Ecco perché investire Svizzera

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Aprirsi ai mercati esteri è ormai una necessità per gli imprenditori che intendono mantenersi competitivi e, nell’attuale contesto di mercato, è più che mai fondamentale puntare su una meta sicura dove fare business in modo redditizio. Oggi, da questo punto di vista, la Svizzera è una delle destinazioni più interessanti per la vicinanza geografica, che abbatte una serie di costi rilevanti, ma soprattutto per le attrattive condizioni del mercato. Suddiviso in 26 Cantoni, con una superficie di 40.000 chilometri quadrati e poco più di 8 milioni di abitanti, il paese è una Repubblica Direttoriale, con un sistema politico caratterizzato dal federalismo, che offre ampi spazi di manovra in termini di libertà d’azione. Il basso livello del debito pubblico rappresenta il suo principale punto di forza (e di salvezza), utile per poter agire sulla leva fiscale a sostegno delle aziende, soprattutto piccole e medie, colpite dall’emergenza pandemica. La bassa tassazione sui redditi di impresa, la burocrazia semplice, veloce ed efficace, una manodopera specializzata e istruita completano il quadro dei numerosi vantaggi.
Alla luce di queste opportunità, cercheremo di scoprire gli aspetti più importanti del mercato elvetico, valutandoli secondo i principi della SWOT analysis.

1 Market overview

Da decenni il mercato svizzero si distingue per solidità ed equilibrio, un basso debito pubblico e un sistema fiscale competitivo, caratterizzato da un substrato industriale costituito da PMI export oriented. Il PIL pro capite è pari a 81.000 CHF (circa 76.000 euro) e il salario medio lordo arriva a 6.000 euro. Negli ultimi anni, la spesa pubblica ha subito un freno per far rientrare il debito, sebbene la Confederazione chiuda i conti sempre con un avanzo. Secondo i dati della Segreteria di Stato dell’Economia (SECO), nel 2019 il PIL ha segnato un leggero rallentamento rispetto al 2018 (1% contro il 2,5%), in un mercato caratterizzato dalla predominanza del settore terziario (75% di servizi).

Di seguito all’epidemia pandemica, la SECO ha registrato un calo della produttività del 25%, con punte fino all’80% nella ristorazione e del 50-60% nella vendita al dettaglio. Pertanto, secondo le previsioni nazionali, supportate dai recenti dati OCSE, a fine 2020 il prodotto interno lordo dovrebbe diminuire di 7,7 punti per poi risalire del 5,7% nel 2021. Secondo l’Organizzazione, infatti, il PIL sarà influenzato dal calo dei consumi e delle esportazioni, che nel 2020 arriveranno rispettivamente a -6,8% e -7,6%, per tornare a crescere nel 2021 toccando +6,5% e +4,2%. Con la diminuzione dei consumi, di conseguenza, scenderanno anche l’inflazione (-1%) e le importazioni (-12%). Nel primo semestre del 2020 hanno subito un rallentamento anche gli investimenti nazionali, mentre la disoccupazione è salita di 1,2 punti rispetto al 2019, attestandosi al 4,1%. Secondo le previsioni, l’anno prossimo la situazione dovrebbe migliorare riportando la disoccupazione all’1,1% e i consumi privati al 6,5%.

L’emergenza, però, non è stata solo causa di negatività. Il franco durante i mesi critici ha toccato valori elevati, tanto da dover richiedere l’intervento della Banca Centrale per il contenimento della crescita: sono infatti aumentati gli investimenti finanziari internazionali verso il sistema bancario svizzero, ritenuto uno dei porti più sicuri a livello globale. Un afflusso di denaro che offrirà maggiori opportunità di finanziamento per le imprenditorie, con rinnovate linee di credito. E, de facto, il Governo non ha perso tempo.

