Partnership strategiche e investimenti nel riciclo delle plastiche

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Hera, in partnership con NextChem, realizzerà un nuovo impianto per il riciclo di imballaggi rigidi a Modena, con un investimento stimato intorno a 20 milioni di euro in tre anni (Foto NextChem)

Rimasta immobile per molti anni, pur crescendo nel sottobosco manifatturiero, negli ultimi tempi l’industria del riciclo di materie plastiche sta mostrando, soprattutto in Europa, un’insolita vitalità: investimenti milionari, acquisizioni, integrazioni verticali e orizzontali. E nel settore, un tempo di nicchia, si stanno affacciando operatori a monte e valle del riciclo: da una parte i grandi produttori di materie prime e qualche compounder di media stazza, dall’altra la grande distribuzione e i colossi dell’alimentare e dei beni di consumo. L’obiettivo, in tutti i casi, è garantirsi forniture affidabili di materiali riciclati di alta qualità, per soddisfare la crescente domanda di imballaggi e di prodotti sostenibili proveniente dal mercato o sostenuta da normative ambientali a livello nazionale o comunitario, come ad esempio la plastic tax europea sui rifiuti da imballaggio in plastica non riciclati.

Montello lancia un piano da 400 milioni

Esemplare il caso della bergamasca Montello, che alla fine dell’anno scorso ha annunciato un ambizioso piano di investimenti, da 400 milioni di euro, che comprende un aumento delle attività di riciclo meccanico, la costruzione di un nuovo impianto per il riciclo chimico di rifiuti plastici non altrimenti recuperabili (come scarti o frazioni miste), la produzione di idrogeno, l’autosufficienza energetica e il teleriscaldamento. Nella sede principale del gruppo, a Montello (cittadina bergamasca da cui prende il nome l’azienda), verranno investiti 300 milioni di euro, mentre i restanti 100 milioni serviranno per acquisizioni o interventi nelle società partecipate. «Risorse spendibili interamente entro il 2025 se la Regione Lombardia ci sosterrà con autorizzazioni rilasciate nei minimi tempi previsti dalle norme» ha spiegato Roberto Sancinelli presentando il piano. Nell’ultimo biennio il gruppo bergamasco guidato da Sancinelli si è impegnato in una serie di acquisizioni di partecipazioni minoritarie, ma strategiche, in società nel centro e sud della Penisola: dal 30% della toscana Revet al 45% di LVS Group, società siciliana proprietaria di tre impianti per selezione, recupero e riciclo di imballaggi in plastica post consumo, fino al recente investimento nel 50% di Splendorini Molini Ecopartner, attiva nel riciclo di prodotti agroalimentari scaduti e relativi packaging. L’obiettivo degli investimenti è aumentare la capacità di trattamento di rifiuti da imballaggi in plastica e di quelli organici, oggi pari rispettivamente a 300.000 e 700.000 tonnellate annue, e utilizzare gli scarti dei processi interni per produrre olio di pirolisi ed energia, dato che le attività di riciclo sono energivore. «Energia che sarà destinata all’autoconsumo, per generare il vapore necessario per le linee di lavaggio della plastica e il processo in termofilia della digestione anaerobica, che garantisce l’igienizzazione del digestato fertilizzante» puntualizza Sancinelli. Il calore residuo sarà ceduto per il teleriscaldamento delle aree industriali e pubbliche dei Comuni limitrofi.

L’impianto di Montello ha una capacità di trattamento di rifiuti da imballaggi in plastica e organici pari rispettivamente a 300.000 e 700.000 tonnellate annue

In aggiunta, verrà installato sui tetti dei capannoni un impianto fotovoltaico da 4,5 MW. L’80% dei rifiuti conferiti all’impianto bergamasco viene rigenerato in nuovi prodotti quali plastiche, biometano, anidride carbonica per la carbonatazione nel beverage e compost. «Si tratta di una resa largamente superiore al 65% fissato al 2030 dall’Unione Europea» afferma Sancinelli. Il presidente e AD di Montello, del resto, è convinto che la plastica post consumo sarà in futuro sempre meno rifiuto e sempre più risorsa. «È ormai chiaro che nel tempo il rifiuto-risorsa non sarà più un onere per il cittadino: le aziende che ne necessitano per le loro attività produttive dovranno pagare per averlo e diventerà anche una fonte di entrate per i Comuni» afferma convinto.

