Italia: leader, in Europa, per il riciclo di imballaggi in plastica

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Il Rapporto Assorimap 2022, sul riciclo meccanico delle materie plastiche, delinea uno scenario positivo per il comparto, con un fatturato in crescita di 18 punti percentuali, evidenziando diverse opportunità future ma anche insidiose criticità.

La plastica, nel 2023, è fondamentale e insostituibile in molti comparti industriali, sebbene sia necessario ammettere la pericolosità di un suo indisciplinato utilizzo. Tuttavia, bandirla risulterebbe anacronistico, sia chiaro, anche in considerazione dell’intero indotto e del numero di persone occupate. È quindi vitale trovare il giusto equilibrio tra necessità e tutela, attraverso la raccolta differenziata e il riciclo.

“L’Italia è un’eccellenza nel riciclo a livello europeo; il governo tuteli le imprese”, ha commentato il presidente di Assorimap, Walter Regis

Ma, oggi, a che punto siamo? La risposta arriva dal “Rapporto 2022 sul riciclo meccanico delle materie plastiche”, promosso da Assorimap, l’Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche, e realizzato da Plastic Consult, che è stato presentato a Roma, il 15 giugno 2023, in una location d’alto livello: Palazzo Rospigliosi.

Dopo l’illustrazione del documento – che ha analizzato numeri, criticità e obiettivi del comparto plastico, nell’ambito del riciclo, per il raggiungimento degli obiettivi di economia circolare – sono stati evidenziati anche i trend e i valori dell’ultimo quinquennio, in relazione agli imballaggi in plastica. Si è parlato di recupero e di riciclo, con una comparazione nazionale ed europea, anche alla luce delle normative in fieri e della nuova metodologia di calcolo, imposta dalla Decisione UE 2019/665.

Di particolare interesse sono risultati i consigli per la competitività, raccolti grazie alle testimonianze di alcuni imprenditori presenti all’evento, mentre l’intervento di esponenti politici ha offerto un confronto costruttivo, a tratti contrastante, ma accomunato da un unico leitmotiv: riciclare è fondamentale, per la società di oggi e per quella di domani.

Il riciclo meccanico, un settore di nicchia

Il Rapporto Assorimap, che “fotografa lo stato di salute” dell’industria del riciclo meccanico delle materie plastiche nel 2022, è stato illustrato da Paolo Arcelli, direttore di Plastic Consult.

Il direttore di Plastic Consult, Paolo Arcelli

In Italia, le aziende operative nel riciclo sono oltre 350, con un dato volumetrico complessivo superiore a 2,5 milioni di tonnellate. Se invece si considerano solo quelle che, dal riciclo, producono materie prime secondarie (MPS), includendo anche gli scarti industriali e i macinati, il numero scende a 200. Tra queste sono incluse anche le aziende che producono macinati e i trasformatori di plastiche integrati a monte del riciclo, con un volume complessivo generato pari a circa 1,3 milioni di tonnellate.

In realtà, però, lo studio presentato da Assorimap si concentra sui riciclatori meccanici, ovvero quelle imprese che effettuano la produzione di granuli da rifiuti post consumo: queste sono circa 75, per 0,8 milioni di tonnellate (785 kt per la precisione, in calo di 1,5 punti percentuali nel 2022, rispetto all’anno precedente).

I valori totali in output – che escludono i quantitativi di pre-consumo portati a riciclo, i riciclati sotto forma di macinati e quelli impiegati direttamente in trasformazione – sono ripartiti tra diverse voci, delle quali il polietilene è la principale (circa 50%), seguita dal PET (24%) e dal polipropilene (10%). Con riferimento invece agli sbocchi della produzione nei principali ambiti applicativi dei riciclati post consumo, risulta prevalente l’impiego negli imballaggi (rigidi e flessibili), con un 40% sul totale, seguito dall’utilizzo nei tubi (12%) e nell’edilizia (11%).

Il ruolo degli imballaggi e il fatturato del post consumo

Ma quali sono le fonti per il riciclo post consumo? Dal Rapporto si evince il ruolo predominante della filiera degli imballaggi, soprattutto quelli derivanti dalla raccolta urbana dei rifiuti, sia nazionale che estera. Questi, nel 2022, hanno rappresentato il 68% del totale, seguiti dal 23% degli imballaggi generati dal canale commerciale e industriale. Il comparto agricolo, invece, ha contribuito solo con un 4% alle fonti per il riciclo meccanico, similmente alle altre filiere (edilizia, RAEE, automotive, garden ecc.), con un 5%.

