Mixcycling, gli ecoblend che fondono plastica e natura

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Lavorare sulla sostenibilità significa riconsiderare prodotti e processi a partire dai materiali, comprendendo, prima di tutto, che gli scarti sono risorse. Un approccio serio e consapevole che, con un tocco di creatività, vede le materie prime vergini cedere il passo, ove possibile, a materie prime seconde non fossili ma organiche.

Un alter ego bio per ogni polimero

Spin-off del Gruppo Labrenta, azienda veneta specializzata nella produzione di chiusure per vini e liquori, la start up Mixcycling è nata nel 2020 dall’idea di trasformare gli scarti di produzione in sughero e legno in filler per biocompositi. «Il nostro obiettivo è proporre una soluzione oggettivamente sostenibile in molte applicazioni dove oggi viene utilizzata la materia plastica vergine» spiega il CEO e co-fondatore Gianni Tagliapietra. «Per questa ragione abbiamo sviluppato e brevettato il processo Non-Thermal Plasma (NTP) Technology, che permette di riutilizzare scarti di lavorazione di origine vegetale assolvendo a una duplice funzione: li sanifica rimuovendo batteri, sostanze organiche volatili (VOC) e odori, ed elimina le tensioni superficiali per garantire una coesione ottimale tra le fibre e la matrice polimerica. Le fibre organiche recuperate, sminuzzate e suddivise in diverse granulometrie, vengono incorporate in proporzioni variabili dal 10% al 70% nel biocomposito, determinandone le diverse caratteristiche chimico-meccaniche e l’aspetto superficiale. La gamma comprende prodotti compostabili, biodegradabili e compostabili oppure non biodegradabili formulati con plastiche da riciclo o vergini. In quest’ultimo caso, tendiamo a privilegiare la quantità delle fibre rispetto al polimero. La formulazione, spesso custom-made, nasce da un brief che, sulla base delle specifiche dell’applicazione, punta a conciliare prestazioni tecniche e sostenibilità, portando entrambe al massimo livello. Il blend così definito viene realizzato con impianti pilota e caratterizzato nel nostro laboratorio con test di resistenza meccanica, fluidità… per verificarne l’idoneità alla produzione industriale».

I giochi per animali di Corkytoys contengono fibre di crusca e sughero: la prima invita a masticare con gusto, la seconda lucida i denti. Sono stampati a iniezione con un blend formulato su misura

Il design dei materiali

L’impronta ambientale dei prodotti Mixcycling è stata determinata con il metodo Life Cycle Assessment (LCA). «Confrontando alcuni dei principali indicatori – riscaldamento globale, formazione degli ossidanti fotochimici ed esaurimento delle risorse non rinnovabili – calcolati sui tre principali blend (Bio Mixcycling Biodegradable, Bio Mixcycling PP-based e Sughera) e sul polimero da cui si ottengono emerge che l’impatto ambientale si riduce da un minimo del 30% fino a un massimo del 77%» continua Tagliapietra. Non solo. «Le fibre vegetali incorporate nel blend esercitano un’azione benefica anche sul versante del sequestro dell’anidride carbonica (CO2) biogenica, ovvero la quota non generata da attività antropica presente nell’atmosfera. In pratica, la massa vegetale “intrappolata” nel biocomposito evita che avvenga il processo di degradazione che la porterebbe a rilasciare CO2. Tanto più è lunga la shelf life del manufatto finale, tanto più avrà valore l’effetto di sequestro della CO2. Il processo permette quindi di allungare il ciclo del carbonio compensando, almeno in parte, le emissioni di carbonio fossile degli ultimi cento anni. Non è certamente un obiettivo facile, ma è una buona base (anche teorica) da cui partire». Con il supporto di Agrolab, Mixcycling ha effettuato dei test per misurare la quantità di carbonio di origine biogenica contenuta nella massa vegetale dei propri materiali, fornendo così un’ulteriore garanzia di sostenibilità.

Esercizi di circolarità

«Sebbene il complesso calcolo del LCA non sia di immediata comprensione al consumatore, l’origine naturale del prodotto, a differenza di quanto accade con tante bioplastiche, è esplicita fin dal primo sguardo e dal primo tocco» sottolinea Tagliapietra. «Chi trova sullo scaffale un oggetto prodotto con uno dei nostri blend capisce subito, senza leggere etichette, che quel materiale è più sostenibile di una plastica tradizionale. E un’anima green lasciata a vista è un driver davvero efficace sul piano comunicativo e del marketing».
Probabilmente è questa la ragione che ha spinto il produttore di packaging tedesco Corpack a utilizzare una formulazione a marchio Sughera (a base sughero) per realizzare l’astuccio del balsamo per labbra Kneipp: un prodotto naturale come il suo imballaggio e che pertanto, nel suo uso quotidiano, rende familiare e gradito il lusso accessibile della sostenibilità. La veneta Corkytoys, invece, ha lanciato una linea di giochi per animali completamente biodegradabili. «Per questa applicazione abbiamo sviluppato un blend su misura che miscela sughero e crusca» spiega. «La crusca rende appetibili i giochi da masticare a forma di ossa e di rametto, mentre il sughero lucida i denti del cane. Quando l’oggetto si sbriciola i frammenti sono riassorbiti dal manto erboso, evitando la dispersione di microplastiche che creerebbe un comune giocattolo in materiale plastico».
Uno dei progetti forse più interessanti coinvolge il Gruppo Labrenta, che ha fornito i propri scarti di lavorazione a Mixcycling per sviluppare un blend adatto alla produzione di un packaging utilizzabile per il confezionamento dello stesso prodotto che ha generato lo scarto. Un esempio virtuoso di “triangular economy” che riduce le inefficienze di filiera proponendo un nuovo concept.

