Meccanica e subfornitura. Sono questi i comparti strategici per l’industria manifatturiera italiana. È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio MECSPE realizzato da Senaf in occasione della fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione MECSPE (Fiere di Parma, 26-28 marzo 2015).
Secondo l’inchiesta a registrare le migliori performance sono le aziende che investono in innovazione (l’82,2%) e in formazione (l’89,8%). Oltre un imprenditore su due (51,5%) è infatti ampiamente soddisfatto dell’andamento attuale della propria impresa e il 51,1% ipotizza nei prossimi tre anni una crescita a livello generale del settore. Un clima ottimista che parte dalla chiusura dell’esercizio del 2014 in positivo rispetto a tre anni fa: ben il 51% ha registrato un incremento dei fatturati – in netto miglioramento rispetto alla rilevazione dello scorso anno – e il 62,1% ha mantenuto il livello occupazionale invariato. Solo l’11,1% ha dovuto ridurre l’organico.
Export, una leva strategica
«L’internazionalizzazione è un altro degli asset strategici per le realtà italiane» ha commentato Emilio Bianchi, Direttore di Senaf. «Ma gli imprenditori vanno sostenuti e lo Stato può dare un valido contributo eliminando tutte quelle barriere, come la burocrazia, considerate i principali fattori che minano lo sviluppo delle imprese». Oltre alla “burocrazia”, indicata dall’86,5% degli imprenditori come primo fattore critico per lo sviluppo aziendale, si segnalano in ordine il “costo della forza lavoro” (81,3%), gli “aspetti fiscali” (80,5%), la “concorrenza del mercato” (79,6%), i “tempi della giustizia” (75,9%) e “l’incertezza normativa”. Meno preoccupanti la “contraffazione” (32,1%), “l’evoluzione rapida del settore” (44,9%), “l’accesso al credito” (48,9%) e il “recupero crediti” (50,4%).
È l’Europa la meta preferita
Per quanto riguarda l’export, quasi 8 aziende su 10 (78,2%) dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi, con un’incidenza variabile. Se il 31,3% dichiara di realizzare all’estero meno del 10% del proprio fatturato, c’è comunque un 20,4% che supera il 46%. Chi esporta punta prevalentemente verso gli Stati dell’Europa Centro-Occidentale (79,6%), seguiti da quelli dell’Europa dell’Est (36,1%) e del Nord America (23,6%). Circa il 18,1% esporta in Asia, mentre il Sud America è un mercato per il 18,2%, il Medio Oriente e la Russia per il 16,8%, l’Africa Settentrionale per il 10,4%, l’Oceania per il 5,7% e l’Africa Meridionale per il 3,2%.
Previsioni ottimistiche
Non ci sono dubbi sul futuro del mercato in cui si trovano a operare le singole aziende: per il triennio 2015-2017, solo il 10,9% si aspetta una contrazione, contro un 51,1% apertamente convinto del suo sviluppo e un 38,2% che crede non ci saranno grosse variazioni rispetto all’andamento attuale.
Per quanto riguarda il fatturato 2015, il 46,2% delle imprese si aspetta di chiudere con una crescita, il 46,6% si aspetta stabilità, mentre si prospetta un calo solo per il 7,2%. Stesso andamento anche per l’occupazione: entro fine anno ben l’80,3% dichiara di voler mantenere stabile il numero di addetti, contro un 14,8% che prospetta incrementi e solo un 4,8% che prevede cali. Sul fronte degli ordini, si attende una sostanziale stabilità (59,9%), anche se oltre un quarto del campione (25,7%) prospetta una crescita.