Laura Rocchitelli di Rold: 
“L’audacia 
di essere faro”

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«Non amo l’ipocrisia e le frasi fatte, ma indubbiamente essere figlia di un imprenditore che ha creato e cresciuto la sua azienda è una fortuna» confessa a Plastix Laura Rocchitelli, presidente e amministratore delegato di Rold di Nerviano (Milano). «Se decidi di lavorare nell’attività di famiglia hai tante opportunità e vantaggi iniziali, hai una “rampa di lancio” diversa e ti viene data la possibilità di crescere, conoscere le aree aziendali, concentrarti su ciò che potresti essere capace di fare meglio. Ma c’è un rovescio della medaglia: se “ci tieni”, se non ti accontenti di essere la figlia del capo, soprattutto se stimato da tutti, convivi con l’ansia e la volontà di dimostrare che non sei solo il cognome che porti».
«Ci sono voluti anni e mi sono sempre impegnata per crescere e legittimare quella fortuna iniziale» continua Laura Rocchitelli. «Oggi, grazie all’esperienza maturata, ho acquisito più consapevolezza delle mie capacità e credo anche il rispetto dei colleghi e dei collaboratori, sia di quelli arrivati negli ultimi anni che non hanno mai conosciuto papà, sia – e questo forse mi inorgoglisce maggiormente – di quelli che mi vedevano frequentare questi corridoi da bambina».

La sua è la storia di una delle tante imprese di famiglia italiane, fondate sui valori dei fondatori e ad essi ancorate nel tempo…
Credo che sia sempre importante raccontare questo tipo di storie. L’azienda è nel DNA, mio e dei miei fratelli. Abbiamo respirato fin dall’inizio l’impegno e la passione dei nostri genitori, che ci ripetevano che essere imprenditori significa portare sulle spalle la responsabilità di chi lavora con te e delle loro famiglie. Ci hanno trasmesso ideali come senso di responsabilità, di appartenenza, di impresa vista come una famiglia. E i valori che ci hanno trasmesso sono quanto di più prezioso abbiamo per coltivare la loro eredità, nella consapevolezza che devi moltiplicare gli sforzi per esserne all’altezza, con la responsabilità di far crescere ciò che ha creato chi ti ha preceduto, dando l’anima ogni giorno. A mio modo di vedere, è questa l’essenza che spiega il valore di un’impresa famigliare. Una certezza confermata in questo periodo così particolare, perché anche nei momenti più difficili il senso di appartenenza ci ha dato sicurezza e ci ha fatto moltiplicare gli sforzi per uscirne tutti insieme.

Torniamo ai tempi del suo ingresso in azienda…
Ho iniziato a lavorare in Rold mentre terminavo gli studi universitari. Mi interessava imparare tutto dell’amministrazione: ho iniziato archiviando le fatture e guardando con curiosità quello che accadeva intorno a me, anche grazie all’aiuto della responsabile dell’ufficio che mi ha insegnato i fondamenti. Con il passar degli anni ho cominciato a dedicarmi sempre di più alle strategie aziendali, anche perché la famiglia è affiancata da un gruppo di manager molto validi, che ci permettono di riservare parte del nostro tempo a “pensare” non solo al presente, ma anche al futuro.

Donna. Secondogenita. Presidente. Una scelta non scontata…
Fin dai primi tempi, con i miei due fratelli abbiamo cercato di seguire e coltivare le nostre rispettive competenze. Massimo, il maggiore, si occupa prevalentemente di sales e marketing mentre il più piccolo, Stefano, è ingegnere e sovrintende l’area tecnica. I nostri ruoli, quindi, sono stati fin da subito piuttosto definiti e complementari.
Quando nove anni fa è mancato nostro padre, Massimo e Stefano hanno proposto di affidarmi la presidenza. Non una scelta scontata, è vero, ma che i miei fratelli hanno preso con la consapevolezza di volere il bene di un’azienda che è loro quanto mia.