Per sostenere finanziariamente le aziende svizzere in difficoltà ha concesso importanti garanzie sui prestiti a supporto della liquidità, con l’intento di arginare gli shock causati dal lockdown. In meno di 48 ore dalla richiesta – e senza troppe formalità burocratiche – gli istituti finanziari concedono prestiti a tasso zero, con garanzia al 100%, per i finanziamenti che non superano i 500.000 CHF (470.000 euro), mentre il tasso sale all’1%, con garanzia all’85%, per i prestiti dai 500.000 ai 20 milioni di CHF (da 470.000 euro a 18,7 milioni di euro). Per agevolare le operazioni, è stata momentaneamente modificata la legislazione fallimentare. In caso di insolvibilità, non è più obbligatorio contattare immediatamente il giudice del fallimento se, a fine 2019 – ovvero prima della pandemia – i conti dell’impresa erano sani. In pratica, è stata concessa alle aziende una moratoria di tre mesi (più ulteriori tre) prima di dover presentare un piano di risanamento (sempre nell’ambito della procedura fallimentare).

2 Market trend

Il principale partner commerciale della Svizzera è l’Unione Europea, che assorbe il 43% dell’export totale e al contempo vende alla Confederazione il 78% del totale importato. Il primo paese cliente è la Germania (18,8%), seguita da USA (16,3%), Francia (6,5%) e Italia (6,4%), mentre tra i paesi fornitori il nostro paese si colloca secondo (9,3%) dopo la Germania (27,1%) e prima della Francia (8%). L’Italia risulta dunque un partner di rilievo, con un export che nel 2019 è arrivato a 26 miliardi di euro (dati ISTAT), il doppio rispetto a quello con destinazione Cina (12 miliardi), con una variazione positiva di 16,6 punti rispetto all’anno precedente (22,3 miliardi nel 2018), mentre l’import è rimasto stabile a 10,9 miliardi di euro. I prodotti chimici si ritagliano una quota del 15% sul totale venduto alla Confederazione (3,9 miliardi di euro, contro i 3,7 del 2018), con un export che risulta inferiore all’import (4,26 miliardi nel 2018 e 4,48 nel 2019). Questo sbilanciamento non si riferisce però ai polimeri (materie plastiche in forme primarie, ricomprese nella macrovoce dei prodotti chimici), per i quali l’export italiano nel 2019 è stato pari a 165,3 milioni di euro (praticamente equivalente ai 165,1 milioni del 2018), contro un import di 90,8 milioni (in lieve diminuzione rispetto ai 95,6 milioni del 2018).

Gli ultimi dati ISTAT disponibili, che si riferiscono al primo trimestre del 2020, sono simili a quelli del medesimo periodo dell’anno precedente, ma al momento, per ovvie ragioni, è alquanto difficile formulare previsioni attendibili, anche se gli economisti sostengono che il trend non dovrebbe subire cadute drammatiche. Nel dettaglio, le voci maggiormente richieste sono rappresentate da polimeri di etilene in forme primarie (13,2 milioni di euro nel 2019 e 4,17 nel primo trimestre 2020), polimeri di propilene o di altre olefine in forme primarie (23,1 milioni nel 2019 e 4,33 nel primo trimestre 2020), polimeri di acetato di vinile o di altri esteri di vinile in forme primarie (29,6 milioni nel 2019 e 8,48 nel primo trimestre 2020), resine poliacetaliche, altri polieteri e resine epossidiche (29,1 milioni nel 2019 e 8,4 nel primo trimestre 2020), poliammidi in forme primarie (15,6 milioni nel 2019 e 2,1 nel primo trimestre 2020).

Esaminando invece la situazione delle macchine per la lavorazione delle materie plastiche, i valori risultano inferiori, con un export italiano 2019 pari a 41,4 milioni di euro, in calo rispetto al 2018 (63,1 milioni). Nel primo trimestre 2020, invece, le esportazioni hanno segnato 7,8 milioni di euro, contro i 5,3 milioni dell’import. Le importazioni nel 2019 hanno raggiunto i 25,3 milioni di euro, in calo rispetto ai 40,1 milioni del 2018. Dall’analisi delle voci ISTAT, la Svizzera risulta particolarmente interessata agli stampi (15,7 milioni di euro nel 2019 e 5 milioni nel primo trimestre 2020), agli estrusori e alle formatrici (rispettivamente 4,2 milioni e 3,1 milioni nel 2019), e anche a parti e componenti (9 milioni nel 2019 e 2 milioni nel primo trimestre 2020).

