Ottimi dati economici e percorso di innovazione e digitalizzazione saldamente avviato. Questi i segnali delle PMI del comparto della meccanica e della subfornitura emerso dall’Osservatorio Mecspe focus Lombardia, l’indagine condotta da Senaf e presentata alla Milano Digital Week.
I dati raccolti – relativi al II semestre del 2018 – rivelano uno scenario molto positivo per il 69% degli imprenditori lombardi, che nella seconda metà del 2018 – rispetto al 2017 – hanno registrato fatturati in crescita nel 54% dei casi, mentre il 37% dichiara stabilità e solo il 9% un calo. Il portafoglio ordini è giudicato “adeguato” ai propri livelli di sostenibilità finanziaria dall’80% delle imprese, contro un 20% per cui è insufficiente. Per quanto riguarda le previsioni per il 2019, sul fronte dei fatturati il 33% si aspetta una crescita, il 53% stabilità e il 14% prospetta un calo. L’export resta fattore di traino per le PMI lombarde con quasi sette su dieci che dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi, con un’incidenza variabile. Chi esporta punta prevalentemente verso gli Stati dell’Europa Centro-Occidentale (70%), seguiti da quelli dell’Europa dell’Est (34%), dell’Asia e del Nord America (22%). Circa il 19% esporta Russia, mentre il Sud America per il 14%, il Medio Oriente per il 10%, l’Oceania e l’Africa Settentrionale per il 5% rappresentano gli altri mercati di sbocco.
Per le PMI il futuro è incerto
Non ci sono dubbi sul futuro del mercato in cui si trovano a operare le singole aziende: nei prossimi tre anni, l’11% si aspetta una contrazione dello scenario in cui opera, contro un 41% apertamente convinto dello sviluppo del proprio mercato di riferimento e un 47% che crede non ci saranno grosse variazioni rispetto all’andamento attuale. Dal punto di vista della crescita del personale invece, questa è in aumento nel 52% dei casi, stabile per il 43%, mentre solo il 16% prevede di ampliare l’organico nel 2019 rispetto al 79% che dichiara non varierà.
Tecnologia il motore della crescita
Secondo gli imprenditori lombardi, intelligenza artificiale, realtà aumentata e realtà virtuale stanno aprendo nuovi scenari, che potranno cambiare il modo di lavorare in futuro, fino a prospettare la nascita di team di lavoro misti, composti da uomini e tecnologie intelligenti. Dall’indagine emerge infatti che il 43% delle PMI manifatturiere lombarde ha già adottato o intende introdurre entro il 2019 tecnologie e processi innovativi, tra cui rientrano anche la sicurezza informatica, il cloud computing, la robotica collaborativa e l’internet of things. Un territorio che crede negli investimenti in formazione e li considera la migliore strategia per valorizzare il capitale umano in azienda (48%), ma che è consapevole di lottare ancora contro certi stereotipi presenti soprattutto nei giovani, che vedono il lavoro in fabbrica faticoso e manuale (61%), poco riconosciuto socialmente (46%), ripetitivo, poco creativo e che lascia poco spazio alla realizzazione personale (41%), e persino un luogo tecnologicamente arretrato (30%), rendendo di fatto difficile il reperimento di profili specializzati da parte delle aziende.
PMI verso la digitalizzazione
Secondo l’indagine, otto aziende su dieci credono nella propria trasformazione digitale avvenuta in questi anni e quasi la totalità (nove su dieci) ritiene di avere un livello di conoscenza medio-alto rispetto alle opportunità tecnologiche e digitali presenti sul mercato. Anche nel 2019, gli intervistati punteranno sulle nuove tecnologie abilitanti, continuando nella direzione che vede perlopiù già introdotte la sicurezza informatica (77%), la connettività (50%), il cloud computing (37%) e la robotica collaborativa (23%), e su ricerca e innovazione: il 68% investirà fino al 10% del proprio fatturato e il 23% dedicherà tra il 10% e il 20% di questo, mentre si considerano in generale come strumenti utili al processo di sviluppo, la consulenza mirata (46%), il trasferimento di conoscenza (37%), il confronto con aziende competitor (36%), ma anche i workshop (20%) e la tutorship di un’università (11%).