Come vengono condivise le decisioni più importanti?
Oltre a noi tre, fanno parte del consiglio di amministrazione Claudio Loro e Paolo Barbatelli. Ognuno contribuisce con le proprie competenze: è necessario essere visionari tanto quanto esperti del nostro business storico, così come conoscere i mercati. Io cerco di fare da catalizzatore di tutte queste energie: sono laureata in economia e quindi non possiedo un background tecnico, ma sono curiosa e affascinata da tutti i cambiamenti che influenzano il nostro settore. Quando è il momento di assumere decisioni importanti, i pensieri scaturiti da questo lavoro di squadra vengono tradotti in scelte concrete sulla direzione da intraprendere, su quali tecnologie puntare e su quali professionalità affidarsi per farlo al meglio.

Sotto la vostra guida com’è diventata Rold in questi anni?
L’azienda sta vivendo da tempo un forte ricambio generazionale. L’età media dei nostri manager è davvero bassa: molti hanno circa 35 anni e vorrei sottolineare che abbiamo avuto la fortuna di inserire progressivamente persone preparate e motivate. Sono convinta che uno dei principali errori dei proprietari delle imprese famigliari sia la tendenza a circondarsi di “cloni” di se stessi, ignorando che la diversità è una forte spinta al miglioramento. Per questa ragione abbiamo cercato di puntare su personalità forse più impegnative, ma decisamente più stimolanti. I risultati ci stanno dando ragione: siamo in forte crescita e, nonostante sappiamo tutti che anno sia stato il 2020, abbiamo un budget per il 2021 davvero sfidante e orientato a previsioni di crescita importanti. Se dovessi riassumere con una parola lo spirito che caratterizza oggi Rold, sceglierei… audacia. Sì, siamo un’azienda audace, giovane, carica e aperta al mondo.

Il 2020 rimarrà nella memoria come l’anno del Covid-19. Ma per la vostra azienda che anno è stato?
Complicato, ma non disastroso. Ci siamo trovati ad affrontare in poche settimane una serie di situazioni inedite e imprevedibili. Crollo dei mercati seguito da un boom di ordini che ci ha costretto ad aumentare i turni in produzione. Sessanta persone che da un giorno all’altro hanno iniziato a lavorare in smartworking… Sono stati mesi davvero difficili, ma credo che quel senso di responsabilità e di appartenenza di cui parlavamo si sia rivelato preziosissimo. Tutti hanno fatto la loro parte e qualcosa in più, sentendosi coinvolti nelle sorti dell’azienda, che non ha spento i motori neppure quando nelle tre settimane di lockdown totale siamo stati costretti a rimanere chiusi. Abbiamo cercato di trasmettere le stesse attenzioni anche ai clienti, che ce lo hanno ampiamente riconosciuto. Voglio pensare che questo 2020 così difficile sia racchiuso in un dato: l’assunzione di trentatre persone, alcune delle quali selezionate mediante colloqui a distanza.

Cosa si aspetta dal 2021?
Anche per quest’anno contiamo di continuare con le assunzioni, per supportare le nostre previsioni di crescita. Stiamo realmente raccogliendo tutto ciò che è stato seminato in questi ultimi anni e molto probabilmente arriveranno risultati che la pandemia ha semplicemente rimandato, anche se siamo riusciti a chiudere con un lieve segno positivo. Il mercato si è ripreso e sono convinta che Rold abbia saputo rispondere in modo tempestivo a quanto stava accadendo, senza mai perdere entusiasmo e fiducia, nonostante la frustrazione di non poter lavorare pur avendo il portafoglio ordini pieno. Non mi vergogno a dire che, come credo sia successo a tanti imprenditori, ci sono stati momenti difficili, da non dormirci la notte. Letteralmente. Oggi possiamo fortunatamente guardare avanti: sono contenta della mia squadra e credo ci siano tutti i presupposti per fare molto bene, entrando in nuovi mercati e ampliando la nostra gamma produttiva andando oltre al business storico, sfruttando le relazioni pluriennali con i nostri principali clienti e mettendo a loro disposizione le nostre competenze.