Come avviare un'impresa in Svizzera
Avviare un’attività imprenditoriale in territorio elvetico non richiede particolari adempimenti burocratici e la procedura – dalla presentazione della documentazione fino al decorrere degli effetti giuridici verso terzi – richiede generalmente dalle due alle quattro settimane. La tempistica, però, dipende anche dalla tipologia di società scelta e dal Cantone dove è iscritta la sede legale. Dopo aver scelto la tipologia di società, l’iter prevede la costituzione formale da un notaio, per redigere lo statuto e disbrigare le altre incombenze, tra cui la nomina di un amministratore residente in Svizzera. Il passo successivo è l’apertura di un conto corrente bancario – da effettuare in presenza ed esibendo la documentazione societaria –, seguito dall’iscrizione presso la Camera di Commercio Svizzera, previa verifica della disponibilità della denominazione/ragione sociale prescelta presso Zefix, l’indice centrale delle ditte. Con quest’ultimo atto l’impresa ottiene la propria personalità giuridica. La stima dei costi varia a seconda della tipologia societaria, con spese più basse per la ditta individuale (circa 5.000 euro) ed esborsi maggiori per le società di capitali, soprattutto nel caso delle SA (circa 12.000 euro).

3 Market penetration strategy

Pur non facendo parte dell’Unione Europea, la Confederazione elvetica ha siglato diversi accordi sia con Bruxelles sia con i singoli Stati, favorendo gli scambi commerciali alla luce del Sistema Armonizzato (SA). Il sistema doganale è gestito dall’Amministrazione Federale delle Dogane, che riscuote i dazi e l’IVA sulle importazioni e li versa direttamente allo Stato, contribuendo così a un terzo dei profitti erariali. È pur vero, però, che negli scambi intra UE le materie prime plastiche e i macchinari per la loro lavorazione sono esenti da dazio o, al massimo, subiscono un’imposizione minima. Le norme sull’etichettatura sono conformi a quelle in ambito UE e, in seguito al recepimento del principio “Cassis de Dijon”, sono stati aboliti tutti gli standard qualitativi. Per alcune tipologie di prodotti è necessario un “Permesso generale di importazione”, che viene rilasciato dalle Autorità competenti. Il credito commerciale non supera i 60 giorni e i pagamenti vengono effettuati mediante trasferimenti bancari.

Non dovrebbe essere difficile affrontare il mercato svizzero perché il prodotto italiano gode di ottima fama, ma prima di intraprendere un’attività di business si consiglia un primo contatto con le associazioni di categoria, nonché la partecipazione a eventi B2B. Per aprire uno stabilimento produttivo o una sede commerciale nel paese non è necessario essere residenti, perché tutti i cittadini UE (con eccezione di rumeni e bulgari) possono soggiornare e lavorare nella Confederazione. La materia societaria è normata dal Codice delle obbligazioni e la scelta della forma societaria è funzionale sia al progetto di business, sia alla disponibilità economica.

Le società possono essere di persone (società in nome collettivo, società in accomandita e ditta individuale) o di capitali. Nel primo caso, i soci rispondono illimitatamente per gli eventuali debiti contratti, partecipando con una quota in denaro, lavoro, crediti o beni, mentre nelle società di capitali la responsabilità si limita al conferimento individuale. La forma giuridica più semplice ed economica, fortemente privilegiata dagli imprenditori che optano per una piccola attività in prima persona, è la ditta individuale che – successivamente – potrà essere trasformata in una delle tre tipologie di società di capitali, ovvero società a garanzia limitata (SAGL), società anonima (SA) e società in accomandita per azioni. La SAGL impone che almeno un amministratore sia residente in Svizzera e un capitale minimo di 20.000 CHF (18.000 euro). La SA, invece, è costituita da una o più persone, anche giuridiche, che detengono quote o azioni, e prevede che l’amministratore sia domiciliato in Svizzera, con un permesso di dimora e di lavoro valido; il capitale minimo richiesto è di 100.000 CHF (94.000 euro). Molto simile alla SpA italiana, è apprezzata per l’anonimato dei soci, ed è utilizzata prevalentemente dalle trading company per le attività di import-export, oppure dalle compagini che trasferiscono nel paese parte dell’attività. La società in accomandita per azioni, infine, è poco utilizzata e riprende i principi della SA.

