Congresso delle Materie Plastiche 2025: yes, we can!

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Fra i relatori della 30esima edizione del Congresso delle Materie Plastiche, degli Stampi e dello Stampaggio 2025, svoltosi il 20 novembre scorso all’NH Milano Congress Centre di Milanofiori (Assago, MI), nessuno ha voluto negare o nascondere le criticità del momento. L’importante, però è sapere che «le opportunità ci sono ed è tempo di muoversi per andarle a prendere».

Lo ha detto alla folta platea intervenuta al Congresso delle Materie Plastiche (oltre 380 presenze) il presidente di ISTMA Europe, Fausto Romagnani, ricordando che entro il 2028 l’industria europea dell’auto si appresta ad assistere all’introduzione di novanta fra nuovi modelli e facelift.

Tradotto in stampi – ed è proprio il settore delle attrezzerie quello cui ISTMA dà voce a livello internazionale – il valore in gioco nella fattispecie è pari a circa 14 miliardi di euro.

Ed è dunque superiore a quello generato dagli stampisti del Vecchio Continente (12 miliardi, circa un decimo del totale mondiale) secondo le più recenti rilevazioni.

È una boccata d’ossigeno per un comparto che, forse più di altri, ha patito la concorrenza di un made in China capace di accrescere costantemente la qualità dei suoi prodotti.

La domanda è in calo ovunque e raggiunge picchi negativi del 30-40%: dal 2017 la sola Italia ha lasciato per strada il 56% delle commesse, ma nessuno ha intenzione di gettare la spugna.

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Il direttore editoriale della divisione Manufacturing di Tecniche Nuove, Alessandro Garnero.

Ricomincio da me

Né nel nostro Paese né altrove, si direbbe, vista la convinzione con cui il managing director di VDMA Plastics and Rubber Machinery, Thorsten Kühmann, ha sottolineato i valori dei quali la manifattura del vecchio continente può e deve far tesoro per vincer le sfide che le si parano davanti.

VDMA raggruppa oltre 3600 aziende tedesche dell’ingegneria meccanica e impiantistica e parere di Kühmann è che abbia il privilegio di agire in un contesto di stabilità democratica e di tradizione industriale longeva, al cui centro agiscono con successo una miriade di storici family business. Recenti survey mostrano che il 96% dei suoi associati crede nella forza propulsiva di Industria 4.0 per competere nel mondo; e il 72% ripone in tal senso grandi aspettative nell’intelligenza artificiale.

È perciò anche in virtù della capacità di accogliere l’innovazione tecnologica e di trarne vantaggio che potrà, a suo dire, risolvere le problematiche del labour shortage che attanagliano oggi il 15,2% degli imprenditori dell’UE e il 21,3% del made in Germany.

Se è però di realtà familiari e di PMI che si parla, è ora tempo di superare gli individualismi del passato per conquistare massa critica e per conseguenza una superiore concorrenzialità.

Lo ha sostenuto il direttore della società di consulenza e ricerca Plastic Consult, Paolo Arcelli, concedendo all’Italia delle materie plastiche una certa abilità nel «tener botta» rispetto ad altri Stati vicini e tracciando poi una strada per l’avvenire.

L’esempio portoghese…

Le nostre 5000 aziende del settore non devono smettere di avvantaggiarsi della flessibilità e della rapidità decisionale garantite dalle piccole dimensioni e dalle strutture agili.

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Ma allo stesso tempo devono «imparare a lavorare insieme» per dare efficacia alle tante e radicate competenze che hanno maturato nel riciclo di materiali difficili o in progettazione, solo per menzionare un paio di esempi.

Si può prendere a modello il Portogallo: incalzato dal direttore editoriale Manufacturing di Tecniche Nuove, Alessandro Garnero, il già citato Romagnani ha indicato fra i fattori di successo degli stampisti lusitani la creazione di cluster dedicati e la condivisione delle tecnologie produttive.

È in atto «una competizione fra sistemi» e quelli cinese e statunitense sono coesi; non quello europeo. Stando a quanto riportato dal consulente e formatore Marco Belardi, in diretta dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy (MIMIT), l’imprenditoria tricolore può ancora contare – a fronte delle ultimissime manovre – su un accesso relativamente semplice agli incentivi 4.0 e per la Transizione 5.0.

E può affidarsi ai suoi cervelli (vi ha fatto cenno il presidente del Gruppo editoriale Tecniche Nuove, Ivo Nardella (v. foto in apertura, ndr).

L’auspicio è che possano germinare e moltiplicarsi sull’humus di programmi come TMP Scuola: ne ha argomentato il presidente dell’Associazione dei Tecnici delle materie plastiche (TMP), Alan Catturini, che vi tiene molto.

… e i cervelli italiani

Sin d’ora li si vede però all’opera in contesti quali l’hub alessandrino di formazione e technology transfer Proplast, sul rostro dei relatori con il sales director Davide Vizzini.

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Un momento della cerimonia per la consegna del Premio di Laurea promosso da TMP.

Il consorzio ha presentato al Congresso delle Materie Plastiche di Assago, il sistema di raffreddamento per canali sottili Co2 Spot Cooling, messo a punto con Linde per la risoluzione di problematiche specifiche.

Promette un taglio dei tempi ciclo sino al 45% a seconda delle casistiche; e un risparmio energetico massimo del 40%.

L’approccio, proposto anche attraverso un pacchetto di prova riservato agli iscritti al Congresso delle Materie Plastiche, giunto quest’anno alla sua 30esima edizione e definito da Catturini «il clou della nostra attività insieme a Mecspe», è rigorosamente scientifico. Si basa su uno studio preliminare e una successiva analisi di fattibilità che sfociano poi in un calcolo di costi e benefici, simulazioni e test sul campo.

Ricondizionamento di sistemi complessi

Per gli stampisti che per la prima volta hanno presenziato al XXX Congresso delle Materie Plastiche – «un punto di partenza e un fondamentale momento di confronto» per il presidente di Ucisap, Andrea Digirolamo – parecchia è stata la carne al fuoco; molti, più in generale, gli spunti per le aziende sensibili ai temi del riutilizzo.

Meglio ancora: del remanufacturing. Di questo ha argomentato il PhD del Politecnico di Milano e ricercatore del Consorzio MUSP (Macchine utensili e sistemi di produzione) Luca Bernini, introducendo il progetto RemaNet.

Si ispira a precedenti e più circoscritte esperienze internazionali, come Ifixit e Swappie, ma punta al ricondizionamento di sistemi complessi mediante dieci work package cui contribuiscono collaborativamente con le loro competenze gli utilizzatori di beni industriali.

L’obiettivo è creare una filiera di esperti in grado di reindirizzarli a nuova vita e certificare il processo di revamping: i casi di successo, da questo punto di vista, si arricchiscono di continuo. E quanto raccontato qui rende conto solo di una parte di tutto ciò che è stato discusso ad Assago: del resto, compresa la tavola rotonda, al femminile ma non solo al femminile, dell’associazione Women In Plastics Italy, si avrà modo di trattare quanto prima nei fascicoli cartacei delle riviste Stampi e Plastix.

Il Progetto Pleiadi

I visitatori del Congresso delle Materie Plastiche hanno avuto la possibilità di vedere alcuni dei 38 progetti creati dai giovani designer dell’Università IUAV.

Il progetto del quale parleremo ampiamente nelle prossime settimane è stato lanciato da Arburg, Chem-Trend, Ewikon, Febo E&R Polymers (CGT Guberti) e Uniform e aveva lo scopo di progettare e realizzare un oggetto con un’impronta sostenibile nel più ampio senso della parola.

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