Cicli e ricicli: Corepla festeggia i suoi primi 25 anni

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Una tavola rotonda, un convegno, ma anche e soprattutto un’occasione per festeggiare insieme i primi 25 anni di attività e di successi di Corepla, il consorzio che dal 1997 ha contribuito maggiormente a sensibilizzare i cittadini alla raccolta, al riciclo e al recupero degli imballaggi di plastica in Italia. Il tutto in un incontro svoltosi il 18 maggio presso la Galleria del Cardinale Colonna, a Roma, e intitolato “L’evoluzione del consorzio tra sfide e innovazione”.

In sala, da sinistra: Ruggero Rollini, Marco Frey, Giorgio Quagliuolo, Enrico Giovannini, Eva Sacchi e la moderatrice Monica Giandotti

Durante l’evento sono stati mostrati con orgoglio i risultati di una ricerca, condotta da Ipsos per Corepla, che fa emergere quanto la percezione dell’emergenza climatica da parte dei cittadini italiani sia cresciuta di anno in anno, di pari passo a un’aumentata consapevolezza e necessità di dover adottare comportamenti sempre più sostenibili da parte di tutti.

All’evento erano presenti Giorgio Quagliuolo, presidente di Corepla, ed Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile. Accanto a loro sono intervenuti personaggi delle istituzioni ed esponenti del mondo accademico, economico e scientifico: Eva Sacchi, responsabile della ricerca Ipsos, Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS, Marco Frey, economista e professore alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Ruggero Rollini, divulgatore scientifico.

Un breve videomessaggio è stato poi inviato da Vanna Gavia, viceministro dell’ambiente e della sicurezza energetica. Tutti i relatori hanno presentato e commentato i risultati della ricerca IpsosQuanto ne sanno gli italiani sulla plastica e sul riciclo?” e il quadro raffigurato ha offerto uno scenario più che positivo, ben oltre le aspettative.

La vera rivoluzione è il “Nature Co-Design”

Ad aprire il tavolo: Emilia Garito, CEO e fondatrice di Quantum Leap, che ha introdotto il concetto di plastica partendo dalla sua origine e dall’importanza che oggi ricopre per l’essere umano. La plastica – che per l’uomo rappresenta un prodotto ormai indispensabile per le sue infinite applicazioni, soprattutto nel campo medicale – dovrebbe seguire lo stesso percorso della carta: un prodotto di origini naturali la cui fabbricazione iniziale era a impatto zero. Purtroppo, due delle principali qualità dei materiali plastici – resistenza e durabilità – sono divenute nel tempo i suoi peggiori difetti, perché consentono loro di persistere nell’ambiente e, quindi, oggi la parola plastica è diventata sinonimo di rifiuto.

Impatto del Nature Co-Design sul PIL globale

Ed è proprio da questo punto che il consorzio è partito, per trasformare il problema in soluzione. Ci stiamo riuscendo? L’Italia, a giudicare dai risultati della ricerca, sembra proprio che si stia muovendo nella giusta direzione. “Ma la vera rivoluzione”, considera Garito, “sarà rappresentata dal “Nature Co-Design”, la quarta rivoluzione industriale che si fonda sull’incontro tra biologia, chimica, nanotecnologia e scienza dei materiali, per sfruttare la natura come piattaforma manifatturiera a livello atomico”.

Una rivoluzione che apre enormi opportunità alle PMI italiane, se sapranno cogliere i vantaggi offerti dalle tecnologie digitali per disegnare nuovi modelli di business.

Nei primi 25 anni Corepla ottiene un risultato imponente

“Il percorso compiuto in questi 25 anni da Corepla è senza dubbio imponente”. Con queste parole esordisce il presidente del consorzio Giorgio Quagliuolo, che, commentando i risultati della ricerca, entra subito nel merito definendo rivelatori i dati raccolti.

Il presidente di Corepla, Giorgio Quagliuolo

I numeri mostrano, infatti, che si è passati da 1,9 a 25 kg pro capite di rifiuti recuperati con una copertura dei comuni pari al 99% (contro il 77% del 2002). Gli impianti di selezione che separano gli imballaggi nei vari polimeri sono passati da 17 a 31, mentre gli impianti di riciclo hanno compiuto un balzo da 52 a 90. E lo stesso importante aumento si segnala per il materiale avviato al riciclo, passato da 228000 t a più di un milione di tonnellate. Corepla ha inoltre avviato progetti scolastici che hanno coinvolto più di mezzo milione di bambini in tutto il Paese.