Tra gli altri aspetti operativi, l’IVA merita una menzione speciale: è tra le più basse a livello europeo, con una percentuale del 7,7% per la maggior parte dei beni e servizi, del 3,7% per le prestazioni di alloggio e del 2,5% per i beni di uso quotidiano. Analogo discorso per il costo del lavoro, che non supera il 15% della massa salariale: risultando più basso rispetto all’Italia, crea un importante vantaggio per l’imprenditore, che potrebbe utilizzare il risparmio per creare un accantonamento. Ricordiamo inoltre che i sindacati non hanno forza contrattuale e non esiste il concetto di lavoro a tempo indeterminato: i contratti sono solitamente siglati senza limite di tempo, perché è possibile interromperli in qualsiasi momento, senza troppe motivazioni ma semplicemente adducendo la causa a riorganizzazioni interne aziendali.

4 Market development

Quando si parla del mercato elvetico e del suo sviluppo, in automatico, si pensa al settore che probabilmente, più di tutti, offre alle aziende le migliori opportunità: la ricerca e sviluppo. La Confederazione viene infatti considerata tra i paesi più dinamici a livello globale, collocandosi quarta tra gli OCSE per investimenti in R&D (circa il 3,4% del PIL), con un finanziamento di natura soprattutto privata. Questa expertise ha supportato la crescita dei due principali politecnici federali (ETH), quello di Zurigo e Losanna, che si distinguono a livello mondiale per la presenza di ricercatori e docenti stranieri di grandi capacità. Degni di menzione anche altri istituti di ricerca, tra cui il Paul Scherrer (PSI), meta dei più famosi scienziati a livello mondiale, grazie alla presenza di attrezzature all’avanguardia come la Swiss Light Source e la Spallation Neutron Source. Senza dimenticare il CERN, il più grande laboratorio al mondo sulla fisica delle particelle.

Per promuovere il settore R&D, il paese finanzia il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) e l’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione (Innosuisse). In particolare, il FNS sostiene la ricerca in numerosi comparti – tra cui quello medico, scientifico e ingegneristico – e si impegna a promuoverne la competitività e il posizionamento a livello internazionale. La Innosuisse (ex Commissione per la tecnologia e l’innovazione, CTI), invece, opera con le start up e le persone interessate a costituire un’impresa attraverso una formazione individuale, supportandole sia da un punto di vista economico (con l’elargizione di fondi e benefici) sia materialmente, favorendo la creazione di aziende innovative e impegnandosi a mantenerle sul territorio, in modo da accrescere le conoscenze tecnico-scientifiche del paese. L’Agenzia, inoltre, sostiene progetti, offre training e coaching dedicati alle start up e promuove il trasferimento delle conoscenze e delle tecnologie: in maniera indiretta ma efficace, rafforza quindi la competitività del substrato imprenditoriale.

Tutta la materia afferente alla R&D è regolata dalla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI), ente che gestisce e finanzia la ricerca di base. È infatti fondamentale operare una distinzione attraverso una tradizionale suddivisione dei ruoli tra pubblico e privato.

Se le università e i Politecnici federali si occupano di ricerca di base, con il sostegno pubblico, la ricerca applicata (ovvero l’innovazione destinata all’industria) è principalmente svolta da società private e scuole universitarie professionali, con il supporto della Innosuisse. Sul sito dell’agenzia sono presenti i diversi progetti e le opportunità offerte anche alle aziende straniere (www.innosuisse.ch/inno/it/home.html).

