Sul sito di Assorimap, l’Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori di Materie Plastiche, è stata pubblicata ieri una notizia che apprendiamo e riportiamo non senza preoccupazione per il futuro della filiera del riciclo della plastica e per il clima di tensione crescente tra associazioni di categoria e istituzioni.
L’Assorimap, che rappresenta il 90% dei riciclatori e rigeneratori di materie plastiche, ha infatti annunciato per voce del presidente Walter Regis la chiusura degli impianti di riciclo privati: “Dopo anni di sopravvivenza, ci arrendiamo. Da oggi fermiamo gli impianti”, ha dichiarato, sottolineando l’impossibilità di continuare a operare in perdita.
Secondo l’associazione, i recenti incontri al Mase e al Mimit non hanno prodotto le misure necessarie per sostenere il comparto, nonostante gli appelli lanciati da tempo. Il blocco dei riciclatori privati – avverte Regis – rischia ora di innescare un effetto domino sull’intero sistema nazionale dei rifiuti, con i centri di selezione già al limite e l’impossibilità di smaltire la plastica raccolta in modo differenziato.
Il settore versa in una crisi profonda: utili in caduta dell’87% dal 2021, fatturati in calo del 30% e prospettive economiche prossime allo zero per il 2025. Tra le cause, i costi energetici più alti d’Europa e la concorrenza sleale delle importazioni extra-UE di plastica vergine e riciclata a basso prezzo.
Assorimap ribadisce infine le proprie proposte per uscire dalla crisi: anticipo al 2027 dell’obbligo di contenuto riciclato negli imballaggi, riconoscimento dei crediti di carbonio, estensione dei certificati bianchi, e controlli più severi sulla tracciabilità e sulle importazioni.
“Servono fatti, e servono subito – conclude Regis – perché non possiamo assumerci da soli l’onere della gestione dei rifiuti plastici di un intero Paese.”




