Efesto Innovation e Mepol insieme per lo sviluppo di un biocompound per oggetti in plastica monouso

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Andrea Bedon, fondatore e amministratore di Efesto Innovation, ha trovato la sua strada per proporsi al mondo industriale della plastica, a partire da quello veneto, dopo aver completato un dottorato in Scienze dei materiali. «Alla fine di questo percorso mi sono trovato di fronte al classico bivio, che mi portava a dover scegliere se continuare a svolgere attività di ricerca in università o considerare offerte da aziende private» racconta a Plastix. «Ho deciso invece di tentare una strada personale, spinto dalla voglia di mettermi in gioco, creando una struttura che potesse diventare un punto di riferimento per il mondo dell’industria nell’ambito dello studio dei materiali». Efesto Innovation nasce così, proponendosi per consulenze su progetti mirati o anche per offrire punti di vista su aspetti particolari, instaurando un rapporto di fiducia con le aziende e mettendo a disposizione del tessuto imprenditoriale le conoscenze acquisite. Prima realtà a credere in questa idea è stata Mepol (Riese Pio X, Treviso), specializzata in polimeri tecnici e compound eco-sostenibili. «Abbiamo visto in Andrea un possibile punto di riferimento per approcciare nuove soluzioni nel compounding, con la consapevolezza che il mondo della formazione, anche in ambito universitario, difficilmente riesce a offrire al mercato tecnici già preparati in questo campo» racconta Tatiana Melato, Regulatory Affairs Manager di Mepol. Questa collaborazione ha permesso di concretizzarsi, facendo partire, Efesto Innovation, che ha quindi iniziato la sua avventura come start-up.

Con Mepol, il primo caso pratico

«Se ci si trova di fronte a un problema, così come a un progetto di sviluppo, il primo passo da compiere è analizzare la situazione in tutti i suoi aspetti. Con Mepol siamo partiti da una loro esigenza concreta, quella di adeguarsi alla Direttiva monouso (SUP) e quindi di offrire un polimero biodegradabile e compostabile adatto a produrre contenitori usa-e-getta per il settore alimentare» continua Bedon. «Un concetto solo apparentemente banale, ma di difficile applicazione: quel segmento industriale, per decenni, non ha dovuto pensare a nuovi sviluppi, perché perfettamente in grado offrire esattamente ciò che chiedeva il mercato. Oggi non è più così». Produrre un piatto con un polimero biodegradabile in grado di resistere a temperature superiori a 60 °C, però, non è semplice e richiede lo sviluppo di nuovi additivi e la capacità di miscelarli. «Per trovare la formulazione adeguata, stiamo lavorando fianco a fianco con i tecnici dell’azienda» precisa Bedon che, grazie al supporto di un socio – Antonio Moro – con una formazione di tipo economico-finanziario, riesce a curare anche gli aspetti relativi ai costi di processo e al credito d’imposta.

Abbiamo visto in Efesto un possibile punto di riferimento per approcciare nuove soluzioni nel compounding compostabileTatiana Melato, Mepol

Scambio di conoscenze

Perché “serve” una realtà come quella creata da Andrea? «Il nostro target principale è rappresentato da realtà di medie dimensioni che vogliono continuare a essere competitive innovando, ma non possono permettersi personale e strutture dedicate. I nostri interlocutori possono essere anche grandi aziende che semplicemente necessitano di confrontarsi con un punto di vista differente: in questo caso possiamo essere preziosi per occuparci dello sviluppo di un’idea interfacciandoci continuamente con il loro dipartimento di ricerca e sviluppo. Un’altra possibilità di collaborazione è legata all’interpretazione dei dati, un ambito in cui talvolta le aziende incontrano una certa difficoltà».

Alle proprie competenze, Efesto è in grado di coniugare lo stretto rapporto con il mondo universitario, forte della collaborazione con docenti della Facoltà di chimica e ingegneria industriale di Padova, ma anche di una rete di contatti più estesa in ambito accademico. I test di laboratorio, quindi, possono essere effettuati direttamente nelle aziende coinvolte oppure nelle strutture universitarie.

Credere nei giovani

Gli chiediamo perché, a suo giudizio, molte aziende non dispongono di risorse interne dedicate alla ricerca e sviluppo: è solo un problema di costi fissi o anche di difficoltà a reperire personale specializzato? «Dal mio punto di vista, il sistema della formazione italiana funziona ed è in grado di creare talenti e capacità.

Le aziende che investono sulla formazione possiedono un fattore di competitività in più, che nasce da una cultura del lavoro interessata a un continuo rinnovamentoAndrea Bedon, Efesto Innovation

Che poi il tessuto produttivo sia attrezzato non tanto per assorbirle, quanto per trattenerle, è un’altra questione» precisa Bedon. «Certo, poter disporre di una struttura interna di ricerca e sviluppo e di un laboratorio attrezzato ha i suoi costi, ma non credo che tutto sia riconducibile all’aspetto economico. Molto spesso, infatti, si tratta di un problema culturale. Le aziende più lungimiranti sanno di dover creare con i giovani progetti interessanti, in grado di stimolarli nell’attività quotidiana. Credere in un talento significa anche investire sulla sua crescita, ma l’attuale mercato italiano del lavoro non offre spesso una simile prospettiva. E così, se un laureato in discipline tecniche, oltre a essere capace, è anche dinamico e con voglia di viaggiare, può trovare all’estero posizioni con ottime prospettive economiche e di carriera». Ma non è tutto. Secondo Bedon, per crescere, è necessario puntare anche sulla formazione: «Le aziende che l’hanno fatto possiedono un fattore di competitività in più, forgiando al loro interno un substrato creativo e una cultura del lavoro interessata a un continuo rinnovamento».

Efesto: più che consulenti, assistenti allo sviluppo

Nei progetti a medio termine per questa giovane realtà, c’è ovviamente la necessità di ampliare la rete dei contatti e instaurare un maggior numero di collaborazioni per rendere il progetto stabile e sostenibile. Il passo successivo sarebbe quello di intercettare altri giovani con capacità di alto livello in settori differenti, per offrire lo stesso servizio in modo più completo. «Non vogliamo presentarci come un classico studio di consulenza, ma come un assistente allo sviluppo che si interfacci continuamente con il cliente, in grado di offrire tutto il supporto necessario a integrare le conoscenze specifiche dell’azienda e rispondere a qualsiasi tipo di domanda» conclude.


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