Incentivi 5.0 e 4.0: cosa cambia per le imprese con la Legge di Bilancio 2026

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Nella bozza approvata dal Consiglio dei Ministri, pronta per essere presentata in Parlamento, torna l’iperammortamento per gli investimenti in beni materiali e immateriali, ma anche green oriented. Un piacevole déjà vu?

di Marianna Capasso

Il 14 ottobre 2025, il MEF ha presentato al Consiglio dei Ministri il Documento programmatico di Bilancio per il 2026, definendo così il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e il bilancio pluriennale 2026-2028. Inizierà a breve il tour parlamentare della Legge di Bilancio, come ogni autunno inoltrato.

Con l’avvio della Manovra economica per il 2026, entriamo quindi in una fase cruciale della programmazione finanziaria del Paese. Attraverso un percorso articolato e progressivo, nelle prossime settimane sentiremo più volte parlare di possibili modifiche. Fino ad arrivare a dicembre quando, poco prima del 31, l’atto sarà emanato.

Intanto vediamo quali sono le premesse. Quali misure sono confermate, come da tradizione, e quali sono invece le novità per le imprese. Una su tutte: il ritorno dell’iperammortamento.

Le imprese nella Manovra 2026: dalla Nuova Sabatini…

La Manovra 2026 muove 18,7 miliardi di euro. Ed è articolata in 137 articoli, che coprono più tematiche. Dall’introduzione della cosiddetta “nuova pace fiscale”, alla riduzione delle imposte sui redditi. Dal rifinanziamento del sistema sanitario al rafforzamento delle politiche sociali e familiari. Sotto i riflettori: gli aiuti per le imprese, ovviamente.

Sono diverse le agevolazioni per gli investimenti, con attese proroghe per alcuni incentivi e nuove misure di natura fiscale. Partiamo da una conoscenza storica (come da tradizione, che piace e rassicura): la Beni Strumentali, la più nota Nuova Sabatini, con il suo classico rifinanziamento.

Risorse addizionali anche per i Contratti di Sviluppo, mentre viene prorogata la scadenza per l’entrata in vigore di plastic e sugar tax (31 dicembre 2026).

…alla ZES (e alle altre misure agevolative)

Si punta sempre sulle ZLS (Zone Logistiche Semplificate), dislocate sull’intero territorio nazionale. E sulla ZES Unica del Mezzogiorno. Le aree saranno destinatarie di un budget pari a 2,3 miliardi nel prossimo triennio. In particolare, 825 milioni andranno a incrementare il sostegno allo sviluppo occupazionale nelle Regioni meridionali.

L’articolo 98 della bozza prevede, poi, contributi a tasso agevolato per gli investimenti in nuovi macchinari, impianti e attrezzature da parte delle piccole e medie imprese. Mentre l’articolo 104 parla di rafforzamento delle misure in materia di internazionalizzazione. Sicuramente, nella versione definitiva dell’atto, si procederà a dare avvio (o a confermare) le linee per la transizione digitale e green, per il tramite di Simest.

L’articolo della manovra che però farà più parlare è l’attuale 95: “Maggiorazione dell’ammortamento per gli investimenti in beni strumentali”. D’altra parte, lo aveva già detto il Ministro Giorgetti nel documento programmatico: arriverà una specifica misura per favorire gli investimenti in beni materiali attraverso la maggiorazione del costo di acquisizione. Il grande ritorno dell’iperammortamento, dunque.

Il nuovo iperammortamento nella Manovra 2026

È allora ufficiale l’addio ai crediti d’imposta previsti dai Piani Transizione 4.0 e Transizione 5.0? Sembra di sì. Si torna a parlare di iperammortamento: un’agevolazione sparita dalla Legge di Bilancio nel 2020 (Legge n. 160/2019) per una serie di motivi, tra cui la tempistica di fruizione e la maggiorazione solo nel caso di reddito positivo dell’impresa. Ma tant’è.

Un bene, un male? Lo vedremo.

Passiamo poi a un ulteriore aspetto della novità. Per beneficiare dell’iperammortamento, l’arco temporale è circoscritto al solo 2026. L’articolo recita: dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2026, o al 30 giugno 2027, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2026 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione.

Dunque, una progettualità limitata. Ma interessante, se si leggono le percentuali e il totale messo a disposizione: 6,3 miliardi di euro. Gli incentivi sono destinati agli investimenti digitali 4.0, ma anche a quelli per l’efficientamento energetico, partendo dai primi. Dunque, un perfetto mashup dei due precedenti Piani Transizione, in relazione agli obiettivi.

Le aliquote sembrano generose (180% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro; 100% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro; 50% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro). E un’altra buona notizia riguarda la revisione dei beni agevolabili, precedentemente associata agli Allegati A e B della Legge 232/2016. Tra gli investimenti, saranno nuovamente ammessi i beni immateriali.

Manovra 2026: gli investimenti green (in stile Transizione 5.0)

Per beneficiare dell’iperammortamento, l’arco temporale è circoscritto al solo 2026, o al 30 giugno 2027, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2026 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione

Si parla di “investimenti in beni materiali nuovi strumentali all’esercizio d’impresa finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo anche a distanza […]”. Sono quindi compresi gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta e i pannelli fotovoltaici. Un vero e proprio déjà vu che ricorda il Piano Transizione 5.0

In questo caso, per gli investimenti finalizzati alla realizzazione di obiettivi di transizione ecologica, compresa la riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva dove si realizza l’investimento, la maggiorazione del costo di acquisizione degli investimenti sale:

  • al 220% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • al 140% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni;
  • al 90% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni.

Rispetto al Piano Transizione 5.0, la bozza della Manovra 2026 non distingue più le varie soglie di efficientamento energetico, ma appiana tutto su due percentuali. Ovvero quelle base del precedente incentivo.

Il livello di efficientamento dell’investimento finalizzato alla realizzazione di obiettivi di transizione ecologica non dovrà essere inferiore al 3%. O, in alternativa, dovrà prevedere una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento non inferiore al 5%.

Work in progress: la Manovra 2026 nelle prossime settimane

Siamo solo all’inizio del lungo iter. La Manovra evolverà nelle prossime settimane, passando attraverso confronti politici, tecnici e istituzionali. Potrebbero esserci diverse sorprese, anche spiacevoli, come accaduto negli anni passati. E il Parlamento potrebbe consegnarci una stesura definitiva della Legge di Bilancio diversa dalla attuale. Non c’è ancora nulla di certo al 100%.

Indubbiamente, dall’attuale lettura, sembra che ci sia un forte interesse per il Piano Transizione 4.0 e per il Piano Transizione 5.0. Il primo ha funzionato bene e merita di sopravvivere. Il secondo non ha avuto il tempo di dispiegare tutti i suoi effetti e gli va data una nuova chance. Sembra, inoltre, che non si vogliano ripetere gli errori del passato.

Le procedure agevolative resteranno snelle e veloci, con una riduzione della burocrazia per le imprese. Come nel caso della sostituzione di macchinari “vecchi”, ammortizzati da più di due anni (automaticamente considerati investimenti green). O come nel caso dei progetti affidati alle ESCo con contratto EPC, con il target di efficienza automaticamente raggiunto.

Insomma, le premesse ci sono tutte: non ci resta che attendere.

IL TESTO DELLA MANOVRA 2026 (BOZZA)

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