Luca Leonardi, Leonardi: “I valori di chi fa impresa”

Condividi

«Chiunque faccia l’imprenditore ha vissuto in questi anni, assieme ai propri clienti, diversi periodi di crisi anche gravi. Oggi, però, la differenza sostanziale è data dal trovarsi di fronte, prima che a una grande difficoltà, a una situazione inedita in cui nessuno riesce a muoversi, lavorare e vivere serenamente la sua quotidianità. Indubbiamente tutto ciò ha avuto un impatto, anche psicologico, molto forte. Su chiunque, non solo sulle imprese». Nonostante le difficoltà Luca Leonardi, amministratore delegato di Leonardi spa, realtà marchigiana specializzata nella distribuzione di materie plastiche, affronta il presente con nervi saldi per garantire il futuro della sua impresa.

Quali sono le sue impressioni sulla situazione vissuta in questi giorni dal mondo produttivo?
La speranza è che si verifichi uno scenario in cui si possa assistere, dopo un crollo molto veloce, a una risalita altrettanto rapida. Diversamente, l’impossibilità per molti settori di lavorare per mesi, tradotta in fatturati nulli o poco significativi, inevitabilmente causerà problemi anche al nostro comparto, coinvolgendo in primo luogo aziende normalmente sane e attive, ma poco capitalizzate. Il rischio, per molte di esse, è passare da una chiusura forzata all’impossibilità di riaprire. L’esperienza insegna che un imprenditore deve essere in grado di organizzarsi da solo, riuscendo a trovare la strada per uscire con le proprie forze da una situazione difficile.

Quale, invece, la situazione per il settore della plastica?
Mi conforta quanto visto all’interno del nostro mondo. Ho registrato una grande solidarietà e comprensione tra imprenditori e clienti, e sono certo sia questa l’unica arma in nostro possesso per uscire da questa situazione nel miglior modo possibile. Onorare gli impegni presi prima della crisi, in particolar modo nei pagamenti, è dimostrazione di appartenenza e serietà e, almeno nei nostri confronti, le eccezioni negative sono state davvero pochissime. Mi auguro naturalmente che questo clima possa durare, anche se con realismo non si può pretendere che senza lavorare e guadagnare, dovendo contemporaneamente pagare le imposte, tutte le aziende possano reggere a lungo.

FUTURO
La speranza è che si possa assistere, dopo un crollo molto veloce, a una risalita altrettanto rapida

Come avete affrontato l’emergenza?
Prima di tutto predisponendo un piano finanziario proiettato a settembre nel quale, anche simulando gli scenari peggiori possibili, contiamo di poter superare il periodo di crisi. I risultati raggiunti fino alla fine di marzo ci confortano dandoci l’opportunità di essere ottimisti. Ci siamo imposti, e allo stesso tempo abbiamo chiesto, la massima serietà nei pagamenti ai fornitori, cercando di trasferire questa filosofia anche ai clienti, supportando quelli più deboli con un aiuto ben programmato, serio e non pretestuoso. Dal punto di vista organizzativo, è stata richiesta la cassa integrazione in deroga per parte dei collaboratori, mentre il resto del personale è stato riorganizzato per sostenere un lavoro inevitabilmente a volumi ridotti.

Importando polimeri da diversi paesi asiatici abbiamo risentito delle difficoltà legate alla logistica?
In generale non si sono verificati particolari problemi di rallentamento delle forniture. Devo però sottolineare che stiamo ricevendo merci ordinate più di tre mesi fa e che tra non molto dovremo fare i conti con il periodo in cui la produzione in Asia si è fermata. È pur vero che il Far East sarà il primo quadrante geografico a ripartire e cercherà di recuperare in fretta il terreno perduto. Eventuali ritardi non peseranno eccessivamente, perché il nostro magazzino, normalmente ben fornito, si è ulteriormente attrezzato con il materiale ordinato prima dello scoppio della crisi, in un momento favorevole anche sotto dal punto di vista dei prezzi. Inoltre, il rallentamento della domanda di questo periodo dovrebbe bilanciare il gap. Sebbene la situazione sia sotto controllo, lo scenario creato dalla pandemia insegna che la politica degli approvvigionamenti non può riguardare solo alcune parti del mondo. Lavorare in esclusiva, soprattutto per i prodotti strategici, su mercati che improvvisamente diventano irraggiungibili non sarà più pensabile. È indispensabile poter contare anche su forniture locali o paneuropee.

