Meccanica italiana: marginalità ridotte per otto aziende su dieci

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Il sondaggio diffuso da Anima Confindustria mostra le imprese patire i costi di produzione, l’erosione della marginalità e la sfiducia dei mercati nei primi mesi del 2023

Scarsa visibilità e costi di produzione elevati continuano a pesare sulla crescita dell’industria meccanica italiana, erodendo i margini di profitto. Dal sondaggio diffuso da Anima Confindustria agli associati, risulta che otto aziende su dieci registrano aumenti dei costi e prevedono marginalità ridotte nel primo semestre del 2023, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per una su dieci, l’erosione raggiunge o supera addirittura il 20%. Nonostante il recente rallentamento del tasso d’inflazione e dei costi energetici, le imprese risentono della prolungata fase di crescita dei costi e delle incertezze sul futuro andamento del mercato.

 

Il commento del presidente di Anima

Il presidente di Anima, Marco Nocivelli

“Il repentino stop alle cessioni dei crediti e la cancellazione delle misure in favore degli investimenti, insieme all’alta volatilità dei mercati, stanno provocando un’incertezza che rischia di essere paralizzante”, commenta il presidente di Anima, Marco Nocivelli. “Anche se i prezzi energetici si stanno stabilizzando, le imprese della meccanica vedono uno scenario di rallentamento della domanda e un’inflazione che si mantiene su livelli allarmanti. Quasi otto aziende su dieci hanno risposto al sondaggio di Anima rilevando costi di produzione in aumento fino al 20%, con punte che arrivano al 40% nei casi peggiori. Ne risultano marginalità erose, che sicuramente risentono dei recenti sviluppi in materia di agevolazioni fiscali su scala nazionale. Con lo stop alle cessioni, il dietrofront sui bonus edilizi ha scosso il comparto proprio in un momento in cui i mercati necessitano di stabilità”.

“L’industria meccanica rappresentata da Anima è però un comparto vitale per l’economia italiana”, conclude Nocivelli. “Con 54,5 miliardi di fatturato, è riconosciuto nel mondo come un esempio dell’altissima qualità del Made in Italy. Le imprese, quindi, chiedono a gran voce strategie a medio-lungo termine che aiutino il settore a vedere valorizzate le eccellenze tecnologiche e che incentivino l’innovazione, come è avvenuto con il Piano Industria 4.0, che ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’industria, consentendo la realizzazione di massicci investimenti per l’innovazione e la competitività”.


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