Fabio Montanari di BMZ Moulds: “Il lockdown? un pretesto per ridisegnare il mercato globale”

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Fabio Montanari, CEO di BMZ Moulds

Il settore dell’auto, che determina il 75-80% del nostro fatturato, ha certamente pagato più di tutti il dazio all’emergenza Covid, anche se dal mese di giugno iniziano a manifestarsi i primi timidi segnali di ripresa, che spero possa definitivamente maturare a partire dall’autunno. In questi mesi, la nostra azienda ha costruito stampi legati a progetti precedentemente acquisiti, anche se la nostra forza è stata quella di poter contare su una spiccata capacità di differenziazione delle tipologie di prodotto, che ci ha permesso di affrontare la crisi senza particolari scossoni, tanto da chiudere il fatturato al mese di giugno a livelli molto simili rispetto allo scorso anno. Guardando al futuro, ritengo che l’automotive dovrà ridisegnare in modo concreto nuovi scenari, anche oltre i dubbi legati al tipo di trazione su cui puntare. Questo potrebbe determinare un’inversione di tendenza rispetto agli investimenti che, negli ultimi anni, hanno portato i big player a puntare su modelli premium, convinti di poter sfruttare al meglio le reti di vendita globali e la propensione a veloci turnover di acquisto in quella fascia di clienti, rispetto a chi compra auto di classe inferiore solitamente destinate a una lunga vita in strada.

L’epidemia, con la crisi del trasporto pubblico, potrebbe comportare, anche in tempi relativamente rapidi, un’inversione di tendenza che privilegi lo sviluppo di modelli smart, adatti allo spostamento in città. Il settore, che aveva ridotto gli investimenti già dal 2018, prevedendo di mantenere gli stessi equilibri anche per quest’anno, si è trovato ad affrontare una crisi di vendite senza precedenti con pesanti ricadute sul mondo della plastica a suo servizio, che dovrà farsi trovare pronto a intercettare probabili investimenti con un orizzonte che guardi al 2022 per il lancio di nuovi modelli. Già prima dell’estate da molti clienti sono iniziati ad arrivare segnali positivi in termini di preventivi, che credo da settembre si potrebbero tradurre in ordini concreti. Il rovescio della medaglia si avrà nella probabile sospensione di molte tipologie di auto attualmente in produzione e commercio, dato che le case a oggi dispongono di un surplus produttivo nei piazzali praticamente invenduto. Inoltre, temo che potremmo assistere a un peggioramento delle condizioni per il nostro lavoro, in quanto l’abbassamento dei prezzi delle vetture sarà inevitabilmente scaricato sui fornitori. Ecco perché urgono provvedimenti governativi in termini di incentivazione: sarebbe l’ennesima occasione per rinnovare il parco auto italiano, tra i più obsoleti in Europa, e per sostenere la spina dorsale dell’industria italiana, che soprattutto al Nord è legata a doppio filo con il settore. Più in generale, anche se è presto per affermarlo con certezza, quanto è accaduto potrebbe tradursi nella consapevolezza che le distanze oggi pesano, che il mondo è grande e che forse la corsa verso una globalizzazione senza limiti non sarà facilmente ripetibile.

Se è impensabile pensare di ripiegare solo sulle economie locali, tanti bravi imprenditori potrebbero tornare a rimettere al centro l’Europa se si avrà la capacità di offrire ai clienti servizi nuovi: pagamenti con scadenze più lunghe, efficienza e riduzione degli sprechi per compensare i vantaggi avuti precedentemente grazie alla delocalizzazione delle produzioni.


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