Plastic Tax, un nuovo rinvio nella Legge di Bilancio 2023

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La manovra finanziaria di fine anno ha posticipato al 01 gennaio 2024 l’efficacia della normativa impositiva per i manufatti di plastica con singolo impiego

C’è ancora tempo per l’applicazione della Plastix Tax. La Legge Bilancio 2023 ha previsto un (ennesimo) rinvio di 12 mesi, come già stabilito nell’omonima del 2022, e anche in precedenza.

Dunque, la tassa sui manufatti di plastica con singolo impiego (i cosiddetti MACSI) è posticipata, tra polemiche e soddisfazione delle diverse Parti. Le disposizioni impositive saranno quindi efficaci a partire dal prossimo 01 gennaio 2024.

Mancano ancora dodici mesi, quindi. Nel mentre, facciamo un recap della legislazione e ripercorriamo il lungo iter applicativo della ormai nota Tax.

Cos’è e a cosa serve la Plastic Tax?

La Plastic Tax nasce da lontano e, in maniera indiretta, parte dalle prescrizioni della nota Direttiva SUP (Single Use Plastic Directive), formalmente conosciuta come Direttiva 2019/904/UE. Adottata nel giugno del 2019, lo strumento normativo europeo ha, come obiettivo, la riduzione di specifici prodotti di plastica monouso, per tutelare l’ambiente (soprattutto acquatico) e preservare la salute umana.

La Direttiva entra in vigore nel luglio del 2019 e prescrive agli Stati membri europei un obbligo di transizione verso un modello di economia circolare, attraverso l’adozione di determinate misure che riescano a ridurre la produzione di plastica, favorendo quindi l’uomo e l’ambiente. In particolare vengono “colpite” le produzioni di plastiche monouso, ovvero quei beni che durano poco e, secondo il legislatore, sono “responsabili” di un continuo e numeroso flusso di rifiuti – successivamente poi dispersi nell’ambiente terreste e acquatico.

Con le prescrizioni della Direttiva viene sancito il divieto di alcuni prodotti di plastica – tra i quali posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande, bastoncini di cotone. Nel dettaglio, si fa riferimento a quei beni per i quali non ci sono alternative adeguate e più sostenibili: esistono infatti prodotti che, per natura, non possono essere modificati e quindi devono esistere così come sono. Si pensi ad esempio ai contenitori per alimenti destinati al consumo immediato, alle tazze e ai rispettivi tappi e coperchi: qual è l’alternativa? Non c’è.

L’obbligo per gli Stati Membri e l’inizio dell’iter

Nella medesima Direttiva SUP viene stabilito l’obbligo, per gli Stati Membri, di adottare specifiche misure, finalizzate a ridurre il consumo di determinati prodotti in plastica, nocivi alla salute e all’ambiente. Per realizzare questi obiettivi, l’unica soluzione è un ferreo monitoraggio e una politica di freno alla produzione – anche se, forse, sarebbe più corretto chiamarla “politica di incentivo al consumo” – attraverso l’imposizione di una tassa, favorendo una modalità di contribuzione responsabile.

Le risorse derivanti dall’imposizione, infatti serviranno a coprire i necessari costi di gestione e di rimozione dei rifiuti, ma anche le spese per tutte quelle misure volte alla sensibilizzazione, alla prevenzione e alla riduzione di tali rifiuti.

Ma, allora, da quando sarà obbligatorio pagare? Una bella domanda a cui si cambia continuamente risposta. Si è partiti da subito: la Direttiva è del 2019 e, nella Legge di Bilancio per il 2020, si inizia a parlare, per la prima volta, di tassa sul consumo dei MACSI, anche nota come Plastic Tax. Per l’attuazione, si attendeva un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – che sarebbe dovuto arrivare entro maggio 2020.

