Ballerio di Elmec 3D: “Il valore aggiunto dell’additive manufacturing”

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«Ancora poco diffusa nelle fabbriche tradizionali, l’additive manufacturing non è una tecnologia scelta dalle aziende che puntano solo agli incentivi fiscali, ma al valore aggiunto che può apportare ai processi produttivi» afferma convinta Marina Ballerio, Business Unit Manager di Elmec 3D.

In cosa consiste questo valore aggiunto?
Ritengo che per ottenere i maggiori vantaggi dalla stampa 3D un’impresa debba aderire completamente all’essenza del paradigma Industria 4.0 e ai concetti di integrazione dei processi, logistica ottimizzata e riduzione degli sprechi, fondamentali per razionalizzare la produzione a vantaggio della qualità e del costo del prodotto finale.

Come avete implementato questi concetti nella vostra azienda?
In questi anni abbiamo lavorato per diventare totalmente digitali, creando strumentazioni e applicazioni che portino a cicli produttivi più semplici, rapidi e privi di scarti. Solo per fare un esempio, stiamo sviluppando un software che, monitorando la produzione all’interno della stampante 3D, identifica in tempo reale eventuali processi non ottimali, raccoglie informazioni e invia comunicazioni in tempo reale a chi gestisce la stampante, che lavora in modo totalmente non presidiato. Questo può permettere di migliorare i processi e ridurre al minimo gli sprechi. È vero però che, lavorando con un ampio spettro di materiali in polvere – dalla plastica ai metalli – possiamo riutilizzare il materiale che non viene fuso in un processo in quello successivo, riuscendo a conciliare il concetto di efficienza con quello di sostenibilità.

L’interesse per la stampa 3D è relativamente recente. È semplice reperire addetti specializzati?
La carenza di tecnici, trasversale a tutto il manifatturiero, è particolarmente sentita nelle nuove tecnologie e nell’informatica, evidenziando il gap tuttora esistente in Italia tra formazione e reali necessità delle aziende. Ovviamente, anche per noi è difficile trovare giovani talenti per alimentare le competenze del team. Abbiamo quindi deciso di impegnarci nella formazione, non solo dei nostri tecnici, ma anche di fornire ai clienti dei corsi ad alto valore aggiunto, che spaziano dalle basi dell’additive alla progettualità 3D, perché possano fruire al meglio della tecnologia.

Una scelta che delinea una filosofia aziendale ben precisa…
Il nostro approccio non è tanto quello di commercializzare macchine o di fabbricare prodotti, ma di abilitare le aziende a realizzarli accompagnandole in un percorso che punta alla loro autonomia nell’utilizzo dell’additive manufacturing. Lavorando con i clienti ai loro stessi progetti è molto più semplice sia trasferire competenze teoriche legate al software, sia sviluppare soluzioni ottimizzate.

Questa strategia come è recepita?
I fatti ci stanno dando ragione, perché sono sempre più numerosi i clienti che, attraverso i loro uffici tecnici o i responsabili della produzione, decidono di collaborare con noi. I nostri partner stanno dimostrando una sempre crescente apertura mentale, apprezzando i vantaggi della stampa 3D come la progettazione libera, senza i vincoli geometrici delle tecnologie tradizionali. I nostri clienti ottengono la massima flessibilità nella produzione quando trasformiamo un loro componente in un configuratore: un modello parametrizzato e facilmente customizzabile, senza necessità di riprogettarlo nuovamente, e sempre disponibile in un digital inventory, pronto per essere adattato alle esigenze del caso e stampato solo quando serve.

L’additive come concilia il concetto di sostenibilità?
La stampa 3D è perfettamente allineata al concetto di sostenibilità perché permette di produrre solo ciò che serve e soprattutto quando serve. Velocità e flessibilità diventano quindi fattori di sostenibilità molto più importanti rispetto al semplice utilizzo di un materiale green. Si tratta di un approccio meno adatto ai proclami e al marketing, ma certamente molto concreto.


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