Chimica all’insegna della ripresa

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chemistryL’industria chimica italiana si conferma al secondo posto in Europa – dopo la Germania – per il numero di imprese chimiche attive nella ricerca, dimostrando così, ancora una volta, un comparto evoluto e competitivo, con ricadute positive su molti comparti industriali. È quanto emerge dall’ultima nota congiunturale di Federchimica che evidenzia anche il recupero della produzione della chimica nazionale nel 2015 (+1,0% in volume in presenza di prezzi in moderato calo), che rimane, tuttavia, molto graduale e non coinvolge ancora tutti i settori clienti.

Occupazione stabile e mercato interno in crescita
Il superamento della recessione trova conferma nella stabilizzazione dell’occupazione e nel consistente rientro del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni. La ripresa fatica, però, a rafforzarsi in uno scenario internazionale che risulta denso di rischi e dominato dall’incertezza. La novità più importante del 2015 risiede nel primo segnale di risveglio del mercato interno (+1,3% in volume) dopo anni di crisi. L’export chimico italiano – in continua espansione dal 2010 – segna una crescita vivace (+4,0% in valore) nonostante la generale debolezza del commercio internazionale.
La durissima crisi degli anni recenti ha dimostrato che la chimica ha un posizionamento più solido di molti altri comparti industriali italiani. Nonostante la sua elevata sensibilità al ciclo industriale, la chimica ha contenuto le perdite in termini sia di valore aggiunto (-5% sul 2007 a fronte del -13% della media manifatturiera), sia di occupati (-11% contro -20%). Il settore affronta la ripresa in condizioni migliori di tanti altri comparti. Infatti, l’incidenza delle sofferenze sui prestiti bancari (5,8%) si conferma la più bassa del panorama industriale.

Export tra i migliori in Europa
Nonostante i gravi condizionamenti del Sistema Paese, la performance all’export della chimica italiana è tra le migliori nel confronto con i principali produttori europei: dal 2010 – ossia da quando la crisi del debito ha scatenato la crisi del mercato interno – l’Italia è seconda solo alla Spagna con un risultato lievemente migliore anche della Germania, il principale produttore chimico europeo. Spicca, in particolare, la chimica fine e specialistica che si conferma un’area di specializzazione italiana con un surplus commerciale in continua espansione dal 2010, che nel 2015 ha raggiunto quasi i 2,8 miliardi di euro.
Questa capacità di presidiare i mercati esteri non sarebbe stata possibile se non adeguatamente accompagnata da un processo di innalzamento tecnologico dei prodotti, testimoniato da un aumento della quota di valore aggiunto sulla produzione (+6% nel periodo 2007-2013 a fronte del moderato calo nella manifattura) non riconducibile al recente calo del costo delle materie prime.

Previsioni incerte
L’incertezza che ha caratterizzato i primi mesi del 2016 non ha permesso un’accelerazione della crescita in quanto gli utilizzatori sono molto cauti nelle proprie politiche di acquisto. Alla luce di uno scenario esterno denso di rischi, le previsioni per la chimica nel 2016 – in Italia come altrove – presentano un grado di incertezza molto maggiore che in passato. In Italia la crescita della produzione potrà consolidarsi all’1,4% nell’ipotesi che il quadro internazionale non porti a una più brusca frenata degli Emergenti o all’arresto della ripresa europea.

A questo link la nota completa


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