Crescita a due cifre per le bioplastiche Made in Italy

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Incrementi a due cifre per l’industria italiana delle bioplastiche nel 2016. A sottolinearlo è lo studio di settore effettuato da Plastic Consult presentato ieri a Roma nell’ambito dell’incontro “Verso la low carbon society: le opportunità offerte dall’industria delle bioplastiche”, promosso da Assobioplastiche alla presenza del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.

La maggior parte serve per gli shopper
Con circa 210 aziende attive (+5%) – suddivise in produttori di chimica e intermedi di base (4), produttori di granuli (16), operatori di prima trasformazione (128), operatori di seconda trasformazione (60) –, 2.000 addetti dedicati (+5,5%) per 54.500 tonnellate di manufatti prodotti (+25%) e un fatturato di 475 milioni di euro (+10%), nel 2015 la filiera delle bioplastiche ha registrato l’ingresso di nuovi 31 operatori sul mercato della prima trasformazione e, viceversa, l’uscita di 20 operatori della seconda trasformazione (diventati aziende di prima trasformazione).
Relativamente ai settori applicativi, delle 54.500 tonnellate di polimeri lavorati, il 73% è stato destinato alla produzione degli shopper monouso per la spesa, il 17% ai sacchi per la raccolta della frazione organica e il restante 18% suddiviso tra manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona.

Mercato in frenata
La crescita di circa il 10% (dal 65% del 2013 al 73% del 2015) della quota di mercato degli shopper compostabili monouso riflette chiaramente la mancata applicazione delle sanzioni amministrative – introdotte il 21 agosto 2014 –, che secondo le intenzioni del legislatore devono colpire chi non ottempera agli obblighi della legge 28/2012 sulla produzione e commercializzazione delle buste per la spesa. Non solo. Dallo studio Plastic Consult emerge un altro dato di tendenza molto preoccupante che vede nei primi mesi del 2016 una frenata del mercato e un ritorno massiccio al polietilene, a conferma di un rispetto della legge sempre più evanescente.
Secondo Marco Versari, presidente di Assobioplastiche «I dati 2016 dimostrano in modo inequivocabile il potenziale di crescita dell’industria delle bioplastiche, che, con l’agricoltura a monte e l’industria del compostaggio a valle, costituisce un vero e proprio sistema economico in grado di innescare processi di rinascita economica e di sviluppo densi di opportunità. È inaccettabile che queste capacità vengano compromesse dallo stato di diffusa illegalità intorno alla legge 28/2012».

Oltre la metà degli shopper è illegale
In base a una recente indagine di Legambiente, oltre la metà dei sacchetti in circolazione è illegale: un volume di circa 40.000 tonnellate di plastica con una perdita per la filiera delle bioplastiche pari a 160 milioni di euro, 30 milioni di euro di evasione fiscale, 50 milioni di euro di aggravio dei costi di smaltimento dei rifiuti e ingenti danni all’ambiente e al mare.
«Siamo stati pionieri quando abbiamo iniziato a sviluppare un’industria che coniugasse innovazione a benefici per l’ambiente, crescita occupazionale a circolarità delle risorse», ha proseguito Versari. «Oggi siamo pronti a competere nei mercati globali e a cogliere le opportunità che stanno sorgendo dall’implementazione delle politiche finalizzate a decarbonizzazione l’economia ma affinché i nostri investimenti e i nostri sacrifici non vadano perduti abbiamo bisogno che il Paese ci segua, sconfiggendo l’illegalità».


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