Esistono possibilità di accesso al credito, a partire dalle banche?
Il comparto bancario ha dimostrato da subito una certa disponibilità a sostenere le imprese, ma soprattutto nei confronti di chi vanta buoni rating. Aziende con queste credenziali – e includo anche la nostra – non avrebbero particolari problemi a ottenere finanziamenti fino a un milione di euro con tassi agevolati e tempi di ammortamento di sei mesi. Abbiamo però deciso di aspettare l’evolversi della situazione, potendo fortunatamente contare su liquidità e, credo sia naturale, e attendere gli sviluppi delle strategie di sostegno all’economia nazionale da parte del Governo.

MOOD
Terminata l’emergenza vorrei dedicarmi di più ai giovani perché possono darci un’altra visione del futuro e di come potremmo viverlo

Che clima si respira tra addetti ai lavori?
Confrontandomi con colleghi, vedo e sento di aziende solide che hanno chiesto da subito dilazioni anche di novanta giorni nei pagamenti, ma la maggioranza è stata virtuosa sia per noi che per loro. Ho personalmente telefonato a tutti i clienti che hanno onorato con puntualità i pagamenti al 31 marzo, complimentandomi con loro e dicendomi orgoglioso di essere loro fornitore. La nostra umanità è capace di trovare risorse straordinarie per reagire, per proseguire, per vincere il timore che ci prende di fronte a situazioni gravissime e inaspettate, come quella che ci troviamo ad affrontare. Non penso solo all’impegno al limite dell’eroismo e del sacrificio che in tutto il mondo medici e infermieri stanno ponendo nel contrasto alla diffusione della pandemia, attraverso la ricerca scientifica e la cura dei malati, ma anche a quanti in tutti i campi e settori di attività mantengono con rigore e serietà il proprio ruolo svolgendo, per quanto possibile, i propri compiti in modo ordinato, onesto e puntuale. L’Unione è l’unica arma che abbiamo a disposizione per limitare i danni economici che purtroppo sono e saranno ingentissimi. Parole come la comprensione, la solidarietà, la fiducia, la condivisione in questo momento possono salvarci. Oggi più che mai abbiamo la necessità di persone “perbene” con cui fare networking e sono convinto che chi cercherà di approfittare della situazione pagherà duramente un atteggiamento non giustificato. Non vedo spazio per chi tenterà furbate o manovre speculative sulla pelle dei suoi partner commerciali. O, almeno, mi auguro che i fatti mi diano ragione.

Cosa si aspetta in merito alle misure economiche al vaglio dei Governi?
Peseranno certamente le politiche differenti messe in campo dagli Stati. La Germania, non è una sorpresa, si è organizzata da subito meglio di altri, evitando chiusure indiscriminate. Ciò che è avvenuto in Italia, con il blocco del 90% delle aziende produttive, è stato probabilmente doveroso dal punto di vista sanitario, ma serve la consapevolezza che più questa situazione perdurerà più l’economia sarà messa in ginocchio. Le politiche del lavoro vanno organizzate al meglio: lo smart working si può rivelare uno strumento utile, ma chi produce prima o poi dovrà rientrare in fabbrica e lo potrà fare gestendo in modo rigoroso i protocolli sanitari. Credo non si potrà prescindere da politiche incentivanti molto forti, con contratti a lunga scadenza e tassi di interesse molto bassi. Serviranno interventi straordinari, con misure se possibile superiori a quelle varate con il piano Industria 4.0, rivolte soprattutto a chi avrà meno liquidità, per stimolare una reale ripresa.