L’impulso del Piano Impresa 4.0
È innegabile che la trasformazione digitale delle aziende sia stata favorita dagli incentivi del Piano Nazionale Impresa 4.0, il cui rinnovo previsto dall’ultima Finanziaria è stato valutato positivamente dal 42% degli imprenditori lombardi, mentre il 40% lo giudica discreto, cioè come una buona base di partenza ma non ancora sufficiente, mentre il 13% ha una visione negativa e avrebbe preferito un piano maggiormente strutturato. La proroga dell’iper-ammortamento di macchinari e infrastrutture funzionali alla digitalizzazione, così come il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo (75%), la Nuova Sabatini (72%), i bonus alla formazione 4.0 (70%) e gli incentivi agli investimenti in startup innovative (47%) sono considerate le iniziative più rilevanti previste per incentivare la diffusione dell’Industria 4.0.
La fabbrica del futuro
Anche se la tecnologia sta entrando sempre di più nel manifatturiero, tra i giovani resiste lo stereotipo che il lavoro in fabbrica sia faticoso e manuale (61%), oppure poco riconosciuto socialmente (46%), ripetitivo, poco creativo, con poco spazio da destinare alla realizzazione personale (41%). A riferirlo è un’analisi di Blueeggs – società specializzata nei Deep Trend™ di consumo emergenti e nelle strategie di branding – sul reperimento di profili specializzati da parte delle aziende.
Il 30% degli imprenditori intervistati pensa che a influire possa essere anche l’immaginario dell’azienda manifatturiera come luogo “tecnologicamente arretrato”, mentre il 26% riconduce ai fattori poco appealing l’idea che gli spazi e i tempi di lavoro siano a “orari fissi e vincolanti”, lontani quindi dall’attuale stile di vita più orientato alla flessibilità e allo smart working. Eppure, se si immagina quale potrà essere il modo di lavorare in futuro, in vista soprattutto dell’introduzione di tecnologie come l’AI, VR e AR, gli imprenditori lombardi si esprimono così: il 43% ipotizza la nascita di team di lavoro misti, composti da uomini e tecnologie intelligenti; il 13% prospetta ambienti di lavoro virtuali in cui testare prodotti, scambiare informazioni, dialogare con il committente o cliente finale; mentre il 4% azzarda che il lavoro diventerà quasi un “gioco”, dove il personale avrà un’esperienza più coinvolgente e gratificante, con interfacce molto simili a quelle dei giochi virtuali. Più cauto il 26%, secondo cui cambieranno gli strumenti, ma la vita lavorativa rimarrà la stessa.
Sostenibilità come driver di competitività
La sostenibilità oggi ha assunto un ruolo strategico nelle scelte aziendali: il 31% dichiara di avere incrementato il proprio impegno in questa direzione negli ultimi anni, il 29% è consapevole dell’importanza e ha intenzione di curare questo aspetto in futuro. Il 14% lo ritiene un fattore strategico competitivo per distinguersi sul mercato, soprattutto nel rapporto con l’estero, e si impegna anche a comunicarlo, ma è considerevole ancora la percentuale di chi crede sia un fattore marginale e si limiti solo a fare quanto richiesto dalle norme di legge (26%). In un’ottica di attenzione e sostenibilità a 360 gradi, la classifica degli investimenti su cui si sta puntando maggiormente vede al primo posto la riduzione dei consumi (68%), attenzione all’inquinamento e all’impatto ambientale (54%), attenzione all’etica nel rapporto con fornitori e clienti (41%). Seguono l’attenzione verso i dipendenti (progetti CSR) al 27%, il sostegno all’economia del territorio (25%), l’eco-sostenibilità dei prodotti (23%) e in fondo l’adesione a progetti di charity/beneficienza (7%).
Nota metodologica
L’indagine è stata condotta da GRS Ricerca e Strategia su un campione di 141 aziende lombarde del settore della meccanica utilizzando il metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing). Il sondaggio si è svolto nel mese di gennaio 2019.