Labrenta ha scelto Mixcycling per rigenerare i propri scarti di lavorazione in un blend che ha utilizzato per la produzione dello stesso manufatto che ha dato origine allo scarto

Da cosa nasce cosa

Riciclabili, riciclati, biodegradabili. Sono le tre tipologie di materiali in cui si declina il tema dello sviluppo sostenibile nella produzione industriale. Mixcycling propone queste tre macroclassi di biocompositi per stampaggio a iniezione, lavorazione di film flessibili, estrusione, senza trascurare incursioni nell’additive manufacturing e applicazioni virtuose solo apparentemente futuribili. Un blend della famiglia Sughera, particolarmente morbido e perciò difficile da lavorare, è stato utilizzato per produrre complementi d’arredo. «Con la collaborazione di Superforma, hub per le tecnologie digitali con sede a Milano, siamo riusciti a stampare in 3D oggetti di grandi dimensioni utilizzando il composito in granuli con un sistema Delta Wasp 3MT» continua Tagliapietra. «A breve, invece, concluderemo la messa a punto di una gamma di materiali idrosolubili: fibre vegetali che si dissolvono a contatto con l’acqua nell’arco di 10-20 ore. Le possibilità applicative sono ovviamente limitate, ma non mancano. Ne è un esempio la realizzazione di tee, il supporto per palline da golf che facilitano il colpo» precisa.

Ricette “vegan”, un plus per tanti settori

Nella loro infinita varietà e specificità, le piante sono ricche di proprietà ben profittevoli in una produzione industriale. Nel portfolio prodotti di Mixcycling, la natura dispiega forza e bellezza in cromie e texture calde ed eleganti e in prestazioni fisico-chimiche in grado di soddisfare molteplici esigenze. «Nel biocomposito Lignum PPR 40-05, ad esempio, il 40% di fibra in legno migliora la resistenza all’impatto e al fuoco e al contempo riduce la permeabilità ai gas della matrice in polipropilene random, ottimizzando le prestazioni di molti manufatti stampati a iniezione, come vasi, articoli per la casa, imballaggio alimentare e cosmetico» spiega Tagliapietra. «Sughera PLA 20-95, biodegradabile, è adatto per applicazioni usa e getta come stoviglie monouso, mentre nel grado Sughera PPH 25-05 la matrice in polipropilene permette di realizzare prodotti ugualmente adatti al contatto con gli alimenti ma più durevoli, come piatti, bicchieri e posate lavabili in lavastoviglie. La buona resistenza al calore del sughero conferisce ai blend prestazioni ignifughe: simile al legno, non propaga la fiamma. Questa caratteristica, unita alla leggerezza e alla capacità di assorbire rumori, è molto interessante in ambito automotive».

Utilizzando il processo brevettato NTP Technology, Mixcycling sviluppa biocompositi caricati con fibre di sughero, legno, lolla di riso, vinaccia, bambù, scarti di agrumi e altro ancora

«La resistenza all’umidità della lolla di riso rende le formulazioni che la contengono particolarmente adatte a pavimentazioni outdoor» continua Gianni Tagliapietra. «Dal miscanto, un’erba rustica di origine nordafricana utilizzata per bonificare i terreni, si ricava una fibra simile alla paglia che nel mix con le materie plastiche conferisce una resa estetica gradevole ai complementi d’arredo. Utilizzato per produrre vasi per floricoltura, un biocomposito caricato con questa fibra crea un abbinamento armonioso tra il contenitore e il contenuto. Lo stesso si può dire dei filler a base di vinaccia: la colorazione calda nei toni del viola-bordeaux richiama subito alla mente i vini, perciò ci ha suggerito la realizzazione di cassette per bottiglie con un appeal molto naturale, virtuosamente diverso dalla materia plastica così come l’abbiamo vista fino a ora» conclude.

I blend del marchio sono inseriti nel database di materiali e tecnologie Material ConneXion, un network con sedi a Milano, Bilbao, Skövde (Svezia), New York, Daegu (Corea), Tokyo. Inoltre, l’azienda collabora a progetti di ricerca con Unismart, ecosistema di Open Innovation promosso dall’Università di Padova.


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