHA) realizzata con la piattaforma monomateriale O° di Oxman, 2025

La terra vista dalla luna è un pallido puntino blu, come scriveva Carl Sagan nel 1997, una ‘casa’ da preservare e custodire. La Osaka Blue Ocean Vision del G20 2019 ha lanciato l’impegno di portare a zero entro il 2050 la dispersione della plastica nei mari.

Perciò il blu è il colore delle bioplastiche, ottenute parzialmente o integralmente da biomassa. All’origine rinnovabile possono essere associate prestazioni di biodegradabilità e compostabilità in materiali completamente circolari. I materiali Desserto e Dessertex sonoprodotti da Adriano di Marti con le pale dei fichi d’india polverizzate e legate con matrice poliuretanica di origine biologica. Le formulazioni sono studiate su misura di obiettivi di riduzione di CO2, consumo di acqua e e altri parametri LCA (Life Cycle Assestment). In Italia ha sede la Technical Advanced Materials Division, dedicata allo sviluppo di materiali in settori ad alta specializzazione come l’automotive.

Derivano dalle alghe i materiali 100% biologici Algaeskin di Peelsphere, caratterizzati da neutralità carbonica, che possono essere tagliati e stampati al laser in prodotti finali biodegradabili.

La frontiera più avanzata dell’Oltreplastica è la materia biofabbricata. Biologica e biodegradabile, è ottenuta da cellule viventi e dalla coltivazione di microrganismi. La crescita del micelio, corpo vegetativo dei funghi, può essere progettata su misura per applicazioni come rivestimenti e similpelle, o abbinata a substrati preingegnerizzati. Nel biomateriale Mogu il micelio funziona da rinforzo a una matrice realizzata con residui agroindustriali; modificando quest’ultima si ottengono proprietà ignifughe e acustiche per rivestimenti murali e d’interior design. 

I polimeri termoplastici poliidrossialcanoati (PHA) sono prodotti da batteri, resistono ai raggi UV, all’acqua e alle alte temperature. Possono essere estrusi in filamenti per ottenere fibre tessili, per lavorazione con stampa 3D, o come pellet per lo stampaggio a iniezione. Un esempio è la piattaforma monomateriale O°: calzature completamente biodegradabili sono progettate e prodotte con tecnologie digitali da Oxman.

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