La genesi normativa

Poi è arrivato il Covid, e tutti ricordiamo il continuo ricorso ai Decreti, in quell’anno. In particolare, attraverso il Decreto Rilancio (D.L. 19 maggio 2020 n. 34; https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/05/19/20G00052/sg), con le disposizioni dell’articolo art. 133, è arrivata la prima differita, al 01 gennaio 2021.

La successiva Legge di Bilancio 2021, varata quindi a fine 2020, ha ulteriormente spostato la data di entrata in vigore dell’imposta, al 01 luglio 2021, prevedendo altresì una modifica alle sanzioni.

Ma non era ancora finita: con il DL Sostegni bis è stato stabilito un ulteriore rinvio al 01 gennaio 2022 e, con la Legge di Bilancio 2022 (varata quindi a fine dicembre 2021), il nuovo target temporale è stato individuato nel 01 gennaio 2023.

Arriviamo quindi ai giorni nostri: con l’ultima Legge di Bilancio, varata il 29 dicembre 2022 e in vigore dal 01 gennaio 2023, si passa direttamente al 2024. Lo stabiliva l’articolo 16 della Bozza (“Differimento termini decorrenza dell’efficacia delle disposizioni relative a sugar tax e Plastic tax”) ed è stato confermato nella versione ufficiale, al comma 64 del maxi articolo 1.

Al netto di ulteriori colpi di scena, quindi, a partire dal 01 gennaio 2024 sarà necessario pagare 45 centesimi di euro per ogni Kg di materia plastica contenuta nei MACSI.

Oggetti e soggetti della Plastic Tax

La Plastic Tax si applica a quei prodotti (manufatti) che fungono da contenitori, protezioni, manipolazioni o consegna di merci o prodotti alimentari, realizzati con materie plastiche – costituite da polimeri organici di origine sintetica, anche nella forma di fogli, pellicole o strisce – con un ciclo di vita unico, cioè non riutilizzabili o soggetti a più trasferimenti. Sono esclusi i manufatti compostabili, i dispositivi medici e i MACSI che contengono o proteggono i medicinali.

Seguendo il principio “chi inquina paga” vengono quindi introdotti regimi di responsabilità estesa, partendo dal produttore, con una indubbia ricaduta anche sul consumatore, nel computo del prezzo finale. Nel dettaglio, i soggetti che subiscono l’imposta sono, in primis, i produttori dei MACSI, realizzati nel territorio nazionale, e gli acquirenti che esercitano attività economica, negli acquisti intracomunitari dai Paesi Membri UE. Se invece i manufatti sono importati da Paesi terzi, l’imposizione ricade sull’importatore.

Subisce l’imposizione, poi, quel soggetto, residente o non residente nel territorio nazionale, che vende, ad altri soggetti nazionali, MACSI realizzati direttamente per suo conto, in un impianto di produzione. Infine, se i MACSI sono acquistati da un consumatore privato, l’imposta è pagata dal cedente.

Plastic Tax: il sistema sanzionatorio

L’imposizione della Plastic Tax prevede, come per le altre imposizioni statali (rectius, tributi), un sistema sanzionatorio, che varia a seconda del comportamento del soggetto, ovvero funzionalmente all’azione non compiuta.

Il mancato pagamento (tout court) dell’imposizione prevede una sanzione amministrativa dal doppio al quintuplo della quota da saldare, mai inferiore a 250 euro, indipendentemente dal quantum dovuto. Se, per il soggetto obbligato, la Plastic Tax è pari a 10 euro (ipotizziamo un valore casuale), il non pagamento comporterà comunque una sanzione di 250 euro – sebbene, applicando il massimo edittale, si arriverebbe a 50 euro.

Nel caso di ritardo nel pagamento, la sanzione amministrativa corrisponderà al 30% del valore dell’imposta debita – e anche in questo caso la “penalità” non sarà inferiore ai 250 euro. C’è poi la terza opzione, ovvero la tardiva presentazione della dichiarazione trimestrale: in questo ultimo caso, la sanzione amministrativa potrà variare dai 250 ai 2.500 euro.


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