Alpla a supporto di importanti progetti per la salvaguardia del Pianeta

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Noto produttore di imballaggi plastici a livello globale, da anni Alpla si pone l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori su un uso responsabile delle risorse e sull’importanza del riciclo, oltre che promuovere una migliore comprensione di uno dei materiali più importanti e discussi nella nostra vita quotidiana: la plastica.

Supportato da Alpla, il progetto “La plastica è cambiata, cambia idea sulla plastica” nasce con l’obiettivo di sfatare i luoghi comuni sui materiali polimerici

Per raggiungere quest’importante obiettivo, l’azienda è attiva in tutto il mondo con campagne di comunicazione ad hoc. In Italia, per esempio, da oltre due anni è attiva la campagna di sensibilizzazione “La plastica è cambiata, cambia idea sulla plastica”, nata con l’obiettivo di sfatare i luoghi comuni sui materiali polimerici e comunicare come l’attività di ricerca e sviluppo e l’applicazione di best practice d’economia circolare stiano sostanzialmente cambiando l’impatto che questo materiale ha sull’ambiente… e fortunatamente non solo quello. Sta infatti cambiando anche la cultura dei singoli cittadini, che hanno raggiunto una maggiore “maturità” a livello di consapevolezza ambientale e un atteggiamento più responsabile verso l’utilizzo e lo smaltimento dei materiali, soprattutto in un’ottica di riciclo.

Tuttavia, anche se le campagne di comunicazione mostrano risultati sempre più impattanti sul comportamento del singolo consumatore, risultano essere una goccia nel mare delle problematiche ambientali e spesso occorre fare i conti anche con la scarsa predisposizione di strutture per gestire un ciclo dei rifiuti completo e sostenibile. Alpla ne è ben consapevole e, da anni, si fa portavoce di diversi progetti internazionali che mirano a “ripulire” il Pianeta, dedicando particolare attenzione alle  situazioni critiche all’interno di nazioni che non sono ancora attrezzate con infrastrutture adeguate al riciclo dei materiali.

The Ocean Cleanup e Waste Free Ocean

L’imbarcazione dell’organizzazione no-profit The Ocean Cleanup, per il recupero in acqua dei rifiuti plastici

The Ocean Cleanup è un’organizzazione no-profit fondata nel 2013 dal giovane inventore e imprenditore olandese Boyan Slat. Quest’ultimo, insieme a un team di ingegneri, ricercatori, studiosi e scienziati, si pone l’obiettivo di ripulire gli oceani dalla plastica e da altri rifiuti, oltre che impedirne l’accesso ai nuovi portati dalle correnti fluviali. Dopo molti anni di ricerca, sviluppo e test, The Ocean Cleanup dispone ora di tecnologie per intercettare i rifiuti nei fiumi prima che raggiungano l’oceano e di metodi per rimuovere la plastica accumulata per decenni negli oceani.

Per la rimozione dei rifiuti nelle zone acquatiche dove c’è una maggior concentrazione, il team dell’organizzazione ha progettato un sistema innovativo basato su un’enorme barriera galleggiante a forma di U, circondata da navi che, una volta estratta la plastica dalle reti di raccolta, la trasportano sulla terraferma. Questa plastica sarà poi riciclata per creare nuovi prodotti. Nel 2023, con l’introduzione di System 03, un nuovo metodo maggiormente efficace rispetto al precedente, l’organizzazione no-profit ha dichiarato di essere riuscita a intercettare oltre 45 tonnellate di materiali plastici.

Invece, Waste Free Ocean (WFO) è un’iniziativa che mira a creare una collaborazione fattiva tra il settore della pesca, le aziende coinvolte nella produzione e nel riciclo dei materiali e tutte le parti interessate a combattere il crescente problema dei rifiuti galleggianti sulle coste, nei fiumi e nei mari. L’iniziativa sfrutta le reti da pesca e una nuova tecnologia per raccogliere i rifiuti marini galleggianti e riportarli a terra, per poi selezionarli e avviarli al riciclo. I pescatori coinvolti nell’operazione ricevono ricompense in funzione dei loro risultati. Un ruolo importante viene svolto anche dai volontari che raccolgono la plastica abbandonata nell’ambiente. Tutti rifiuti saranno poi trattati, riciclati e trasformati.

Alner (ex Koinpack)

In indonesia, il progetto Alner fornisce soluzioni d’imballaggio riutilizzabili per detersivi, shampoo, prodotti alimentari ecc. basandosi su un modello di deposito e ricompensa

Parte del programma “Zero Waste Living Lab” di Enviu, Alner (abbreviazione di “alternative container”) è un progetto sviluppato in Indonesia che si pone l’obiettivo di offrire un’alternativa al packaging monouso in plastica. L’Indonesia è uno dei paesi che contribuisce maggiormente all’inquinamento marino da materie plastiche. Nel sud-est asiatico è infatti molto diffuso l’utilizzo di confezioni in plastica monouso (come sacchetti e buste) che risultano difficili da riciclare, sia per le loro dimensioni ridotte sia perché composti da molteplici strati di materiali che sono ardui da separare. Di conseguenza, questi materiali si disperdono e inquinano l’ambiente.

Il progetto Alner fornisce soluzioni d’imballaggio riutilizzabili per detersivi, shampoo, prodotti alimentari ecc. basandosi su un modello di deposito e ricompensa: a ogni restituzione di imballaggi vuoti corrisponde un rimborso. Ciò consente di ottenere un sistema completamente circolare. Ogni imballaggio è fornito di QR Code, che lo rende completamente tracciabile. Alpla è partner di questo progetto dal 2021, fornendo bottiglie in PET riutilizzabili e tappi flip top in PP.

Recycling Nidisi

Tra i vari progetti green sostenuti da Alpla, l’obiettivo di “Recycling Nidisi” è quello di creare nuove  infrastrutture per il riciclo delle plastiche in Nepal, potenziando così il settore locale

Dare valore ai rifiuti di plastica: è questo l’obiettivo che si pone l’iniziativa Nidisi in Nepal. La missione è quella di reintegrare i rifiuti di plastica nella catena del valore, investendo in infrastrutture per il riciclo e potenziando il settore locale.

In Nepal, le infrastrutture per lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti, oltre che le normative vigenti, sono inadeguate e inefficienti. Quando si parla di inquinamento da materiale plastico, il problema maggiore è rappresentato dalla cosiddetta plastica a basso valore: involucri di cibo, sacchetti, buste ecc. I costi associati alla raccolta e al trattamento di questo tipo di rifiuti superano i ricavi generati dalla vendita di plastica recuperata. Per questo, spesso la plastica viene gettata nell’ambiente o addirittura bruciata.

Il progetto Nidisi, basato su “Plastic Creditsceduti alle aziende, intende quindi migliorare le infrastrutture per il riciclo della plastica e le condizioni di lavoro nel settore dei rifiuti.


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