Si muovono anche Hera e Iren

Sulla strada del riciclo dei rifiuti plastici si sta muovendo anche il colosso dei multiservizi Hera, attraverso Herambiente, che cinque anni fa ha acquisito la trevigiana Aliplast, attiva nel riciclo di imballaggi flessibili. All’ultima edizione di Ecomondo, la società ha annunciato la costruzione di un nuovo impianto per il riciclo di imballaggi rigidi a Modena, con un investimento stimato intorno a 20 milioni di euro in tre anni. Il progetto sarà realizzato in partnership con NextChem, società del Gruppo Maire Tecnimont, con l’obiettivo di ottenere alla fine del processo materiali di elevata qualità, in ottica di upcycling, destinati ad applicazioni ad alto valore aggiunto in settori che spaziano dall’elettronica di consumo all’automotive. A regime sarà in grado di produrre circa 30.000 tonnellate annue di polimeri riciclati, utilizzando nel processo energie rinnovabili (fornite anche dal termovalorizzatore del gruppo Hera presente nell’area). La tecnologia adottata garantirà elevati standard di sicurezza e sfrutterà automazione e digitalizzazione dei processi in ottica di data analytics, al fine di migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni. Un secondo progetto, per ora ancora embrionale, riguarda il riciclo di fibre di carbonio destinate al settore automotive, con il coinvolgimento di un partner industriale e il supporto scientifico dell’Università di Bologna. Sempre nell’ottica del distretto circolare, con l’obiettivo di intercettare frazioni di rifiuti non ancora trattate, Herambiente sta valutando anche il recupero e riciclo di EPS proveniente da pannelli isolanti utilizzati in edilizia e da imballaggi protettivi.

L’impianto Iren per il recupero di plastica mista di San Giorgio di Nogaro (Udine)

Un’altra multiservizi, Iren, ha inaugurato in autunno a San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine, un impianto per il recupero di plastica mista. Gestito da una società del gruppo, I.Blu, parte da rifiuti plastici non riciclabili per via meccanica per produrre fino a 70.000 tonnellate annue di Bluair, una materia prima seconda circolare brevettata, sfruttabile come agente riducente e ottimizzatore di processo nella produzione dell’acciaio, in sostituzione del carbone. Il nuovo impianto sorge vicino a un centro di selezione dei rifiuti plastici, per agevolare l’integrazione del processo e l’approvvigionamento dei materiali in entrata, scarti e residui non riciclabili per via meccanica.

Unilever nel riciclo di plastiche

Il riciclo è anche al centro di interventi di riqualificazione industriale. È il caso del sito Unilever di Pozzilli, in provincia di Isernia, destinato a essere presto riconvertito al recupero di materie plastiche eterogenee, con l’intervento di P2P (Packaging 2 Polymer), joint-venture costituita da Unilever e Seri Plast, società del gruppo Seri Industrial. L’accordo prevede la fornitura al colosso anglo-olandese di almeno 65.000 tonnellate annue di plastiche rigenerate a un prezzo concordato, volume che rappresenta la metà della capacità produttiva dell’impianto, stimata in 130.000 tonnellate annue. Nelle intenzioni dei due partner, il sito campano sarà tra i più avanzati in Europa per la produzione di plastica riciclata e l’unico in Sud Italia in grado di recuperare rifiuti plastici misti da post consumo, altrimenti destinati a impianti di termovalorizzazione e cementifici.

Entrano i fondi

Il crescente interesse verso il riciclo è testimoniato anche dall’ingresso dei fondi di investimento. L’operazione più recente vede protagonista ReLife, gruppo genovese attivo nella raccolta, riciclo e valorizzazione energetica (conversione delle frazioni non riciclabili in CSS) di rifiuti da imballaggio in carta e plastica. Il 70% del capitale sociale è stato acquisito alla fine dell’anno scorso da F2i Sgr, gestore italiano di fondi infrastrutturali, ceduto dalle famiglie Benfante, Ghigliotti e Malaspina, che ne detenevano il controllo insieme con la società di private equity Xenon. Fondata nel 2013, ReLife gestisce 56 impianti all’interno di 18 siti presenti in Nord Italia (Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana) occupando circa 650 addetti per un fatturato proforma stimato in circa 250 milioni di euro. Fanno parte del gruppo anche le società Plastipol e Plastipoliver, acquisite nel 2020, attive nel recupero e nel trattamento di materiali plastici in provincia di Alessandria, nonché tre produttori di scatole in cartone ondulato realizzate con carta riciclata.


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