Ecoplen: al servizio della green economy

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«La nostra avventura parte dall’esperienza di un gruppo di persone con storie professionali differenti, ma accomunate da precedenti attività nei settori del design, dell’arredo e del recupero dei materiali», racconta a Plastix Vincenzo Moramarco, amministratore unico di Ecoplen di Altamura (Bari), dall’anno scorso iscritta nel registro delle start up innovative. «Nel 2005 abbiamo iniziato ad analizzare il mercato per approfondire le potenzialità dell’idea di realizzare oggetti di design in plastica rigenerata. Sono partite collaborazioni con marchi importanti del Made in Italy mentre, al contempo, ci rendevamo conto che nonostante questo genere di prodotto riscontrasse interesse e appeal tra gli addetti ai lavori, mancava un vero mercato che potesse superare il concetto di artigianalità da pezzo unico».

Architetti e designer, dunque, si mostravano entusiasti della proposta, ma la realtà si scontrava con la possibilità concreta di industrializzare i processi, la discontinuità legata al reperimento materiali di recupero adatti e, soprattutto, la difficoltà di poter lavorare su qualità e quantità erano ostacoli concreti.

Moramarco_web“L’evoluzione normativa europea e nazionale premieranno le realtà che si impegnano nell’economia circolare”
Vincenzo Moramarco

Come avete superato questo problema?
La sfida è stata quella di creare Ecodesign, società che si è specializzata nel ritiro di imballaggi post consumo dal settore industriale e agricolo. Il nostro centro di selezione di Matera si occupa della cernita dei materiali, che vengono successivamente lavati, ridotti in idonee pezzature e avviati al processo di granulazione, eliminando il rischio dell’introduzione di materiali non conformi. L’esame in laboratorio ne accerta le caratteristiche tecniche, certificandone la composizione e le caratteristiche fisiche e chimiche, offrendo quindi la garanzia di un prodotto costante e omogeneo, utilizzabile in ambito industriale. In questo modo possiamo disporre di un magazzino costantemente rifornito dal flusso di polietilene rigenerato a diverse densità (LLDPE, LDPE, MDPE, HDPE). Questo ci ha permesso di stabilire rapporti di fornitura con aziende specializzate nella produzione di film plastici e di tubi. Il rapporto di fornitura con i diversi clienti, anche multinazionali, specializzati soprattutto in questo secondo settore, che richiede materiali con alte specifiche tecniche, ci ha letteralmente insegnato a dedicare molto rigore nel ciclo produttivo e sui controlli di laboratorio.

Come nasce, invece, Ecoplen?
Nel 2014 abbiamo deciso di compiere un ulteriore passo avanti nella filiera, lavorando sulla realizzazione di prodotti finiti, basati sulle applicazioni del polietilene rigenerato di cui disponevamo tramite Ecodesign. È nata quindi Ecoplen, oggi prima azienda al mondo a utilizzare una quantità non inferiore al 70 per cento di rigenerato per produrre taniche, imballaggi, contenitori e flaconi, ideali anche per il contenimento di liquidi speciali con capacità da 5, 10, 20 e 25 litri.
Dalla nostra ricerca e sviluppo è nato il marchio registrato Rilene, una resina ottenuta da polietilene rigenerato, che nella produzione di taniche viene coestrusa e inserita tra due strati di polimero vergine. Una scelta che si è rivelata il vero valore aggiunto del materiale, che accoppiato esalta le proprie capacità meccaniche, in termini di elasticità e resistenza. Aspetto non secondario, il prezzo – al netto del costo logistico – estremamente competitivo anche nel confronto con prodotti realizzati con plastica vergine.
Le nostre taniche possono fregiarsi del marchio “,Plastica Seconda Vita” di IPPR, e da alcuni mesi sono state omologate dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture per il trasporto delle merci pericolose in regime ADR.

Qual è la realtà produttiva della nuova azienda?
La linea di produzione dello stabilimento di Matera, che utilizza tre soffiatrici Kautex, ci consente di lavorare anche alla realizzazione di prodotti atipici, in grado di offrire l’imballaggio più adatto a ogni tipo di contenuto. Possiamo dire che la nostra idea, nata come una scommessa ecosostenibile, ha oggi tutte le caratteristiche di qualità che si richiedono a un articolo tecnico. Il contratto in esclusiva con Ecodesign permette a Ecoplen di beneficiare della continuità nella fornitura di materia prima rigenerata. Un aspetto che assume importanza non secondaria anche alla luce di un mercato di polimeri vergini caratterizzato da una certa schizofrenia.
Attualmente, Ecodesign lavora circa 6.000 tonnellate annue di plastica post consumo, parte della quale rientra nel mercato per fornire clienti esterni, mentre Ecoplen ne trasforma circa 1.500 tonnellate, a cui se ne aggiungono altre 500 di materiale vergine utilizzate per il multistrato con il Rilene.

Quali sono i vostri piani di sviluppo nel medio termine?
Sono convinto che il tempo giochi a nostro favore. Come già avviene in altri settori, conterà sempre di più l’aumento della sensibilità del consumatore. Oggi molti sono disposti a pagare un leggero sovrapprezzo per un frutto o una bottiglia di vino se sanno che sono il risultato di scelte realmente sostenibili da parte del produttore, e in tal modo vedono legittimato uno sforzo etico e ambientale. Lo stesso credo che possa avvenire sempre di più anche nel nostro settore.
Abbiamo investito per allestire una produzione con macchine di ultima generazione, capaci di concretizzare concezioni nuove. Siamo confortati dai risultati tecnici finora ottenuti e convinti che con il tempo aumenteranno anche le soddisfazioni economiche. Del resto, l’evoluzione normativa europea e nazionale, l’aumento di incentivi all’utilizzo di materiali da fonti rinnovabili, che saranno sempre più privilegiati anche nella stesura degli appalti pubblici, non potrà che premiare questo impegno. A ciò si aggiunga la soddisfazione che essere riusciti a creare tutto ciò al Sud, in una zona non certo favorita dalla logistica, dalla burocrazia, dall’indotto, ci rende ancora più contenti di ciò che stiamo facendo.


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