Si tratta senz’altro di uno sforzo enorme, da parte del consorzio, dei cittadini e dei Comuni, soprattutto tenendo conto che si parla dell’Italia: un Paese lungo e stretto che non risponde dappertutto e allo stesso modo. “Per questo motivo l’obiettivo ultimo di Corepla è riciclare tutto ciò che è possibile e farlo ovunque, ma si tratta di una battaglia da portare avanti insieme con coerenza e costanza, colmando il vuoto con una comunicazione chiara”, aggiunge Quagliuolo. “Probabilmente l’ostacolo più grande che ci troviamo ad affrontare oggi”.

Risultati buoni, ma non ottimi

A fargli da eco è Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, che entra a gamba tesa partendo da una critica: i risultati sono, sì, buoni, ma non ottimi. I dati mondiali sulla gestione dei rifiuti plastici sono infatti allarmanti: solo il 20% dei rifiuti viene riciclato e un altrettanto 20% viene termovalorizzato.

Il 29% va in discarica e addirittura un 31% (di 250 milioni di tonnellate, pari a 77,5 milioni di tonnellate) viene disperso ogni anno e non viene gestito. Dati alla mano, Ronchi aggiunge che i rifiuti da imballaggio nell’Unione Europea sono cresciuti dal 2009 al 2020 del 20,6% (https://ec.europa.eu/eurostat/web/waste/data/database), mentre i rifiuti di imballaggi in plastica, nello stesso periodo, hanno subito un aumento ancora più importante, pari al 26,7%.

Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile

L’Italia, tuttavia, da questi dati si discosta in maniera ammirevole, perché nel periodo preso come riferimento è riuscita a limitare la crescita dei rifiuti d’imballaggio in plastica al 9% e anche successivamente, nel 2021, ha mantenuto la stessa quantità prodotta. D’altra parte, sono aumentati i rifiuti d’imballaggio in acciaio, alluminio, carta, legno e vetro.

L’Italia, quindi, si posiziona tra i leader europei nel riciclo degli imballaggi in plastica, ma la media europea resta sotto il 40%, con Malta a detenere il risultato peggiore. Nel 2021, in Italia la percentuale dei rifiuti d’imballaggio in plastica raccolti e recuperati è molto alta, pari al 96,3% dell’immesso al consumo. Un dato che rende virtuoso il Bel Paese ed eccellente la nostra filiera del riciclo.

Fermarsi significa tornare indietro

Ma si arriva ora alla nota dolente. Con la nuova metodologia di calcolo, nel riciclo degli imballaggi in plastica (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32019D0665&from=DA), infatti, si scende al 47%: un valore al di sotto del target europeo, fissato al 50% per il 2025. “Questo significa che è necessario aumentare il riciclo degli imballaggi, perché fermarci equivale a tornare indietro. È necessario”, ribadisce con fermezza Ronchi, “migliorare la quantità, ma anche la qualità dei materiali”.

È indispensabile aumentare la riciclabilità degli imballaggi in plastica, aumentare la quantità e migliorare la qualità della raccolta differenziata, aumentare la quota di MPS (Materie Prime Seconde) da riciclo degli imballaggi e, infine, aumentare la percentuale del riciclo degli imballaggi in plastica immessi al consumo.

Attualmente il riciclo delle plastiche è per lo più di tipo meccanico, focalizzato su alcune tipologie facili da individuare e separare e non può riciclare polimeri diversi, se non in piccole percentuali. Con il riciclo chimico, invece, la materia prima seconda viene generalmente trattata con un solvente e poi fatta “precipitare”. Il miglioramento delle informazioni sulla composizione dei rifiuti-materia prima è importante per capire se il riciclo chimico e il riciclo meccanico possano finire per competere con rifiuti simili di alta qualità, o se il riciclo chimico possa realisticamente essere integrato con il riciclo meccanico trattando rifiuti altrimenti avviati al recupero energetico, o alla discarica.

L’importanza di una corretta raccolta differenziata

Eva Sacchi, responsabile dello studio Ipsos, ha commentato: “L’indagine condotta per Corepla ha coinvolto 1000 cittadini e ne è emerso un contesto complessivamente positivo, ma che offre tanti spunti di riflessione”. Per tre italiani su quattro la sensibilità e l’attenzione per la raccolta differenziata sono aumentate negli ultimi anni.

