Produzione in crescita per i costruttori italiani di macchine per la plastica

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Alti e bassi, come un giro di ottovolante di cui non si intravvede né il percorso né la fine. Questa metafora illustra come si sentono gli imprenditori del settore manifatturiero in questo periodo, che non è di crisi, perché gli ordini tutto sommato non mancano, ma non è nemmeno di crescita, poiché non è facile tramutarli in fatturato e su tutto domina l’incertezza.

Tornati ai livelli pre-pandemia

In questa situazione si trovano anche i costruttori italiani di macchine, impianti e attrezzature per la trasformazione di materie plastiche e gomma. Sul 2020 ha pesato il rallentamento dovuto alla pandemia, ma nel corso del 2021 il comparto ha visto una decisa ripresa, con il valore della produzione cresciuto – secondo il Centro studi di Amaplast – del 14%, raggiungendo e superando il livello pre-Covid.

L’anno scorso, la produzione settoriale made in Italy ha toccato 4,45 miliardi di euro con le esportazioni aumentate di quasi 10 punti percentuali a sfiorare i 3 miliardi di euro, pari al 70% del totale. L’Europa resta il principale mercato di destinazione, con il 57,4% dell’export settoriale, percentuale inferiore a quella dell’anno precedente (58,6%). Sono cresciute le vendite in Nord America, complice una domanda di beni strumentali sostenuta, e in misura maggiore quelle in Asia. A livello di mercati nazionali, la Germania resta il principale mercato di sbocco, con il 12,6% del totale, seguita da Stati Uniti (12,1%), Cina (5,4%) Francia (5,3%) e Polonia (4,5%).

Positivo è stato anche l’andamento del mercato interno, cresciuto di quasi il 30% a oltre 2,5 miliardi di euro. Di questa domanda hanno beneficiato anche i costruttori esteri: le importazioni di macchine e attrezzature sono infatti aumentate del 36% superando così il miliardo di euro.

Non pesano le aree interessate dal conflitto: l’export di macchine e stampi verso la Russia è stato poco superiore a 80 milioni di euro, con una contrazione del 16% rispetto al 2020. Ancora più marginale il mercato ucraino, con un export crollato l’anno scorso di quasi il 40% a 7,5 milioni di euro.

2022 nel segno dell’incertezza

In uno scenario così complesso, stilare previsioni sul 2022 è un azzardo più che un esercizio di analisi industriale. La carenza di materie prime e componenti, con relativo aumento dei prezzi, che ha causato non pochi problemi ai costruttori nel 2021, rischia di aggravarsi con l’intasamento del porto di Shanghai e il fermo delle attività produttive causate dalle restrizioni imposte dal Governo cinese alle prese con l’emergenza Covid. Inoltre, come rileva Amaplast: «Materiali fondamentali per vari processi manifatturieri vengono prodotti nelle aree coinvolte dal conflitto russo-ucraino, che peraltro ha determinato anche l’impennata delle tariffe energetiche, divenute insostenibili per molte filiere.

Le aziende si trovano così a operare in una situazione oltremodo complessa ma anche paradossale: a fronte delle problematiche citate, la raccolta degli ordini risulta ancora piuttosto sostenuta e per molte aziende diventa quindi più complicato farvi fronte». Sono gli stessi problemi che si trovano ad affrontare i costruttori tedeschi. L’associazione di settore che opera in seno alla federazione VDMA ha deciso di tagliare le stime di crescita del fatturato dopo aver visto i dati del primo trimestre, con ordinativi in calo del 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e un fatturato aumentato di solo il 3%, sotto le attese. «A causa degli sviluppi in corso sul mercato degli acquisti, per il 2022 ci aspettiamo, nel migliore dei casi, un leggero aumento del fatturato, nonostante il carnet ordini pieno» nota Thorsten Kühmann, direttore dell’associazione. «Stimiamo quindi un trend di crescita compreso tra zero e il 2%». Valori ben lontani dalla crescita tra il 5% e il 10% ipotizzata a inizio anno.


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