Analizzando poi il fatturato sviluppato con i riciclati post consumo, nel 2022 il valore è cresciuto di circa 18 punti percentuali, arrivando a 1135 milioni di euro; tale merito, però, va anche all’aumento dei prezzi di vendita, vitali per poter tenere in piedi la continuità aziendale, in considerazione degli alti costi (energia, trasporto et similia).

Un momento della prima tavola rotonda, con (da sinistra): Paolo Agnelli (presidente Confimi Industria), Roberto Sancinelli (presidente della società Montello), la moderatrice Monica D’Ambrosio (Ricicla.tv), Antonello Ciotti (presidente di Petcore Europe) e Stefano Fabris (direttore della divisione Stireniche di Versalis)

È il film in rPE (35%), ovvero il PE flessibile, la principale voce del fatturato sviluppato con i riciclati post consumo, seguito da rPET ed rHDPE (rispettivamente 27% e 18%); polipropilene, misti poliolefinici e altri polimeri hanno segnato, tutti, quote inferiori al 10% sul totale fatturato.

Geograficamente, i manufatti inviati al riciclo hanno provenienza italiana (86%), contro un 14% che arriva dall’estero, soprattutto da paesi europei, con un dato che evidenzia una contrazione dei valori nazionali rispetto al 2021 (88% sul totale). Logisticamente, invece, i riciclatori meccanici (circa 75) non mostrano una collocazione uniforme sul territorio italiano: la prevalenza si registra al nord (70%; 32 impianti nell’area occidentale e 25 in quella orientale), mentre al centro sono presenti solo 7 stabilimenti, contro i 18 tra il sud e le isole.

Fattori di crescita e analisi delle criticità

Ma, al di là dei dati che fotografano lo scenario attuale, quali sono i principali fattori di crescita e di freno per il comparto nazionale? Partendo proprio dall’analisi di questi due, sarà possibile correggere il tiro o puntare ancora maggiormente sugli aspetti positivi, anche alla luce dell’evoluzione normativa in corso, attraverso la proposta di regolamento imballaggi (PPWR) e la direttiva SUP.

Ebbene, sicuramente l’aumento della raccolta selettiva urbana nazionale rappresenta un’opportunità, così come la riduzione dei costi della materia prima (feedstock) e dell’energia, previsti per il 2023. Si prospetta, poi, entro il 2025, una crescita per l’rPET, trainata dalle performance nel beverage, in contemporanea con lo sviluppo dell’imballaggio flessibile. È inoltre atteso un aumento della quota di riciclati post consumo, tra i beni durevoli, nelle filiere dell’agricoltura, dell’edilizia, di auto ed elettrodomestici.

Per ciò che riguarda, invece, l’aspetto negativo, è emersa la necessità di sviluppare una progettazione dei manufatti per il riciclo (design for recycling), al momento ancora poco diffusa. Vanno poi considerate le difficoltà d’accesso ai mercati internazionali del feedstock, o ancora l’eccessiva connessione tra il prezzo dei riciclati e quello delle materie vergini.

In particolare, la competizione internazionale, soprattutto con riferimento ai paesi extra UE che producono con un sistema low cost, privo di controlli, rappresenta una grave problematica, anche perché l’assenza di sistemi certificativi e di tracciabilità influenza il prezzo. E, su questo punto, è necessario l’intervento del legislatore e dei decisori politici.

Rifiuti di imballaggio, i dati Eurostat

Edo Ronchi, presidentedella Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

Per quanto possa essere importante il dato, questo assume valore soprattutto nella comparazione. Pertanto, alla presentazione del Rapporto ha fatto seguito un illuminante speech sullo scenario europeo del riciclo meccanico delle materie plastiche, tenuto da Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

I rifiuti, a livello globale, risultano termovalorizzati per un 20%, con il 29% che va in discarica e un 31% (77,5 milioni di tonnellate) non gestito o disperso. La restante parte, ovvero il 20%, è sottoposto a riciclo, di cui più della metà (12%) di tipo meccanico.

Nel dettaglio, con riferimento ai rifiuti da imballaggio (carta, plastica, vetro, legno e metallo), i dati Eurostat affermano che, nell’arco temporale 2009-2020, questi siano aumentati del 20,6%, mentre per quelli d’imballaggio in plastica la percentuale sale al 26,7.

Parliamo, però, di un valore europeo: in Italia invece la percentuale si ferma al 9, decisamente inferiore rispetto alla media UE. In particolare, si passa dai 2,205 milioni di tonnellate del 2008 ai 2,208 milioni del 2020, arrivando a 2,273 nel 2021 (+2,9%, fonte: Ispra).

