Preoccupazione da Amaplast per il blocco dei fondi Transizione 5.0

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“Abbiamo appreso con forte preoccupazione della decisione di sospendere la misura Transizione 5.0, pur mantenendo aperta la piattaforma di prenotazione, e ridurre la relativa copertura finanziaria da 6,3 a 2,5 miliardi di euro”, afferma il presidente di Amaplast, Massimo Margaglione. “Si tratta di un provvedimento che mette in seria difficoltà molte imprese del nostro settore e tutto il comparto della meccanica strumentale, i cui clienti avevano avviato procedure complesse per realizzare quegli investimenti in ottica di transizione digitale ed energetica, necessari per migliorare la competitività del manifatturiero italiano in un contesto globale così complesso”.

L’effetto di questa decisone ha comportato anche l’esaurimento delle risorse per Transizione 4.0: molte sono state infatti le aziende che hanno modificato (ove possibile) la pratica 5.0 in una per il 4.0. Con l’esaurimento anche di questo finanziamento, si sono trovate improvvisamente prive di strumenti di finanziamento per poter pianificare gli investimenti.

Occorre una soluzione per tutelare le imprese

Il presidente di Amaplast, Massimo Margaglione

L’associazione dei costruttori di macchine e attrezzature per plastica e gomma auspica quindi che sia individuata rapidamente una soluzione per tutelare le imprese, in particolare quelle che hanno già avviato progetti e richiesto i fondi, rimasti ora senza copertura, affinché siano implementati meccanismi di prioritizzazione – in vista dell’operatività del nuovo iper ammortamento che partirà il primo gennaio 2026 – oppure “soluzioni ponte” di tipo finanziario, come l’introduzione di un credito d’imposta transitorio.

È indispensabile che già in occasione dell’incontro convocato in questi giorni dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy siano presentate alternative concretamente percorribili da parte delle aziende, al momento impossibilitate ad accedere a misure di sostegno.

“Questo stop”, sottolinea il presidente di Amaplast, “rappresenta un segnale incoerente, soprattutto in una fase economica già delicata, e produce un’ulteriore incertezza per le imprese, che chiedono da tempo una politica industriale stabile e coordinata che sostenga gli sforzi del tessuto produttivo, non incentivi a corrente alternata”.

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