INCENTIVI
Rinuncerei ai benefici della cassa integrazione in cambio di sei mesi di sospensione di ogni adempimento fiscale

Come si comporterebbe se queste decisioni spettassero a lei?
Potessi scegliere, rinuncerei ai benefici della cassa integrazione in cambio di sei mesi di sospensione di ogni adempimento fiscale e delle forniture di energia elettrica. In questo modo, l’azienda potrebbe essere messa nelle condizioni di occuparsi solo dei suoi dipendenti, fornitori e clienti, senza pensare ai debiti. Uno scenario estremo, ma che potrebbe addirittura fare guadagnare lo Stato, certamente più che con una prolungata politica di interventi a pioggia. Di contro, è certamente difficile chiedere alle imprese di pagare anticipi di tasse per un’annata di cui non si ha certezza, ma che quasi sicuramente sarà peggiore di quella precedente.
Altro aspetto fondamentale riguarda la burocrazia. Basti guardare a quanti problemi ha creato la gestione del bonus da 600 euro. In questi giorni ho parlato con tanti imprenditori che sarebbero certamente felici di dire allo Stato “non darmi niente, ma non chiedermi niente”.

Come giudica la risposta della politica alle richieste del mondo economico e produttivo?
Credo che questo momento di crisi mondiale coincida, purtroppo, con la presenza di una classe dirigente in piena emergenza etica e intellettuale. Un problema che accomuna molti paesi ma che, per quanto riguarda l’Italia, è particolarmente evidente. Vedo più persone inadeguate che statisti e, anche se bisogna ammettere che il momento è certamente complicato da gestire, una classe politica di un’altra levatura avrebbe forse giovato a cittadini e imprese. Probabilmente la strategia di prendere tempo e fare decreti poco chiari è un modo per aspettare le decisioni dell’Europa.

Come si deve comportare un distributore in questo particolare momento?
Inutile dire che la gestione del magazzino sia strategica. Per chi fa il nostro mestiere è fondamentale disporre sempre del materiale richiesto e saper programmare in modo oculato la gestione delle scorte, anche in funzione dell’oscillazione dei prezzi. Non ci possiamo permettere di far attendere un cliente: dobbiamo conoscerli e saper prevedere il più possibile le loro richieste, se serve anticipandole. Poter contare su un portafoglio di clienti solido, con molte collaborazioni storiche è oggi più che mai un valore aggiunto, perché è più facile fare emergere quel senso di appartenenza e incoraggiamento reciproco cui accennavo prima. In tempi come quelli che stiamo vivendo, sapere che una stretta di mano o una parola data hanno ancora valore è confortante.

ECONOMIA CIRCOLARE
Non so se terminata l’emergenza sarà ancora una priorità, ma ritengo sia giusto non precludere questa strada

Dopo mesi di polemiche feroci, è cambiato il ruolo della plastica?
Al momento della chiusura selettiva, con i codici Ateco ci hanno detto “ci fidiamo di voi, continuate a lavorare”. È un segnale che spero non venga dimenticato. Non so se l’economia circolare, terminata l’emergenza, sarà ancora una priorità, ma ritengo che precludere questa strada, piuttosto che un’altra, potrebbe essere controproducente per la ripresa. Dal punto di vista etico, invece, credo che sia una filosofia da tenere viva indipendentemente dalla convenienza del momento.

Che mondo si immagina, dopo questa crisi?
Certamente stiamo affrontando un evento che potrà portare a cambiamenti epocali. Se mi si chiedesse cosa vorrei fare quando tutto sarà finito, le risponderei che mi piacerebbe concretamente poter dedicare più tempo ai giovani. Oggi dobbiamo supportarli in molti aspetti, ma forse perché distanti dalle nostre logiche e dalla nostra concezione del mondo possono darci un’altra visione del futuro e di come potremmo viverlo. Dobbiamo credere nelle loro capacità e risorse. Mi sono impegnato a farlo in questa situazione e sto scoprendo quanto siano bravi.


Sfoglia la rivista

  • n.3 - Aprile 2024
  • n.2 - Marzo 2024
  • n.1 - Febbraio 2024


RSS Notizie da Meccanicanews


RSS Notizie da Il Progettista Industriale


Ti potrebbero interessare