Italia, leader nel riciclo. O forse no?

Tuttavia, se crescono i rifiuti da imballaggio, come cambia la raccolta e il riciclo? È una domanda importante, per capire se si sta operando in maniera corretta.

Secondo i dati Conai,in Italia nel quinquennio 2017-2021 la percentuale di rifiuti da imballaggio in plastica, raccolti e recuperati, è cresciuta, passando dall’81,8% (nel 2017) al 96,3% del totale immesso al consumo. E, questo, è il valore più elevato tra tutte le tipologie di packaging (acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro).

Con riferimento, invece, al riciclo, il Bel Paese segna una percentuale, negli imballaggi in plastica, pari al 55,6% nel 2021, confermandosi leader tra i paesi UE e anticipando il target 2025 (50%), a differenza della media europea, ferma al di sotto del 40%. Tuttavia, prima di cantare vittoria, bisogna fare i conti con l’introduzione della nuova metodologia di calcolo.

Per cui, messa da parte la Decisione della Commissione del 22 marzo 2005, le nuove percentuali terranno conto di un “processo effettivo di recupero o riciclo”, come stabilito dalla Decisione di esecuzione 2019/665. E, chi ne paga di più le conseguenze, è proprio la plastica, il cui riciclo degli imballaggi scende al 47% (-8,6 punti percentuali), allontanandosi così dal target del 2025.

Il commento del presidente di Assorimap

“L’Italia deve tutelare le imprese che hanno investito nel riciclo meccanico della plastica in questi 25 anni. Queste imprese hanno consentito al Paese di potersi allineare agli obiettivi europei con risultati eccezionali in termini ambientali, economici e sociali. Oggi tali imprese, leader mondiali per qualità delle Materie Prime Secondarie e per tecnologie finalizzate alla trasformazione, stanno continuando a investire per restare competitive in un settore ad alto dinamismo industriale. Questo coraggio ha garantito al comparto una robusta resilienza, nonostante criticità e ostacoli derivanti dalla complessità dello scenario globale. In particolare, hanno inciso la produzione asiatica di polimeri vergini low cost, che hanno invaso il mercato europeo, e i costi di produzione in crescita a causa dei rincari energetici. Il riciclo meccanico della plastica rappresenta quindi un fiore all’occhiello del Made in Italy e il cuore dell’economia circolare: l’auspicio è che venga sostenuto dalla politica, soprattutto in ambito europeo, a partire dalla rimozione di eccessivi lacci burocratici a favore di una maggiore competitività”, ha dichiarato a Roma Walter Regis, appena riconfermato alla presidenza di Assorimap per il prossimo triennio.

Imprenditori e decisori politici: punti di vista e proposte

La seconda tavola rotonda ha visto la presenza di (sempre da sinistra): Andrea Casu (Partito Democratico), Patty L’Abbate (Movimento 5 Stelle), la moderatrice Claudia Voltattorni (Corriere della Sera) ed Elisa Montemagni (Lega)

La parte finale dell’evento è stata incentrata sulla testimonianza di alcune aziende, offrendo così un importante punto di vista, pratico e reale, per raccogliere suggerimenti migliorativi. È emerso, in primis, che l’aumento dei costi energetici pesi principalmente sull’utente finale, sul quale si carica l’incremento generalizzato dei prezzi. Sono quindi necessari aiuti statali, incentivi e sgravi per poter riequilibrare lo scenario.

Considerando, quindi, l’incremento generalizzato delle tariffe, a livello globale, occorrerà puntare sulla qualità e sul rapporto con il cliente. Fondamentali anche gli investimenti in ricerca e l’utilizzo delle opportunità derivanti dal PNRR, una preziosa leva a supporto delle aziende. Bisogna, poi, far proprio uno stile di vita più sostenibile, incoraggiare il riciclo meccanico e puntare su un sistema di responsabilità estesa del produttore, senza dimenticare l’importanza della certificazione per affrontare la pericolosa concorrenza cinese.

Concordi, in maniera alternata, i tre esponenti politici presenti all’evento (Lega, M5S e PD), che hanno spaziato da un argomento all’altro, passando dall’armonizzazione delle regole alla necessità di meccanismi di incentivazione, toccando anche la gravosa questione della semplificazione burocratica.

Sicuramente è emerso un dato rilevante, su tutti, ovvero il bisogno repentino di un rapporto diretto tra legislatori e imprese, perché solo ascoltando queste ultime sarà possibile trasformare le esigenze in norme cogenti, raggiungendo più facilmente gli obiettivi di circolarità.

Marianna Capasso


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