La chimica torna a crescere

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L’industria chimica italiana sta crescendo dell’1% su base annua. È quanto riporta uno studio recentemente diffuso da Federchimica. I mesi estivi non hanno mostrato un significativo rafforzamento rispetto al buon andamento primaverile, ma ciò non riflette tanto il tenore di fondo della domanda quanto piuttosto le condizioni di offerta. Il brusco calo delle quotazioni del petrolio, infatti, ha frenato gli acquisti a causa delle attese di ribasso nei prezzi della chimica di base. Inoltre, per alcuni prodotti si sono verificate situazioni di shortage – connesse a problemi di offerta a livello europeo – con effetti a cascata lungo alcune filiere. Entrambi i fattori di freno sono in via di superamento.

La novità più importante del 2015 risiede nel risveglio, complessivamente molto graduale, del mercato interno. In alcuni settori clienti – in primis l’auto, ma anche le materie plastiche e il largo consumo – l’avvio della ripresa sembra ormai consolidato. Nel corso dell’anno la tendenza al miglioramento si è andata via via diffondendo e anche settori, come il mobile, gravemente colpiti dalla crisi evidenziano i primi timidi segnali di recupero (non ancora l’edilizia, settore trainante per l’economia nazionale).

Pubblicato il 21° Rapporto Responsible Care, il Programma volontario dell’industria chimica per la tutela di salute sicurezza e ambiente, coordinato in Italia da Federchimica.

La ripartenza del mercato interno sta riattivando anche l’import, in aumento del 3,5% in valore nei primi 8 mesi dell’anno. Nonostante la generale debolezza del commercio internazionale, l’export chimico italiano risulta in forte espansione, +4,9% in valore in presenza di prezzi lievemente cedenti. Il cambio favorevole offre un importante sostegno, ma tale performance è soprattutto il frutto degli sforzi di riposizionamento delle imprese italiane conseguenti alla profonda crisi del mercato interno.

La tendenza delle vendite estere di chimica si conferma molto diversificata a livello geografico. I principali mercati europei non vanno oltre la sostanziale stabilità (Francia +1%, Germania 0%, Spagna -2%). Brillano, invece, le vendite nei mercati extra-europei: non solo negli Stati Uniti (+15%) ma anche in Cina (+11%) – senza al momento risentire della frenata dell’economia – e in India (+20%). Soffrono, invece, le esportazioni verso Turchia (-4%) e Russia (-12%), anche a causa della svalutazione delle monete locali.

Per la restante parte dell’anno e in chiave 2016 il graduale recupero del mercato interno è atteso proseguire e consolidarsi. Tuttavia non sta venendo meno la tendenza a tenere bassi gli stock di materie prime (soprattutto a fine anno) facendo acquisti solo in presa diretta con il miglioramento dei consumi finali, segno che i mercati sono ancora condizionati dall’incertezza e dai vincoli di liquidità.

Il quadro presenta, invece, luci e ombre con riferimento al contesto internazionale. Preoccupano la frenata degli emergenti e soprattutto le possibili ripercussioni sulla Germania, che rappresenta il principale partner estero non solo per la chimica ma anche per numerosi settori clienti.

Nonostante questo, si prevede un consolidamento della ripresa europea grazie al rafforzamento della domanda interna e al cambio euro/dollaro favorevole. Inoltre, uno scenario di quotazioni del petrolio al di sotto dei 60 dollari rappresenta un sollievo per i margini, dopo anni di forte sofferenza, e ridimensiona la competitività delle produzioni extra-europee (alimentate ad etano, derivato del gas naturale) rispetto a quelle europee (alimentate a virgin nafta, derivato del petrolio).

In questo scenario, la produzione chimica in Italia dovrebbe chiudere il 2015 in crescita dell’1% in presenza di progressi non solo dell’export, ma finalmente anche della domanda interna. Nel 2016 la crescita della produzione potrà consolidarsi raggiungendo l’1,5% grazie al rafforzamento della domanda interna e alla continua espansione dell’export.

Dopo la sostanziale stabilizzazione del 2014, l’industria chimica in Italia potrà lasciarsi alle spalle la più lunga e pesante recessione del Dopoguerra, ma l’intensità della ripresa rimarrà modesta e le conseguenze della crisi continueranno a farsi sentire soprattutto per le PMI chimiche dipendenti dal mercato interno i cui livelli di attività risultano, in molti casi, ancora decisamente inferiori al pre-crisi.


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