A questo proposito, siete stati la prima PMI italiana a essere inserita dal World Economic Forum nell’elenco delle aziende “faro” per l’industria 4.0…
Rold SmartFab si è rivelata una delle nostre più belle scommesse: quella di inserire competenze digitali in un’azienda tipicamente meccanica. Quando cinque anni fa è iniziato il percorso, il primo specialista assunto sembrava un marziano fuori contesto. Oggi questo approccio mentale al digitale ci appartiene pienamente e rappresenta un indubbio vantaggio. Siamo stati audaci, ma abbiamo anche avuto la fortuna di lavorare con grandi clienti che ci hanno fatto comprendere quanto il passaggio alla fabbrica digitale fosse fondamentale per rimanere competitivi e non perdere tutto ciò che avevamo costruito. Digitalizzare non significa negare il passato, ma trasformarsi per preservarlo.

In questo contesto la formazione è quindi centrale…
Fondamentale, ma non solo. Anni fa ho realizzato che molte aziende, compresa la mia, non coglievano tutte le potenzialità dell’area risorse umane, spesso relegata al compito di emettere cedolini. La mia visione era diversa e ho iniziato a sviluppare nuove idee, partendo dall’inserimento di una figura che mi aiutasse a creare una divisione in grado di occuparsi a tutto tondo delle persone, a partire dal loro coinvolgimento in azienda. Il senso di appartenenza si è rafforzato anche grazie a una serie di iniziative: dalle giornate “aperte” ai figli dei dipendenti per visitare la fabbrica a importanti piani di formazione personalizzati, in cui cercare di individuare i vuoti formativi di ciascuno per colmarli, aiutandoli a crescere. Progetti confluiti nella nascita di Rold Academy.

Può illustrarci i progetti attualmente in atto in Rold Academy?
Rold Academy è un luogo fisico e virtuale che promuove la cultura dell’apprendimento continuo con un’offerta formativa di elevata qualità, occupandosi del personale Rold ma aprendosi anche alla collaborazione con università e scuole superiori, con le quali vengono attivati progetti di apprendistato duale. L’Academy è un punto fermo della mia visione di azienda, perché oltre a ospitare progetti di valore aumenta la nostra reputazione e capacità di attrarre. Oggi molti dei ragazzi a cui facciamo colloqui cercano una visione strategica, un progetto che dia loro la possibilità di crescere, ed è nostro compito metterli nelle condizioni di credere in noi e quindi di investire il loro futuro nella nostra azienda.
La prima attività dell’Academy è stata quella di coinvolgere tutto il personale sui diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Agenda 2030 dell’ONU. Il nostro desiderio è far comprendere che anche i comportamenti quotidiani influiranno sul successo di questa sfida e abbiamo iniziato a lavorare per piccoli passi, ma assolutamente concreti. Abbiamo sviluppato un’app per gestire i pasti nella nostra mensa: può sembrare banale, ma è utile per non sprecare cibo. Sono stati poi nominati diciassette “ambasciatori” Rold, ognuno dei quali si occuperà, attraverso confronti con i colleghi, di definire i comportamenti che ognuno di noi può mettere in atto per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, non solo in azienda ma nella vita di tutti i giorni, perché prima che professionisti siamo cittadini. Credo sia un esempio utile per realizzare una diversa visione del valore di impresa, da mettere in pratica e raccontare.

