Solo lo scorso anno, i rivenditori di moda online hanno consegnato agli acquirenti italiani 218 milioni di buste di plastica inutili, pari a oltre 590 mila buste al giorno.
Il decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006 disciplina l’utilizzo delle borse e degli imballaggi di plastica nei punti vendita al dettaglio. L’aggiornamento del 1° gennaio 2018 impone la commercializzazione di borse di plastica riutilizzabili oppure biodegradabili e compostabili, ma ancora non tiene conto delle buste nelle quali sono confezionati i capi d’abbigliamento, ampiamente utilizzate nel commercio elettronico.
Un’analisi commissionata dall’azienda di imballaggi sostenibili DS Smith e condotta da Development Economics rivela che il numero di buste di plastica “secondarie” è destinato ad aumentare del 58% da qui al 2030, in linea con la crescita prevista dell’e-commerce nel settore moda. Questo significa che entro il 2030, 345 milioni di buste di plastica saranno consegnate ogni anno nelle case degli italiani, aggiungendo fino a 1,7 miliardi di confezioni di plastica inutili in cinque anni.
Solo il 9% delle confezioni in plastica consegnate via e-commerce in Italia viene attualmente riutilizzato o riciclato, mentre il restante 91% finisce in discarica o incenerito. Solo lo scorso anno sono state 200 milioni di buste. La crescita dell’e-commerce e i progressi ancora lenti nella crescita dei tassi di riciclo significano che, entro il 2030, oltre 300 milioni di borse di plastica finiranno in discarica o negli inceneritori.
Sostituire le buste in plastica non è così facile

Considerata la portata del problema della plastica nel settore online fashion, DS Smith esorta i rivenditori ad accelerare il passaggio ad alternative riciclabili, che sono facilmente reperibili.
“Lavorando con alcuni dei più grandi brand al mondo, stimiamo di aver già sostituito più di un miliardo di imballi di plastica negli ultimi quattro anni, ma dobbiamo fare di meglio”, ha commentato Francesco Barsanti, direttore Sales Marketing & Innovation di DS Smith Packaging Italia. “Mentre lo shopping online è cresciuto, i rivenditori di e-commerce sono indietro rispetto ai punti vendita tradizionali quando si tratta di sostituire le buste di plastica. Brand come Zalando hanno dimostrato che il cambiamento è possibile, ma c’è un ostacolo: semplicemente non ci sono abbastanza sacchetti di carta disponibili e il nostro settore deve farsi avanti per fornirli”.
“Restare fedeli alla plastica ha un costo: i consumatori non la vogliono e, ignorando la questione, i brand della moda rischiano la propria reputazione”, ha aggiunto Barsanti. “Pensiamo che la legislazione possa e debba essere più esigente con tutti noi, eliminando gradualmente alcune materie plastiche per aiutare a creare equità e incoraggiare l’innovazione, incrementando gli investimenti e generando una sana competizione per sostituire gli imballaggi di plastica”.
L’esperienza di Zalando
Alcuni marchi di online fashion hanno già fatto il passaggio. Infatti, già dal 2020 Zalando, il principale retailer europeo multimarca di moda e lifestyle, effettua le spedizioni con buste in carta realizzate con materiale riciclato e fibre vergini certificate FSC, al posto delle buste di plastica. Questa soluzione è stata ben accolta dai suoi clienti.
“Passare dalle buste di plastica a quelle di carta ha cambiato le carte in tavola. Dopo aver introdotto le nostre prime buste di carta, la soddisfazione dei clienti per il nostro nuovo imballaggio è aumentata di 16 punti percentuali, anno dopo anno”, ha dichiarato David Fischer, direttore Logistics Sustainability and Packaging di Zalando. “L’elevato tasso di accettazione ci rende fiduciosi di essere sulla strada giusta con buste di carta facili da riciclare nella stragrande maggioranza dei paesi europei. Tuttavia, l’eliminazione della plastica monouso rimane un ostacolo fondamentale per il settore dell’e-commerce. Trovare la soluzione perfetta è un compito complesso, soprattutto in un contesto nel quale le alternative più sostenibili non sono ancora completamente scalabili, o potrebbero non soddisfare i requisiti minimi sia in termini di sostenibilità sia di fattibilità operativa”.
I consumatori richiedono imballaggi riciclabili e meno plastica monouso

La maggioranza degli italiani sostiene un passaggio verso materiali più facilmente riciclabili. Oltre tre quarti (76%) delle persone desidera che le buste di plastica siano eliminate gradualmente laddove siano disponibili alternative, e 7 acquirenti su 10 (69%) affermano di preferire ricevere la spesa confezionata in imballi di cartone o carta.
Oltre la metà (55%) degli acquirenti italiani afferma di sentirsi in colpa per la quantità di plastica che i loro ordini contengono, mentre il 43% ritiene che la riduzione dell’uso di plastica debba iniziare dagli imballaggi. Il 39% ritiene che quest’incombenza debba cadere sui rivenditori e 1 su 5 (20%) ha affermato che dovrebbe essere di competenza del governo. Il 66% del campione afferma che sarebbe più propenso a ordinare da un rivenditore di moda che utilizza imballaggi facilmente riciclabili.
L’opportunità di soddisfare la domanda dei consumatori per un packaging più sostenibile è evidentemente significativa. Lavorando in collaborazione con la Ellen MacArthur Foundation, ciascuno degli 800 progettisti di DS Smith si è formato sui principi di progettazione circolare e può valutare le prestazioni in termini di contenuto di riciclato e riciclabilità, che è sempre più importante per i più grandi brand del mondo.