Il sistema fiscale
Con la riforma del sistema fiscale svizzero (maggio 2019), il paese si è allineato agli standard OCSE ed UE, e nell’ottobre 2019 è stato rimosso dalla black list dei paradisi fiscali, gli Stati ufficialmente definiti “non cooperativi” a livello tributario. Questi, infatti, grazie alle normative interne, concedono la possibilità ai privati di occultare al fisco europeo i propri guadagni. Ancora oggi, però, la Confederazione offre numerosi vantaggi alle società di diritto locale, con bassi interessi bancari e una tassazione autonoma di ciascun Cantone (in una sorta di concorrenza attrattiva per gli investimenti). I livelli di imposizione sono tre (Confederazione, Cantoni e Comuni) e una società è soggetta a una tassazione variabile, in base alla sede legale, che varia tra il 16% e il 25% (l’imposta federale diretta sugli utili è al 7,83%, l’imposta cantonale sugli utili varia tra il 4,4% e il 19%, l’imposta comunale sugli utili tra il 4% e il 16%, l’imposta cantonale sul capitale tra lo 0,03% e lo 0,3%, e infine l’imposta comunale sul capitale tra lo 0,04% e lo 0,25%). Vien da sé che, ex ante, va compiuta un’accurata analisi comparativa per l’ubicazione societaria. Dal prossimo gennaio verrà eliminata la distinzione tra tassazione ordinaria e tassazione dei transfrontalieri (lavoratori stranieri in Svizzera senza permesso di domicilio) per chi produce almeno il 90% del reddito familiare nel paese, venendo meno, così, la disparità di trattamento.

5 Market opportunity

Secondo il Centro per la Competitività Mondiale dell’IMD, la Svizzera si colloca terza a livello globale, dopo Singapore (che detiene il podio) e la Danimarca. Nel 2019 la Confederazione era quarta, e nel 2018 quinta. L’ambiente business è attrattivo, con settori in fase di crescita nei quali gli imprenditori del mondo delle materie plastiche potrebbero trovare interessanti opportunità di inserimento. Uno dei più promettenti e dinamici è il comparto delle infrastrutture. Recentemente – proprio durante i mesi di lockdown – il Consiglio federale ha chiesto lo stanziamento di 14,4 miliardi di franchi, da utilizzare nel quadriennio 2021-2024, per il mantenimento e l’ammodernamento della rete ferroviaria e l’adeguamento delle infrastrutture. Nel medesimo periodo è stato varato un piano per il potenziamento del trasporto pubblico in Ticino, contestualmente alla prossima apertura della galleria di base del Monte Ceneri.

Per il finanziamento delle prestazioni di trasporto pubblico è stato inoltre attivato un credito di 461,4 milioni di CHF per il periodo 2020-2023. In forte crescita anche il settore del food, sempre attivo anche nel corso della pandemia, che ha trainato la domanda di packaging ed etichettatura. L’ottimo andamento dell’immobiliare nel 2019 e del primo trimestre 2020 evidenzia inoltre interessanti opportunità nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni, due comparti dove il settore delle materie plastiche può veicolare il business in maniera indiretta. Da un punto di vista prettamente regionale, risultano particolarmente interessanti le opportunità offerte dal Canton Ticino, grazie alla “Legge per l’innovazione economica, L-inn”, che supporta la competitività e la capacità di innovazione delle aziende private export oriented, con grande potenzialità di crescita e che generano rilevanti ricadute economiche.

Sul sito www.ti.ch/portale-impresa sono riportate le varie attività a sostegno dell’innovazione nel Cantone, in sezioni dedicate alle aziende estere, alle start up, alle aziende già costituite o agli “auto imprenditori”. Gli aiuti sono concessi per progetti innovativi promossi da aziende industriali e del terziario avanzato che rispettano i criteri minimi d’accesso definiti tramite decreto esecutivo dal Consiglio di Stato. Nell’applicazione della legge l’Ufficio per lo sviluppo economico si avvale della collaborazione degli esperti della Commissione consultiva, della Fondazione AGIRE (www.agire.ch) e della Cooperativa di fideiussione CFSud (www.bgost.ch). La parola d’ordine della Svizzera, quindi, è innovazione.

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