CAC differenziato: al via, ma con polemiche

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Dal mese di maggio è partita la sperimentazione del Contributo Ambientale Conai (CAC) differenziato in base alla riciclabilità degli imballaggi, inizialmente limitato a quelli in plastica assoggettati a Corepla. Un’iniziativa volta a premiare le soluzioni di packaging più facilmente differenziabili e recuperabili, che non sembra però raccogliere un consenso unanime, più sul metodo che sull’idea di fondo.

Il malcontento delle bioplastiche
In particolare, la modalità in cui sono stati suddivisi gli imballaggi nelle tre fasce di riciclabilità è stata aspramente contestata da Assobioplastiche, l’associazione della filiera italiana delle bioplastiche compostabili, poiché i manufatti realizzati con questi materiali – destinati al compostaggio e non a riciclo meccanico – sono stati inseriti nella Fascia C, insieme agli imballaggi difficili da riciclare, con l’unica eccezione dei bioshopper, inseriti invece nella fascia B.
Il motivo del malcontento si può comprendere: i produttori di manufatti in bioplastica da tempo chiedono che venga attivato un circuito di riciclo dedicato, con un contributo ambientale adeguato ai costi del sistema, le cui risorse siano destinate a promuovere il compostaggio e non il riciclo meccanico delle plastiche convenzionali. Senza per questo chiedere la creazione di un consorzio di filiera separato rispetto ai sei oggi in funzione per plastiche, carta, vetro, alluminio, acciaio, legno. E invece, «Nella Guida tecnica al contributo differenziato pubblicata da Conai, gli shopper monouso sono inseriti nella Fascia B, imballaggi selezionabili e riciclabili da circuito “Domestico” con agevolazione ridotta, mentre le stoviglie monouso (senza riferimento alla plastica utilizzata) sono state relegate nella fascia più bassa, la C, insieme agli imballaggi che presentano maggiori difficoltà nella gestione del fine vita, indipendentemente dal loro circuito di destinazione, e che non saranno quindi soggetti ad agevolazioni», afferma Assobioplastiche. Il timore è che in futuro, questa fascia possa essere gravata da un onere superiore ai 188 euro a tonnellata del CAC plastica “pieno” oggi in vigore, penalizzando così gli imballaggi in plastica compostabile.

L’opinione di Assobioplastiche
«È irragionevole che due prodotti simili, destinati allo stesso fine vita, il compostaggio industriale, siano tassati in modo molto diverso, come nel caso delle stoviglie monouso compostabili», spiega il presidente di Assobioplastiche Marco Versari. «Quelle prodotte in polpa di cellulosa pagano un Contributo Ambientale Conai (CAC) di 4 euro a tonnellata, mentre se sono in bioplastica il contributo schizza a 188 euro, con il rischio che la differenziazione possa portare il contributo ad oltre 200 euro».

A regime da gennaio 2018
Il CAC differenziato è partito il primo maggio scorso, con una fase di test per consentire alle aziende di affrontare i cambiamenti previsti dalle nuove modalità dichiarative. Conai ha infatti reso disponibile la nuova modulistica, che diventerà obbligatoria a partire dalle dichiarazioni di competenza di luglio 2017, anche se il Contributo Ambientale plastica, oggi pari a 188 euro a tonnellata, in questa fase sarà applicato pieno, indipendentemente dalle fasce di appartenenza. Inoltre, sempre in questa fase, eventuali errori di imputazione delle tipologie di imballaggio dichiarate non avranno conseguenze a carico delle aziende. Entro l’estate saranno comunicati i valori delle tre fasce contributive, che entreranno però in vigore solo a partire dal 1° gennaio 2018. Per semplificare il passaggio al nuovo regime, il Consorzio ha messo a disposizione delle aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi una Guida tecnica, insieme alla lista aggiornata degli imballaggi suddivisi nelle tre fasce contributive, scaricabili dal sito internet (www.conai.org). Lista soggetta a revisione, in funzione dell’adeguamento delle tecnologie di raccolta, selezione e riciclo delle diverse frazioni.


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