Eva Sacchi, responsabile della ricerca Ipsos

E così per il 22% degli italiani il comportamento più importante da mettere in pratica per rispettare l’ambiente è fare correttamente la raccolta differenziata dei rifiuti mentre per il 15% è indispensabile ridurre gli sprechi riutilizzando gli oggetti, anziché disfarsene. L’82% si è detto poi molto attento nel fare la raccolta differenziata in modo corretto; tuttavia solo il 38% degli intervistati è consapevole che l’economia circolare può essere una leva di crescita economica. A fronte dei primati conseguiti dal nostro Paese, quindi, è la percezione degli stessi a non superare però la metà della classifica.

Senz’altro, rispetto agli ultimi decenni, fare la raccolta differenziata della plastica è diventato più facile per i cittadini, che chiedono ai Comuni, e in generale alle istituzioni, maggiori informazioni di dettaglio sugli imballaggi. Inoltre, ben il 91% degli intervistati crede che Governo e istituzioni dovrebbero fare di più per sensibilizzare i cittadini sul tema del riciclo.

“Purtroppo”, aggiunge Eva Sacchi, “lo stereotipo tutto italiano, frutto di un radicato scetticismo, continua a vedere nel prodotto riciclato un oggetto di qualità inferiore, riconducibile a uno status sociale più basso, e questo lo rende poco appetibile rispetto a un prodotto nuovo”.

Economia circolare come unico modello sostenibile

Ed è esattamente su questo punto che insiste anche Marco Frey, economista e professore alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: “Collocarsi nella prospettiva di conoscere l’economia circolare in ottica trasformativa ci permette di capire non soltanto il ciclo di fine vita di un prodotto, ma anche di comprendere il significato reale di riciclabilità dei prodotti, ponendo attenzione all’ambiente e all’innovazione. Per farlo, è indispensabile coinvolgere il singolo cittadino, che deve prendere consapevolezza che l’economia circolare è l’unico modello sostenibile in grado di generare convenienza ambientale, sociale ed economica”.

Il direttore scientifico di ASviS, Enrico Giovannini

Il vero cambiamento culturale sta avvenendo adesso, grazie alle scuole e ai bambini che insegnano ai loro genitori a fare la raccolta differenziata in maniera corretta, a cambiare cioè le abitudini sul riciclo. A sostenerlo è anche Enrico Giovannini, che ironizza sul fatto che si parla molto di economia circolare, ma che poi la stessa non è materia di studio nelle università italiane, dove si insegna ancora economia tradizionale, quella cioè fortemente consumatrice.

“Con la nuova Direttiva europea (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32022L2464), che prevede la redazione obbligatoria del bilancio di sostenibilità a partire dal 2024”, avvisa Giovannini, “saranno più di 6 mila le PMI italiane, e oltre 50 mila le aziende in tutta Europa, che avranno l’obbligo di pubblicare il proprio report di sostenibilità, con i dati e le informazioni riferite all’anno precedente”.

“E questa rappresenta una svolta epocale”, conclude il direttore scientifico di ASviS, “poiché, ad oggi, un 20% di aziende non riesce a cogliere alcuna convenienza del riciclo”.

Necessità di una comunicazione corale

“Il problema è riconosciuto da tutti all’unanimità”, dichiara Ruggero Rollini, divulgatore scientifico. “Ma la mancanza di una comunicazione corale non ci consente, ancora oggi, di avere immediata chiarezza su come riciclare cosa. Già solo il fatto che utilizziamo il termine “plastica” per definire quella che è invece un’enorme varietà di materiali differenti, con proprietà diverse e fine vita diversi, ci aiuta a capire come può essere difficile parlare di questo tema. Quindi, da un lato c’è la gestione, di cui Corepla si occupa magistralmente da 25 anni e, dall’altro, c’è la comunicazione, indispensabile per rendere più chiare queste tematiche ai cittadini”.

“Questo venticinquesimo anniversario”, ha concluso il presidente Quagliuolo, “segna il passaggio alla piena maturità di Corepla, che, consapevole della propria forza, può guardare al futuro e alle nuove sfide che esso ci offre, scoprendo di non essere soltanto un attore dell’economia circolare, ma anche un motivatore del cambiamento”.

E l’augurio di Quagliuolo, e non soltanto il suo, è che tra cinque anni – e non altri venticinque – l’obiettivo di rendere riciclabile ogni prodotto sia veramente raggiunto.

Enrica Milana


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