Arburg collabora al progetto HolyGrail2.0 per creare valore dai rifiuti di packaging

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Nell’etichetta IML possono essere inseriti anche contenuti fruibili attraverso la realtà aumentata

L’economia circolare è un tema che abbraccia in modo trasversale l’intero settore delle materie plastiche, sempre più impegnato nello sviluppo di tecnologie innovative, finalizzate a recuperare valore lungo la catena produttiva garantendo al contempo un’elevata efficienza dei processi. Su questo fronte è schierato anche il costruttore tedesco di macchine a iniezione Arburg che, attraverso il programma arburgGREENworld, sta mettendo a punto soluzioni per il riutilizzo delle plastiche riciclate da post consumo conciliando due parole chiave dei nostri tempi: sostenibilità e digitalizzazione. L’obiettivo viene perseguito con la collaborazione di importanti partner industriali, perché come sostiene Bertram Stern, direttore della divisione Packaging and Circular Economy in Arburg, «Solo attraverso una reale cooperazione lungo tutta la filiera riusciremo a cogliere nuove opportunità dalle politiche green, che oggi minacciano il nostro mondo».

Creare valore dai rifiuti di packaging

L’esempio più interessante – seppure non l’unico – che traduce in realtà questa filosofia è l’implementazione della tecnologia HolyGrail2.0 di Verstraete. L’applicazione prevede lo stampaggio, su una pressa ibrida Allrounder 1020 H in versione packaging, di contenitori a parete sottile provvisti di etichetta in mould labeling (IML) costituiti per il 70% da polipropilene (PP) vergine e il 30% da PP di elevata purezza rigenerato da rifiuti post industriali (PIR). La novità del progetto non è tanto legata all’impiego di plastica riciclata, quanto alla tecnologia di selezione degli imballaggi post consumo da cui tale materiale si ottiene, che ruota intorno a un uso intelligente delle informazioni contenute nell’etichetta IML realizzata da Verstraete posta sul contenitore.

Con HolyGrail2.0 le informazioni relative a contenitore e prodotto vengono archiviate nell’etichetta IML sotto forma di filigrane digitali invisibili all’utente finale

Passaporto digitale con filigrana

La tecnologia HolyGrail2.0, utilizzando filigrane digitali (digital watermark), sfrutta il principio che qualsiasi informazione contenuta in un file multimediale può essere inserita “invisibilmente” in un’etichetta, fornendo così al prodotto un “passaporto digitale” consultabile dall’utente finale mediante dispositivi mobile provvisti dell’app opportuna, oppure letto dagli scanner delle casse del supermercato o degli impianti di smistamento dei rifiuti. L’etichetta è interamente filigranata e può contenere anche QR code o marcatori specifici che consentono un facile accesso – basta inquadrarne un frammento a caso – a contenuti virtuali e interattivi relativi al prodotto (date di scadenza, valori nutrizionali, garanzia, istruzioni per l’uso, promozioni…). HolyGrail2.0 può quindi diventare un moderno strumento di marketing, ma anche facilitare gli operatori dei supermercati, perché per registrare il prezzo basta far passare la confezione sullo scanner senza cercare il codice a barre. Inserendo le informazioni relative al packaging (materiali di cui è composto e istruzioni per un corretto smaltimento e riciclo), l’etichetta diventa l’anima green dell’imballaggio perché, una volta giunto a fine vita, nell’impianto di selezione può essere separato in base al tipo di polimero, favorendo un riciclo monomateriale di elevata qualità.

Marcatori per selezione mirata

Un’altra soluzione per separare gli imballaggi post consumo per tipo di plastica e colore è l’aggiunta al polimero di base di masterbatch contenenti marcatori fluorescenti. Con l’aiuto di un rilevatore laser, il sistema di selezione riconosce il materiale in base alla sua fluorescenza e può quindi separarlo. La tecnologia, particolarmente competitiva dal punto di vista economico e della qualità del riciclato, è proposta da Polysecure, partner storico di Arburg con cui già nel 2012 aveva sviluppato un prodotto contenente traccianti anticontraffazione.


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