Shopper: chi è favorevole alla decisione dell’Europarlamento

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Il parere favorevole della Commissione Ambiente del Parlamento europeo (ENVI) in merito alla riduzione della circolazione degli sacchetti monouso in plastica nell’Unione Europea (leggi la notizia) ha scatenato una cascata di pareri favorevoli.

Francesco Ferrante
Francesco Ferrante

«La proposta della Commissione Europea lascia libertà ai paesi membri di adottare misure per la riduzione dell’impiego degli shopper in plastica ed eventuali restrizioni relative alla loro commercializzazione – ha detto Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club e autore dell’emendamento che introdusse nella legislazione italiana in divieto degli shopper in vigore dal gennaio 2011 – e ora quindi non ci sono più alibi per non applicare le sanzioni a chi si ostina a commercializzare sacchi non conformi alle regole europee di biodegradabilità e compostabilità. La scelta della Commissione – aggiunge Ferrante – conferma che il modello italiano, che ha già ridotto il consumo di shopper usa e getta da circa 180.000 tonnellate nel 2010 e circa 90.000 nel 2013, con una riduzione del 50% e un miglioramento della qualità e quantità del rifiuto organico, può essere davvero un modello per tutta l’Europa nel comune raggiungimento degli obiettivi fissati dalla bozza votata ieri dalla Commissione ambiente: 50%, rispetto al 2010, entro i tre anni dall’entrata in vigore della nuova Direttiva e, successivamente, l’80% entro cinque anni rispetto alla media europea».

Stefano Ciafani
Stefano Ciafani

Per Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente: «Si tratta finalmente di una buona notizia per l’ambiente in Europa e un riconoscimento importante per l’Italia e la sua legge che mette al bando le buste di plastica. Ora una delle priorità da seguire sarà quella di aggredire in maniera definitiva l’usa e getta, risolvere il problema dei sacchetti illegali ancora troppo diffusi e promuovere le filiere delle produzione industriali innovative e rispettose dell’ambiente come ha fatto in questi anni l’Italia, che tra l’altro è diventata un esempio e ha fatto scuola in Europa per la riduzione dell’uso degli shopper inquinanti usa e getta, per la lotta all’inquinamento marino da plastica e per l’uso dei sacchetti compostabili per la raccolta differenziata per l’uso domestico. Se fino al 2010 – aggiunge Ciafani – l’Italia era il primo paese europeo per consumo di sacchetti di plastica usa e getta, con una percentuale di consumo pari al 25% del totale commercializzato in Europa, con l’entrata in vigore nel 2011 della legge contro gli shopper non compostabili, in soli tre anni la nostra Penisola è riuscita a dimezzare questa percentuale tracciando le basi per una strategia integrata sulla corretta gestione dei rifiuti, sulla riduzione della plastica, sulla tutela e la salvaguardia dell’ambiente marino e della biodiversità. Ma ancora si può fare molto per combattere in tutta Europa i sacchetti di plastica. Ci auguriamo che il Parlamento Europeo approvi in tempi brevi la Direttiva sugli shopper per continuare tutti insieme la battaglia sulla riduzione delle buste in plastica».

Catia Bastioli
Catia Bastioli

Scontata la posizione di Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, che ha dichiarato: «Questo caso italiano di bioeconomia trae la sua origine dall’evoluzione della ricerca e innovazione del settore delle bioplastiche biodegradabili da un lato e dallo sviluppo virtuoso della filiera del compost di qualità – da rifiuto municipale raccolto in modo differenziato – dall’altro. Le connessioni tra questi due sviluppi, verificatesi negli anni, hanno messo in moto una serie di comportamenti virtuosi e di iniziative di collaborazione tra svariati interlocutori (imprese, istituzioni, enti di ricerca, associazioni di settore, società di consulenza ed enti regionali) generando un tessuto connettivo ideale per promuovere un cambiamento di modello di sviluppo con al centro l’uso efficiente delle risorse». Leggi il commento di Assobioplastiche.


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