Parlando di innovazione, un’altra delle vostre scelte è stata quella di investire su R-Lab. Di cosa si tratta?
È un laboratorio di innovazione, nato tre anni fa, che oggi conta sette addetti. Lo abbiamo pensato come uno spazio che coniugasse ricerca accademica e applicata. Si lavora guardando al mercato, ma senza i vincoli sulle specifiche di prodotto di un normale ufficio tecnico, mantenendo stretti rapporti con le università, in particolar modo con il Politecnico di Milano, attraverso progetti di tesi. Lo scambio è reciproco, perché contestualmente Rold entra nelle aule universitarie, creando così una vera osmosi, che permette agli studenti di vedere applicate le loro idee in azienda e a noi di fare scouting e coltivare talenti. Non a caso, sono già tre i ragazzi di R-Lab assunti grazie a queste collaborazioni. L’idea ci ha convinto pienamente, tanto da farci decidere di spostare questa struttura all’interno di Mind, il grande polo tecnologico che sta nascendo nell’area dell’Expo di Milano. In tal modo favoriremo ulteriormente le contaminazioni e lo scambio di conoscenze. Sono davvero convinta che la mentalità aperta sia fondamentale anche per le piccole aziende, che spesso è come se erigessero steccati attorno a se stesse e al loro status quo.

Risorse umane, formazione, innovazione. Cos’altro le sta a cuore?
Ho sempre sostenuto che mio padre fosse una luce guida – un faro – per tutti noi e ancora oggi lo è grazie a tutto quello che ci ha insegnato. Ora che sono alla guida della nostra azienda sono sempre più convinta che le donne meritino ovunque più spazio anche in posizioni apicali. Non si tratta di sostenere le cosiddette quote rosa, un concetto che anzi respingo con forza, quanto di promuovere la diversità in qualunque contesto. Che sia di genere, di cultura, di preparazione, la diversità crea valore perché ognuno di noi ha sempre qualcosa da imparare dagli altri. Anche in Rold, lo dico con rammarico, le donne sono ancora meno di quanto vorrei, soprattutto nell’area tecnica. Da anni, anche con le mie attività in Assolombarda, mi batto per progetti come “Steamiamoci”, che hanno lo scopo di fare avvicinare le ragazze ai percorsi di studio tecnici, che spesso non vengono approcciati per una sorta di blocco culturale. Ancora oggi in molti testi delle scuole elementari, nelle immagini i maschi sono disegnati come ingegneri, astronauti, piccoli chimici e le femmine, quando va bene, come infermiere o ballerine. Assieme ad altre aziende abbiamo avviato attività di orientamento nelle scuole per dimostrare che ci sono percorsi interessanti e ricchi di opportunità per tutti. Non è più accettabile che mentre il mondo si apre a un futuro digitale, tante ragazze rimangano tagliate fuori dallo studio delle materie tecniche e scientifiche

E lo dice una donna arrivata a presiedere il Gruppo Meccatronici di Assolombarda…
Un ruolo forse inedito e certamente insolito in un mondo tipicamente maschile, ma che significa tanto, in quanto si tratta di uno dei gruppi più importanti e numerosi, con 1.750 aziende rappresentate. Grazie a questo ruolo, cercherò di accrescere la sensibilità verso la formazione, a partire dal gap esistente tra l’offerta scolastica e le concrete esigenze del mondo del lavoro, che si potrà colmare solo attraverso il dialogo tra le due parti. È una sfida bella e impegnativa, che posso permettermi di seguire in prima persona proprio perché in azienda so di poter contare sui miei collaboratori.

Come vede il futuro della sua azienda? E il suo?
Positivo. Perché sono davvero convinta che Rold sia matura e pronta a raccogliere i frutti di un lavoro partito da lontano per seminare in innovazione, formazione, investimenti sui collaboratori e partnership con i clienti. Per questo posso continuare a rimanere ottimista sulla crescita anche in un momento per tutti difficile.
Ogni mattina mi sveglio contenta di poter andare a fare il mio lavoro e mi piace constatare che per i miei collaboratori è lo stesso. Per questo, dovessi definire obiettivi personali, vorrei essere vista come un punto di riferimento per chi crede in ciò a cui credo io. Ho cinquantatre anni ma lo stesso entusiasmo di quando ne avevo trenta: so di avere ricevuto un dono e sento la responsabilità di restituire a chi verrà dopo di me non solo un’azienda, ma un patrimonio di valori. Penso ai miei figli, certo. Ma anche a qualche giovane ragazza con capacità e voglia di imparare, alla quale finora il mondo non ha dato le possibilità e il coraggio di provarci.


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