Competitività a rischio per la chimica europea

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In un momento cruciale per la competitività dell’industria chimica, quinto settore manifatturiero in Europa, con l’esigenza sempre più pressante di esplorare nuovi mercati e mettere a punto nuovi prodotti, Cefic, associazione europea di settore, afferma la necessità di creare condizioni adeguate per attirare gli investimenti in Europa. Lo ha sottolineato anche Hariolf Kottman, Ceo di Clariant e neo eletto presidente dall’Assemblea Cefic, che quest’anno si è svolta in Italia, a Firenze: «La mia priorità sarà valorizzare al massimo il ruolo imprescindibile dell’Industria chimica nell’innovazione, che ci mette all’altezza degli altri continenti in termini di competitività».

L’Asia si conferma la più produttiva
Il Report economico presentato dall’associazione, ha anche messo in evidenza la capacità di risposta della chimica europea anche in relazione alla ricerca di nuovi mercati. Il rapporto dimostra che:
• la diversificazione è un fattore chiave, dimostrata dal settore anche in relazione ai surplus commerciali nella chimica delle specialità, nei prodotti di consumo, nei polimeri.
• il surplus commerciale è ancora positivo nei confronti di USA, Brasile e altri paesi asiatici, ma è negativo rispetto alla Cina (-16 milioni di euro), all’India (-242 milioni euro) e Giappone (-786 milioni euro).
Nel Rapporto si conferma la supremazia dell’Asia, la cui crescita produttiva di chimica è la più veloce nel mondo, che attrae gli investimenti delle stesse imprese europee e primeggia sia in termini di risorse dedicate a ricerca e sviluppo, così come nel capital investment.

Vendite in diminuzione
Per il terzo anno consecutivo l’industria chimica in Europa registra invece un andamento negativo delle vendite, passate dai 536 miliardi di euro del 2014 ai 519 miliardi del 2015, vedendo diminuire la propria quota sul mercato mondiale dal 17.3% al 14.7%.
“Da anni denunciamo il rischio che l’industria chimica in Europa perda competitività, specie rispetto alla crescita asiatica e al boom dello shale gas negli Stati Uniti. È urgente agire al più presto per restare sui mercati», sostiene Marco Mensik, direttore generale Cefic, sottolineando che i costi dell’energia e della burocrazia minano la profittabilità.
«In UE paghiamo l’etilene il doppio che negli USA, nonostante i prezzi bassi del petrolio. L’etilene è la materia prima fondamentale per molti altri settori produttivi e ciò ha un impatto disastroso sulla nostra capacità competitiva».

Il saldo commerciale è positivo per l’UE
Anche gli investimenti hanno un impatto diretto sulla competitività della chimica: gli Stati Uniti hanno annunciato oltre 265 grandi progetti in impianti chimici, valorizzati in oltre 170 miliardi di dollari USA; la Cina rimane un mercato molto interessante anche sotto il profilo degli investimenti. Di conseguenza l’Europa ha bisogno di aumentare la sua attrattività come luogo dove investire in ricerca e in produzione di sostanze e prodotti chimici innovativi e ad alto valore aggiunto. In particolare, deve aumentare la velocità con cui passare dalla ricerca allo sviluppo e alla commercializzazione di nuovi prodotti».
Il direttore generale Cefic ha sottolineato anche l’importanza di puntare sui nuovi mercati, che avranno un ruolo sempre maggiore in un mondo che sta cercando di identificare le soluzioni alle grandi sfide della società, come l’efficienza energetica per il cambiamento climatico. Le imprese chimiche europee potranno anche avvantaggiarsi della robusta crescita del mercato cinese. Nonostante le difficoltà, il mercato sta dando segnali che l’industria chimica dell’UE sta gestendo la fase post-crisi con un saldo commerciale con il resto del mondo che si mantiene molto positivo.
Infine, Cefic prevede una crescita modesta nella parte rimanente del 2016 e nel prossimo anno.
Fonte Federchimica


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